John Williams: il musicista venuto da galassie lontane lontane
John Williams
«I think of myself as a film composer».
Incanto
Inutile sottolineare quanto la musica sia importante in un film e quanto spesso possa essere messa a confronto con altri aspetti, quali la sceneggiatura o la fotografia. Riuscite a immaginare Lo squalo senza la sua colonna sonora? E Star Wars? Che siano alieni, conflitti mondiali o spaziali, storie d’avventura, mostri, streghe, maghi o supereroi, nessuno ha saputo eguagliare la carica fantastica delle composizioni di John Williams, vincitore di ben 5 Oscar, 17 Grammy, 3 Golden Globe e 2 Emmy, oltre a una svariata moltitudine di altri premi.
Il compositore
In quasi settant’anni di carriera, con all’attivo più di 140 partiture, lo si può tranquillamente definire il compositore della musica da cinema. Grazie alla fortunata collaborazione con Steven Spielberg, Chris Columbus e George Lucas, ridefinì i canoni del cinema fantasy e rielaborò gli standard dei blockbuster. Soprattutto, grazie all’uso sfrontato della tecnica del leitmotiv, le composizioni di John Willams attecchiscono nella memoria dello spettatore, che difficilmente riesce a scordarle e diventano link diretto del film o della saga.
Un predestinato
John Williams nasce a Florarl Park, una piccola cittadina dello stato di New York. Già a partire dai 7 anni ha tutti i requisiti per essere definito quasi un bambino prodigio: durante la prima gioventù inizia infatti a studiare e suonare in maniera fluente pianoforte, trombone, tromba e clarinetto per passare in breve tempo già alle prime composizioni, scritte anzitutto per la banda scolastica e poi, durante il servizio militare, per l’aviazione americana.
Dopo aver studiato alla Julliard School of Music di New York e aver collaborato come pianista assieme in alcune band dei jazz club della città, oltre a piccole etichette discografiche specializzate nel genere, inizia negli anni ’60 la carriera di compositore, partendo dal piccolo schermo. Lavora su diverse partiture per serie TV, ma inizia a collaborare anche alle musiche di alcuni film diventati cult, tra cui ricordiamo A qualcuno piace caldo e Il buio oltre la siepe. Per alcuni periodi, inoltre, lavora assieme a diverse star della scena, tra le quali l’indimenticabile Doris Day.
L’arrivo a Hollywood
È solo all’inizio degli anni ’70, però, che prenderà avvio la sua carriera a Hollywood: guadagnerà, oltre alla nomination a 2 premi Oscar e altrettanti Golden Globe, anche l’appellativo di «Re delle colonne sonore per film catastrofici». È infatti con L’avventura del Poseidon, diretto da Ronald Neame (1972), Terremoto, di Mark Robson (1974) e L’inferno di cristallo, di John Guillermin e Irwin Allen (1974), che John Williams comincia davvero a fare sul serio, venendo notato, nientemeno, che da Steven Spielberg, all’epoca impegnato nei suoi primissimi lavori.
Il sodalizio con Steven Spielberg
I due stringeranno nel giro di poco tempo un sodalizio che perdura ancora oggi e il compositore statunitense lavorerà, salva una manciata di pellicole, a tutti quanti i film del celeberrimo regista, guadagnando premi su premi e facendo conoscere agli spettatori alcune delle colonne sonore che nel giro di poco tempo diventeranno epocali.
Nell’ordine, oltre a diverse altre partiture, John Williams lavora a Lo squalo, Star Wars, Superman e I predatori dell’arca perduta, tutti temi musicali che ormai vivono nell’immaginario comune, a prescindere se sia o meno amanti di cinema.
L’amicizia con George Lucas, naturalmente, vede l’apice nella realizzazione dei primi tre capitoli della saga di Guerre stellari. Diversamente però dal duo Sergio Leone ed Ennio Morricone, la coppia George Lucas e John Williams struttura la colonna sonora contemporaneamente allo sviluppo della sceneggiatura e i leitmotiv di Williams diventano la colonna portante dell’intero franchise, contribuendo al loro successo.
Le musiche di Star Wars
In ogni capitolo della saga, l’orchestra sinfonica diretta da John Williams presenta un assortimento di cinquanta temi musicali, nati soprattutto insieme ai primi due capitoli, che presentano i principali personaggi o le dinamiche più tipiche. Le partiture si ripetono seguendo diverse sfumature, dalla combinazione dello stile tardo romantico di Richard Strauss alle musiche Golden Age di Erich Korngold e Max Steiner, agli omaggi a Sergei Prokofiev e Igor Stravinsky.
Il motivo di questa scelta? Il desiderio di George Lucas d’alludere a un’ambientazione fantastica, piuttosto che fantascientifica, creando questa illusione proprio attraverso il sonoro.
Il risultato fu un’eccezionale resa emotiva: che sia un personaggio, un luogo, un elemento della trama o un umore, Williams scava a fondo nelle sue peculiarità, componendo musiche memorabili, come nel caso della celebre The imperial march per Darth Vader. Non solo: le suggestioni delle musiche emergono anche nei momenti inaspettati, come nel caso del tema di Anakin, ne La minaccia fantasma, che allude al suo oscuro futuro prossimo. Il risultato? Immaginare Star Wars senza la colonna sonora di John Williams è impossibile.
Indiana Jones
La collaborazione con Lucas e Spielberg prende una nuova piega negli anni ’80, con la saga di Indiana Jones. L’idea vede come protagonista un archeologo le cui vicende prendono spunto dal cinema adolescenziale avventuroso, sviluppato attraverso la giustapposizione di toni umoristici, romantici e d’azione. Di conseguenza, anche le composizioni di John Williams cambiano: se in Star Wars l’intento era rafforzare la carica fantastica, qui è enfatizzare la personalità dell’eroe e le caratteristiche delle location.
Eroismo e ironia
La connessione con la precedente saga si avverte, in particolare, nei temi legati ai personaggi femminili e nella percezione al contempo eroica e ironica del protagonista, unita a un senso di suspense. Il leitmotiv di Indiana Jones è infatti in crescendo e alimenta la sensazione d’attesa, sino a esplodere una volta raggiunto il culmine, col tuonare degli strumenti. Il risultato è un ottimo prodotto d’intrattenimento, dall’umorismo leggero e sottile, capace di catturare ogni genere di target.
Chris Columbus e Harry Potter
Nei primi anni ’90 conosce anche Chris Columbus, col quale lavorerà alle partiture di Mamma, ho perso l’aereo, appena diventato un reboot targato Disney, Nemiche amiche e, negli anni a seguire, anche per i primi tre episodi della saga di Harry Potter, sancendone così i temi principali. Il 200o potrebbe infatti essere definito il decennio (quasi ventennio) dei grandi franchise, tra i quali spicca il celeberrimo maghetto inglese.
Si tratta di un caso emblematico per diversi motivi: dal successo planetario dei libri, tradotti in ben 77 lingue, tra cui latino e greco antico, e dello spin-off Animali fantastici e dove trovarli, sino al merchandise e ai parchi tematici.
In buona parte, questo successo fu dovuto all’iniziale trasposizione cinematografica diretta da Columbus e alle solide scelte scenografiche e musicali dei film, tanto che è impossibile scinderli dalla loro controparte cartacea. Immaginate Harry Potter senza Hedwig’s flight, dal suono semplice e puro, che, col suo crescendo, trasmette il giusto senso di panico allo spettatore per infine esplodere, col suono del corno.
Toni incantati
I toni incantati del leitmotiv ritornano nell’intera colonna sonora secondo diverse sfaccettature: The arrival of baby Harry sfrutta cori, campane e fischiettii, collegandosi al precedente Mamma, ho perso l’aereo, mentre il violino distorto ricorda la verve comica scritta per di Hook. John Williams compose le colonne sonore dei primi tre capitoli adeguandosi parzialmente alle direttive dei registi: se il primo capitolo, Harry Potter e la pietra filosofale, rappresenta il marchio di fabbrica della saga, La camera dei segreti ne delinea le note dark.
Aperture al futuro e rimandi al passato
Solo successivamente, con Il prigioniero di Azkaban affidato ad Alfonso Cuarón, si modificano i canoni del film e, di conseguenza, le caratteristiche della colonna sonora: gli abiti informali e contemporanei si traducono nella possibilità d’arricchire le musiche con influenze jazz, pur mantenendo sempre un tocco ironico e avventuroso. La suggestione di Star Wars è presente anche in questa saga, in particolare nelle scene delle partite di Quidditch, che riprendono i motivi delle battaglie spaziali. Nonostante le colonne sonore dei successivi capitoli non saranno firmate da John Williams, è indubbia la sua influenza improntata sulla sua prerogativa esclusiva: l’incanto.
Negli ultimi anni lavora quasi esclusivamente con Spielberg, tornando anche a comporre le colonne sonore per la saga di Star Wars, tra cui quella per l’ultimo capitolo, L’ascesa di Skywalker, l’attesissimo episodio che ha concluso la nuova trilogia. Lo stile di John Williams, definito da molti critici musicali come una sorta di neo romanticismo, vede la composizione di diverse colonne sonore avvalendosi sempre di gigantesche orchestre sinfoniche, tra le quali la Boston Pop Orchestra, di cui è stato direttore dal 1980 al 1993.
Altri film da menzionare
L’utilizzo dell’orchestra lo rende incredibilmente versatile e Williams dimostra il suo incredibile talento scrivendo partiture praticamente per qualsiasi genere di film: thriller, commedia, horror, drammatico, uscendone ogni volta pienamente vincitore.
Particolarmente avvezzo all’uso di campane e campanelli di ogni tipo, alcune sue musiche risultano incredibilmente efficaci nell’ambito delle festività natalizie, ma da sempre tende a sperimentare nuovi stili, come accaduto con Prova a prendermi e The terminal che, pur essendo contraddistinte dal suo stile inconfondibile, hanno uno schema musicale completamente diverso dalle altre colonne sonore. Particolare menzione, inoltre, va fatta verso la colonna sonora di Schindler’s list e Memorie di una geisha: in entrambe, s’è avvalso della collaborazione di Itzhak Perlman, violinista israeliano.