Isao Takahata: il lato luminoso della Luna
Isao Takahata
«Mi sento molto contento e realizzato quando vedo persone commentare un mio film dopo averlo visto: non sono solo mossi dalle emozioni del momento, ma significa che sono stati in grado di prendere qualcosa che riguarda la loro vita».
Il lato luminoso della Luna
«Ancora adesso ricordo la prima volta che abbiamo parlato. Era mentre stavo aspettando alla fermata dell’autobus, dopo che aveva smesso di piovere, lasciando le pozzanghere per strada…». Comincia con queste parole l’elogio funebre del grande maestro dell’animazione giapponese Hayao Miyazaki scritto per il suo collega e amico Isao Takahata. Per chi, come noi, è cresciuto cibandosi dei loro sorprendenti lavori ricchi d’umanità e poesia, è immediata la rappresentazione animata di quella scena, che richiama alla memoria un frammento indelebile de Il mio vicino Totoro: viene da chiedersi se non fosse ispirata proprio all’incontro di quel giorno.
Un artista centrale dell’animazione
Ma chi era Isao Takahata? In Italia il suo nome è purtroppo ancora poco conosciuto, soprattutto da quanti non si professano esperti appassionati di anime, ma le sue opere sono universali e difficilmente troveremo qualcuno che non abbia mai visto Heidi o Anna dai capelli rossi, o che risponderebbe «Lupin III, chi?». Regista d’animazione giapponese, sceneggiatore e produttore, nonché co-fondatore insieme a Hayao Miyazaki dello Studio Ghibli, Isao Takahata è autore di opere che hanno contribuito all’eccellenza del cinema d’animazione nipponico e mondiale.
L’incontro con Prévert
Nato nel 1935 nella prefettura di Mie, trascorre gran parte dell’infanzia a Okayama. Amante sin da piccolissimo della musica e della letteratura, s’appassiona presto alle poesie di Jacques Prévert, avvicinandosi così al cinema francese. Ma è la visione del film La bergère et le ramoneur, di Grimault e lo stesso Prévert, a essere decisiva per il suo futuro modo di pensare e interpretare il cinema d’animazione. Scopre, infatti, le infinite possibilità che questo genere può esplorare, allontanandosi anche dal modello disneyano, in voga in quegli anni, e sperimentando l’attenzione ai dettagli e alle azioni quotidiane della vita, che vanno a esprimere perfettamente la visione neorealistica della quale s’appropria e che ritroveremo in tutte le sue opere future.
Così nel 1959, dopo essersi laureato in Letteratura Francese a Tokyo, entra come aiuto regista al famosissimo studio d’animazione giapponese Toei Animation e in quel periodo conosce Hayao Myazaki. Anni dopo, il talento di entrambi è scoperto e portato alla luce da Yasuo Ōtsuka: è il 1968 e a Isao Takahata è affidata la regia del lungometraggio La grande avventura del piccolo principe Valiant, in cui il Direttore dell’Animazione è proporio Ōtsuka, mentre Hayao Miyazaki s’occupa del layout e dei fondali, apportando molte idee e soluzioni che contribuiscono alla concezione grafica del film.
Il primo film
La grande avventura del piccolo principe Valiant si differenzia nettamente per la potenza innovativa dell’estetica visiva e della grafica dei suoi personaggi. È una storia capace d’attirare anche il pubblico adulto e l’opera, che nonostante il successo ottenuto dalla critica si rivela una catastrofe commerciale, ha il merito di segnare l’inizio del sodalizio artistico fra Isao Takahata e Hayao Myazaki.
Il sodalizio con Miyazaki
Nel 1971, i due lavoreranno insieme alla prima serie de Le avventure di Lupin III; nel 1974 arriva in Italia il loro lavoro più amato nella nostra nazione, diretto da Isao Takahata, coi disegni di Myazaki, Heidi: la ragazza delle Alpi, che ottiene immediatamente un grande successo. Seguiranno Marco: dagli Appennini alle Ande e nel 1979 sbarca, finalmente, Anna dai capelli rossi, definito da molti l’anime più triste di sempre, ma che già dalla prima messa in onda conquista il pubblico d’ogni età.
Nel 1981 approda sui nostri schermi anche Conan: il ragazzo del futuro, diretto da Hayao Myazaki, in collaborazione con Keiji Hayakawa e ovviamente Isao Takahata. La serie, che si svolge in un contesto post-apocalittico e in Giappone esordisce nel 1978, fu un flop, mentre da noi fu da subito molto amata. Il sodalizio fra i due grandi maestri è ormai ufficialmente consacrato: le loro opere d’animazione sono distribuite il gran parte dell’Occidente e il loro successo è indiscutibile.
La nascita dello Studio Ghibli
Nel 1983 Isaho Takahata produce, con la regia di Myazaki, Nausicaä della Valle del Vento ed è il primo vero passo verso l’indipendenza; due anni più tardi nasce dal sogno condiviso di entrambi lo Studio Ghibli. A spiegarci meglio il percorso che vuole seguire il loro nuovo cinema d’animazione sono le sue parole, in u’intervista a Variety: «Abbiamo condiviso la convinzione che bisognasse creare un mondo reale e di rappresentazioni realistiche in tutti i nostri lavori. È un obiettivo naturale nei film con pochi elementi fantastici, ma diventa assolutamente necessario perché le persone credano anche in storie fantastiche. Il grande balzo verso quello che non può accadere nella realtà ha successo solo quando è effettuato dal solido trampolino proprio della realtà».
Il capolavoro
E mentre gli elementi fantastici scomparivano dalle sue opere, i lavori del collega Miyazaki erano sempre più infusi di elementi soprannaturali: resta però comune l’idea di base d’utilizzare rappresentazioni realistiche nella costruzione dell’immaginario del mondo animato. Con lo Studio Ghibli Isaho Takahata dirige il suo più grande capolavoro, La tomba delle lucciole (1988), che nel 1994 è insignito, al Chicago International Children’s Film Festival, del Premio per i Diritti dei Bambini.
La terribile storia di Seita e della sua sorellina Setsuko, restati orfani durante il bombardamento americano sulla città di Kobe nel 1945 e impegnati a sopravvivere durante gli ultimi mesi della guerra, commuove il mondo intero e urla un grande monito al Giappone e all’umanità tutta: la guerra è distruzione d’ogni etica e morale. Come ci spiega Isaho Takahata nella stessa intervista a Variety, riferendosi al suo collega Miyazaki: «Condividiamo anche l’amore per natura e la fede politica contro le armi e l’energia nucleare e ci opponiamo al cambiamento dell’articolo 9 della Costituzione giapponese, quello che impedisce al Giappone d’avere un esercito ed entrare in guerra».
Una storia d’amicizia e stima
L’amicizia e la stima reciproca, unite al lavoro di collaborazione fra i due, sarà l’arma vincente che condurrà lo Studio Ghibli a produrre opere eccezionali; durerà fino alla scomparsa d’Isao Takahata, avvenuta il 5 Aprile 2018, a causa di un tumore. Tutta la sua opera, intrisa d’etica e morale ambientalista, pone l’uomo e la natura al centro delle riflessioni politiche e filosofiche e ci riporta costantemente al rispetto del creato e dell’umanità intera. Tra gli altri suoi lavori, ricordiamo anche Pioggia di ricordi (1991), Pom Poko (1994) e I miei vicini Yamada (1999).
L’ultimo film
L’ultimo suo film da regista è stato anche quello a ottenere maggiori riconoscimenti e plausi da parte della critica: La storia della principessa splendente. presentato al Festival di Cannes nel 2013, l’anno seguente è nominato all’Oscar come Miglior Film d’Animazione. Racconta la storia di una piccola creatura magica e luminosa, trovata da un tagliatore di bambù dentro un fusto della pianta. Crescendo, diventerà una ragazza bellissima, ma presto dovrà lasciare questo mondo perché, suo malgrado, dovrà far ritorno sulla Luna, dove risiede la sua casa. E chissà che proprio da lì, da qualche parte, Isao Takahata e la sua Principessa Splendente non siano insieme, adesso, sorridendo e guardando la Terra con compassione e un po’ di nostalgia.