Joel Schumacher: perché va perdonato nonostante Batman
Joel Schumacher
«Isn’t it wonderful to remember a time that America was once so innocent that all we had to worry about was the next Batman movie?».
Non sparate sul regista
Esistono regole non scritte nel mondo nerd, alcune delle quali proibiscono di toccare certi argomenti. Uno di questi, per anni additato come un brutto errore, un glitch, un’anomalia nella nostra memoria collettiva, riguarda Batman. Nella travagliata e quasi secolare storia del Cavaliere Oscuro, è innegabile che ci siano stati diversi intoppi nella lunga attività di giustiziere mascherato nelle strade di Gotham. Fra criminali incalliti e villain coloriti, Batman è sempre riuscito a spuntarla per il rotto della cuffia.
Peggio di Bane
Ma c’è chi è riuscito a fare peggio di Bane, che pure gli spezzò la schiena e lo fece ritirare per quasi dieci anni. Il terribile nemico non nacque dalla penna di un autore DC Comics, bensì da una famiglia svedese ebraica, residente a Long Island: il suo nome è Joel Schumacher. Il brivido al solo leggere questo nome scorrerà lungo la schiena d’ogni fan di Batman che stia consultando questo articolo.
Capezzoli e carte di credito
Torneranno alla memoria i capezzoli sporgenti sulla tuta di Batman e le carte di credito senza le quali l’eroe non poteva uscire di casa. Inutile negarlo: Joel Schumacher ha rappresentato una delle pagine più buie del Cavaliere Oscuro. A distanza ormai di molti anni da quei disastri che furono Batman forever e Batman & Robin, però, c’è da chiedersi: erano così brutti? La risposta è sì.
Ma forse è proprio la domanda a essere sbagliata. Riformuliamola: Joel Schumacher merita davvero, persino dopo la sua scomparsa, d’essere ricordato in questo modo? Qui il discorso si fa più complicato e prendiamo l’onere di scrivere un’arringa in favore di uno dei registi più appestati della storia, reo d’aver rovinato l’immagine di uno dei supereroi più amati di sempre.
Cosa c’entra McDonald’s?
Il primo elemento a discolpa di Joel Schumacher lo intuiamo già nel 1992: dopo il buon successo di Batman returns, Tim Burton lasciò l’incarico di regista per colpa di McDonald’s. La catena di fast food non poteva vendere l’Happy Meal regalando le piccole action figure di Danny DeVito che sputava sangue nero, nonostante il loro indubbio fascino macabro. Warner Bros. decise quindi di confezionare un prodotto per famiglie, in grado di portarle in massa al cinema, e scelse Joel Schumacher, il quale prese il timone di un progetto destinato essere il perfetto Titanic supereroistico.
Un problema legato ai tempi
Uno dei motivi fondamentali che portarono i fan di Batman a detestare le pellicole di Joel Schumacher fu probabilmente legato ai tempi: i contenuti presenti nelle pagine dei volumi erano diventati decisamente più maturi rispetto a quelli voluti dall’industria cinematografica. L’uscita de Il ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller e quella di Watchmen di Alan Moore, a fine anni ‘80, rappresentarono un vero e proprio spartiacque per la cultura fumettistica mainstream.
I toni delle storie apparse su carta differivano dalle avventure viste nella Golden Age, sebbene alcuni autori ebbero coraggio, anche negli anni ‘70, di trattare argomenti certamente molto maturi per il pubblico di riferimento, come la morte di Gwen Stacy, il primo amore di Spider-Man.
Il fraintendimento di questi due capolavori letterari portò le case editrici a soffermarsi solo sull’aspetto superficiale di queste storie, andando a propinare al pubblico solo racconti oscuri non sempre abbinati a contenuti altrettanto maturi, ignorando l’aspetto satirico e intellettuale. Inoltre, anche il design dei personaggi era notevolmente cambiato: fisicamente gli eroi erano disegnati come esseri sovrumani, dotati di proporzioni corporee che nemmeno Arnold Schwarzenegger nei suoi giorni di gloria, una trasformazione ultra mascolina a discapito di sorrisi e battute e in favore di rabbia e violenza. Sarà l’avvento dell’MCU a cambiare drasticamente le cose.
Ispirato ad Adam West
Insomma, la cultura nerd di quel tempo e la visione artistica di Joel Schumacher portata in Batman forever e Batman & Robin stridevano fortemente. Il regista sviluppò due progetti chiaramente ispirati alla gloriosa serie TV con Adam West, che riuscì ad attirare un pubblico eterogeneo e da cui Joel Schumacher trasse una delle sue caratteristiche peculiari, il suo tono sopra le righe.
La cultura camp
Il famoso spray anti squalo fu trasformato in lotte sul ghiaccio e in linea generale i due film furono permeati da una forma camp, il filone omosessuale di cui il regista faceva parte.
Nulla di strano: Batman per molto tempo fu considerato un’icona gay, grazie al contributo dello psicologo Fredric Wertham il quale, nel 1954 e nel suo libro La seduzione dell’innocente, affermò che «le storie di Batman sono psicologicamente omosessuali» e che «la tipologia delle avventure di Batman può indurre i bambini a sviluppare fantasie omosessuali, molte delle quali a livello inconscio». Queste dichiarazioni giunte direttamente dall’Età della Pietra portarono a un ribaltamento delle intenzioni e il Cavaliere Oscuro divenne un paladino della cultura omosessuale.
L’interpretazione di Batman messa in scena da Joel Schumacher fu considerata un affronto all’estrema mascolinità, al machismo dei supereroi dell’epoca. I fan, ovviamente, protestarono a tal punto da rovinare alcune carriere di quanti furono coinvolti nei due film. George Clooney e Joel Schumacher chiesero successivamente scusa.
La sentenza
Con un regista di questo tipo e, ancor di più, con un obiettivo prefissato dalla produzione, vendere giocattoli rassicuranti, forse le responsabilità andrebbero cercate altrove e dovremmo perdonare Joel Schumacher. I suoi Batman resteranno imparagonabili a pellicole come la trilogia di Christopher Nolan e possono essere apprezzate solo per quel che sono: spettacoli assurdi, in cui niente è preso sul serio e lontane anni luce dalle gesta del Cavaliere Oscuro, figlie invece di una visione in cui era impensabile uscire dalla nostra bat-cameretta per andare a fare spesa con la carta di credito.