James Cameron: ecco perché è lui il vero Re del Mondo
James Cameron
«If you set your goals ridiculously high and it’s a failure, you will fail above everyone else’s success».
Il Re del Mondo
James Cameron: ecco un nome per il quale non servono presentazioni. In tantissimi anni d’attività a tutti noi è capitato d’imbatterci in uno dei suoi film, molto spesso in più d’uno, capace di lasciarci stampato sul viso un wow che ha impiegato del tempo ad andare via. La meraviglia è sempre stato un filo conduttore del regista, almeno da quando la sua carriera ha preso il largo col primo Terminator.
Gli esordi impensabili
Eppure, è incredibile pensare che un uomo dal talento simile sia stato alle prese col cinema italiano di Serie B: invece proprio così iniziò la sua pazzesca carriera. Faccio un doveroso preambolo: negli anni ’70, in Italia l’industria del cinema era florida, ma spesso produceva film a basso costo, per richiamare i successi hollywoodiani usciti poco prima, un po’ come l’odierna casa di produzione Asylum con le sue perle trash Sharknado e Atlantic Rim.
Pesciolini famelici
Sono figli di quei tempi buste come Alien 2 sulla Terra di Ciro Ippolito, aka Sam Cromwell, e Piraña 2: la paura, il seguito del celebre horror di Joe Dante. Proprio alla regia di quest’ultimo è scelto James Cameron. È il 1981, ma l’esperienza dura poco e, a causa della sua inesperienza, il giovane regista è degradato ad aiuto. Poco male: il film non è certo degno d’essere ricordato.
Terminator
Nel 1984 James Cameron, a seguito di un’intossicazione alimentare tormentata da incubi, nei quali uno scheletro usciva dalle fiamme per ghermirlo, dà il via al suo progetto più importante, che ne lancia definitivamente la carriera.
I più attenti amanti della Fantascienza degli anni ’80 avranno sicuramente capito: il sogno in questione sarà una delle scene più famose di Terminator, film destinato a diventare un vero cult, un’icona e riferimento per chiunque guardi con preoccupazione all’avvento dell’intelligenza artificiale, memore di Skynet.
Aliens
Dopo un piccolo passo falso rappresentato dalla collaborazione alla sceneggiatura di Rambo 2: la vendetta (1985), arriva un altro piccolo capolavoro: James Cameron raccoglie il testimone lasciato da Ridley Scott e dirige Aliens: scontro finale (1986), sequel del primo film con gli xenomorfi. La Fantascienza e tutti i suoi discepoli, me compreso, ringraziano ancora una volta.
Dunque la carriera di James Cameron si caratterizza da subito da successi e anche da un certo gusto, tanto che la sua mano si vede pure nella sceneggiatura di Alien nation, un film quasi dimenticato, nonostante avesse una certa raffinata visione sui temi classici dell’integrazione tra diverse razze. Non dubito che District 9 di Neill Blomkamp gli debba molto.
Un elemento in comune
In tutti i film di James Cameron c’è in effetti un elemento comune: lo possiamo identificare facilmente, quando cerchiamo di categorizzarli in un genere di riferimento. Anche i tre film citati finora, seppure catalogati nella Fantascienza, possono essere visti in un’ottica diversa.
Terminator, per esempio, mostra un cyborg proveniente dal futuro, invulnerabile e virtualmente immortale, la cui missione è braccare una donna per ucciderla. Viaggi nel tempo e tecnologia, sebbene la visione in DOS del T-800 oggi faccia sorridere, potrebbero trarre in inganno…
Non solo Fantascienza
Se sostituiamo il cyborg con un mostro, però, ecco come Terminator si tramuta in un horror e non a caso sono numerose le visuali in soggettiva del T-800, tipiche del cinema di genere. Anche Alien nation mostra la stessa mescolanza di stili, ma il confine è più labile ed è facile cogliere gli stilemi narrativi del poliziesco, se si guarda oltre al titolo. Nel film, infatti, la Terra è abitata da una comunità di extraterrestri e i protagonisti sono due agenti di polizia, un umano e un alieno costretti a collaborare per risolvere una serie di omicidi che uniscono i quartieri umani e i bassifondi abitati dagli extraterrestri.
Insomma, questo giocare coi generi e riuscire a utilizzare con maestria le differenti tecniche narrative fanno di James Cameron un regista capace di rapire il pubblico, impossibilitato a resistergli. Facciamo allora un salto in avanti e arriviamo al 1989, per trovare un’altra passione del regista: gli abissi marini . È infatti di quell’anno The abyss: il film racconta l’incontro di alcuni ricercatori, al lavoro in una stazione sottomarina, con una razza aliena. La meraviglia visiva degli extraterrestri passa dalla loro bioluminescenza, posta a contrasto con l’oscurità delle profondità oceaniche, e si salda alle emozioni delle pellicole dedicate ai primi esploratori.
L’impresa negli abissi
E oltre il cinema James Cameron esploratore lo è stato davvero, proprio degli abissi. Il regista, infatti, è stato il primo uomo ad aver visitato in solitaria la Fossa delle Marianne, il punto più profondo del pianeta; l’impresa è raccontata nel documentario Deepsea challenge. E no, non ci sono i megalodonti.
E non solo: vista la sua grande passione ed esperienza, da proprietario di una flotta di sottomarini, nel 2005 ha firmato un documentario, uno dei molti, nel quale esplora con un gruppo di ricercatori della NASA la Dorsale Medio-Atlantica, una catena montuosa sottomarina abitata da rarissime forme di vita.
James e la NASA
Non deve stupire la partecipazione della NASA: l’organizzazione è interessata a questi organismi, detti estremofili, perché potrebbero spiegare come possa nascere e prosperare la vita su altri pianeti con condizioni diverse da quelle presenti sulla Terra. E poi si può fare un’altra considerazione: nuovi mondi possono anche trovarsi molto più vicini di quanto pensiamo, per quanto difficili da raggiungere. Bella rivincita, dopo il licenziamento da James Cameron subìto durante Piraña 2: la paura a causa, si dice, dell’incapacità di girare degne sequenze subacquee…
Titanic
Per quanto doloroso, non posso non citare il film per lungi tempo campione di incassi d’ogni tempo, quel Titanic cui James Cameron dedica tutta la sua maestria e col quale raggiunge l’apice della carriera.
La pellicola del 1997 racconta il naufragio del transatlantico teoricamente inaffondabile e diventa il film con maggiore incasso della storia del cinema, superato solo nel 2009 da Avatar. Sempre di James Cameron.
Avatar
James Cameron, così, batte se stesso e consegna alle platee mondiali il suo capolavoro tecnico assoluto. Girato con una nuova tecnologia 3D, ideata e perfezionata dallo stesso regista, Avatar non brilla forse per sceneggiatura, ma è due spanne sopra ogni altro prodotto del genere, se si considera la tecnica che traspare da ogni fotogramma dell’epopea dei Na’Vi.
Dopo numerose indiscrezioni e smentite, è poi arrivato al cinema anche secondo capitolo del film, La via dell’acqua, non prima del ritorno in sala dell’originale, cui lo scettro era stato sottratto da Avengers: Endgame, un’onta insostenibile per James Cameron, il vero «Re del Mondo», che infatti è tornato a essere tale tornando sul trono che merita.
La via dell’acqua
Avatar: la via dell’acqua è il secondo film di un progetto che vedrà un totale di altre tre pellicole per il cinema entro il 2035. Forse ancora più spettacolare del capitolo precedente, è un vero e proprio atto d’amore di James Cameron per il mare e le sue creature, nel quale si ha la sensazione di essere realmente catapultati in un documentario naturalistico di un pianeta alieno. Non resta che aspettare in quali altri mondi ci porterà questo straordinario regista.