Jeff Daniels: un attore tutt’altro che scemo
Jeff Daniels
«I never said I’m going to be a big star. I said I’m going to be a good actor».
Tra cinema e teatro
Gente, abbiamo un attore vero, qui. Sì, perché Jeff Daniels è conosciuto ai più per i suoi ruoli sul grande schermo, ma si da il caso che sia maggiormente apprezzato dal pubblico che se ne intende come interprete teatrale. La passione per il palcoscenico, del resto, l’ha sempre accompagnato tanto che, nel 1986, insieme alla moglie, la stessa donna con la quale sta insieme fin dal liceo, ha fondato la Purple Rose Theatre Company, una compagnia no profit che ha come scopo lo scouting dei talenti teatrali del futuro.
I tanti volti di un artista
Non solo attore, ma anche commediografo; non solo commediografo, ma anche musicista. Al cinema, la carriera di Jeff Daniels esplode letteralmente nel 1983, quando è scelto per il ruolo di Flap, in Voglia di tenerezza. Regia di James L. Brooks, il film fa incetta di Oscar nel 1984. Non mi aspetto l’abbiate visto, perché è un po’ vecchiotto e appartiene a quella categoria di pellicole sentimentali, ma se chiedete a vostra madre, qualcosa vi dirà…
I primi successi
Piaccia o meno, Voglia di tenerezza ha un cast di tutto rispetto e Jeff Daniels si trova circondato da gente del calibro di Danny DeVito, Jack Nicholson, Debra Winger e Shirley McLane. Due anni dopo, invece, arriva il doppio ruolo ne La rosa purpurea del Cairo, regia di Woody Allen. Jeff Daniels interpreta il doppio ruolo dell’attore Gil Sheperd e di Tom Baxter, personaggio che lo stesso Gil interpreta e che scappa dal film per trovarsi nel mondo reale a corteggiare Mia Farrow. C’è ancora un po’ di sentimento, ma si tratta di Woody Allen e lo perdoniamo.
Nel 1986 arriva Qualcosa di travolgente, commedia romantica con Jeff Daniels ancora protagonista maschile e una strepitosa Melanie Griffith nel ruolo di una bomba sexy pronta a incasinargli la vita. Nel 1987 torna a lavorare con Woody Allen, per Radio days, e poi si dà ad altre commedie più o meno riuscite, fino al 1989.
Basta sentimenti
Ma nel 1990 arriva uno dei film più must to see, nel bene e nel male. Esce infatti Aracnofobia, di Frank Marshall. Come lascia intendere il titolo, il film si basa sulla naturalissima e per nulla strana paura dei ragni, quegli esseri alieni con otto zampe, otto occhi, zanne velenose e la tendenza a sbavare roba appiccicosa dal culo: Jeff Daniels deve vedersela con un esercito di queste piccole creature mortali e ucciderne il capostipite, grande quanto un guantone da baseball e molto più arrabbiato.
Non ci sarebbe spazio a sufficienza per citare, uno per uno, tutti i film in cui Jeff Daniels a recitato, da La leggenda del Re Pescatore fino a Good night and good luck, di George Clooney, ma ci tengo a citarne un altro paio, che sicuramente ricorderete.
A tutta birra
Il primo è Speed, con Sandra Bullock e un tizio che già si sentiva l’eletto. La storia la conoscete: c’è un autobus che deve andare sempre «speedito» (cit.), pena l’esplosione di una bomba a bordo. Successo al botteghino e apprezzamento della critica: se non lo avete mai visto, è un’ottima occasione per recuperarlo. Il secondo film non è Scemo e più scemo e i suoi sequel, prequel, spin-off vari.
Una perla da non perdere
Voglio parlare, invece, di Pleasantville, capolavoro del 1998 del Gary Ross che ci ha regalato Hunger Games. Jeff Daniels interpreta il timido gestore di una gelateria degli anni ’50 nella «finta e bicromatica» cittadina di Pleasantville. Un ruolo semplice solo all’apparenza, per una commedia con uno spessore da cemento armato e la delicatezza di un piumino. È una pellicola da guardare almeno una volta nella vita e rappresenta, in qualche modo, ciò che penso di Jeff Daniels come attore.
È sicuramente un interprete capace, sebbene a volte sia scivola nella commedia più stupida, ma solo per soldi. E non si tratta di un male assoluto, perché poi quei soldi li utilizza anche per progetti molto più importanti, come la Purple Rose Theatre Company. Insomma, io ritengo che Jeff Daniels abbia capito che il cinema può essergli utile, ma che le vere capacità, la stoffa dell’attore, si misura sul palcoscenico teatrale e non sul set. Si può essere d’accordo o meno e, in fondo, moltissimi attori di talento un ruolo teatrale non lo hanno visto quasi mai, così come altri attori fenomenali non vedranno mai l’Oscar perché hanno iniziato dalla televisione.
Una questione di qualità
Jeff Daniels resta coerente e coltiva la sua passione con ogni mezzo a disposizione. Oppure no. Magari è solo un attore che lavora divertendosi e accetta i ruoli più insignificanti solo perché, nonostante l’età, è rimasto un bambino dentro, con la voglia di giocare, la spensieratezza e il cuore libero: le stesse qualità che leggiamo sul suo volto sorridente e con le quali ci ha conquistato.