Judo boy: forma e sostanza di un eroe da ricordare
Judo boy
Curiosità
Il manga originale non ha un finale, ma è proprio questo stratagemma narrativo a rendere unica questa storia.
Titolo originale | 紅三四郎 |
---|---|
Genere | Shonen Spokon |
Paese | Giappone |
Manga | 1961-1962 |
Tankobon | – |
Autore | Tatsuo Yoshida |
Anime | 1969 |
Episodi | 26 |
Prima puntata | 2 Aprile 1969 |
Uscita italiana | 1980 |
Botte da orbi
Sulla Tatsunoko Productions, sul ruolo fondamentale che ricopre per gli appassionati d’animazione giapponese (specie se un po’ attempati) e sulla breve, ma intensissima carriera del suo fondatore, Tatsuo Yoshida, Nerdface ha già speso più di qualche parola. A questo geniale figlio del Giappone post bellico si deve, infatti, non solo l’enorme impulso dato al provvidenziale balzo che la secolare tradizione del manga spiccò dalla cellulosa alla celluloide, ma anche la nascita di alcune delle icone più celebrate.
Eroi della Tatsunoko
Di Gatchaman, Tekkaman e di come gli eroi di Yoshida debbano molto al fumetto supereroistico a Stelle & Strisce ci si è già occupati; Yattaman e l’irresistibile vis comica dei suoi personaggi sono stati ampiamente celebrati e lo stesso è stato fatto per l’accurato affresco di un’intera società travestito da storiella senza pretese ne Il fichissimo del baseball. Oggi è invece il turno di Kurenai Sanshirō che, secondo i rigidi dettami dell’adattamento televisivo italiano, era un anime trasmesso col ridicolo titolo di Judo boy, ma almeno accompagnato da una sigla strumentalmente a dir poco spettacolare.
Una trama ricca di parentesi
Soffermarsi sulla trama sarebbe inutile, dato che per 26 episodi il giovane Sanshirō, accompagnato da un marmocchio e da un cane col cappello (la Tatsunoko ha la fissazione dei cani vestiti), vaga equipaggiato di motocicletta, judoji rosso («kurenai» si traduce con cremisi) cucito da mammà, che s’infila al volo prima degli scontri più significativi (antesignano delle ben più elaborate sequenze rambada eseguite dai robottoni) e occhio di vetro caduto dall’orbita di colui che uccise suo padre.
Cerca questo ciclopico e misterioso personaggio incappando in 26 diversi monoculi (tra cui una tigre) e altrettante donzelle in difficoltà, senza cavare (apparentemente) un ragno dal buco, dal momento che la serie è (sempre apparentemente) tronca.
Il manga originale
Se si vuole venire a capo della vicenda di Judo boy, bisognerebbe andare a leggere l’omonimo manga datato 1961 e provvidenzialmente edito in Italia da J-Pop nel 2017, consapevoli non solo che la conclusione della storia è tirata via anche lì, a causa di dissidi editoriali, ma soprattutto perché non è nel finale che risiedono i punti forti della storia, bensì nella forma in cui è presentata e nella sostanza dei messaggi trasmessi.
La forma della storia
La forma, dunque. Ci si trova davanti a un lavoro graficamente grossolano e molto ripetitivo, ma apprezzabile. Sanshirō gira in moto coi suoi due compagni, in un Giappone che sembra il set di un poliziesco anni ’70: baschi di traverso, basettoni, tacchi rialzati, moda occidentale che si sostituisce in toto all’abbigliamento tradizionale, lasciando ancora una volta trasparire l’amore e l’odio di Yoshida per l’occupazione americana.
Passando all’anime, Sanshirō trascorre almeno metà d’ogni episodio a menare un mare di botte, ovviamente da orbi, animate in maniera sopraffina: le arti marziali e i loro movimenti sono riprodotti e celebrati in modo non solo impeccabile, ma indiscutibilmente bello, decisamente superiore a tanti altri esempi più celebri. Notevole è l’uso smodato e mai lasciato all’immaginazione della violenza: Sanshirō non fa prigionieri e le sequenze in cui i nemici a terra passano dal rosa al viola sono memorabili.
La sostanza della storia
La sostanza, poi. Fedele alla tradizione dello supokon, dove non c’è risultato senza sofferenza, Sanshirō riuscirà, grazie anche al suo judoji rosso come il Sol Levante, a sopraffare ogni avversario: che sia uno solo o siano tanti, che lo affrontino a mani nude, all’arma bianca o ricorrendo alle armi da fuoco, la sua esperienza e la sua perseveranza lo porteranno a prevalere, fino ad arrivare a superare anche se stesso e il feroce spirito di vendetta che lo anima.
È così che la caccia all’uomo con un occhio solo smette d’essere il fine e si trasforma nel mezzo per portare la Scuola Kurenai al suo apice, affrontando chi un tempo la sconfisse in un combattimento leale. E un finale tronco diventa aperto verso nuove, infinite sfide. Un’ultima, doverosa domanda: ma questo giovane maestro di arti marziali coi sopracciglioni, che se ne va in giro con dei ragazzini a fare il culo ai cattivi… Non vi fa venire in mente nessuno?
La sigla completa di Judo boy
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Titolo originale | 紅三四郎 |
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Genere | Shonen Spokon |
Paese | Giappone |
Manga | 1961-1962 |
Tankobon | – |
Autore | Tatsuo Yoshida |
Anime | 1969 |
Episodi | 26 |
Prima puntata | 2 Aprile 1969 |
Uscita italiana | 1980 |