Kevin Smith: a Hollywood possiamo contare su uno dei nostri
Kevin Smith
«The older you get, the more you realize you cannot win on the internet».
A Hollywood c’è uno dei nostri
Solo nei libri e nei fumetti abbiamo visto personaggi tornare magicamente in vita. Pensiamo a Goku, Crilin (massimo esperto in materia), Superman o Gesù. Nella vita reale, purtroppo, questo non accade, ma ci si va alle volte molto vicino. Questo è il caso di Kevin Smith che, nel 2018, è riuscito a sfuggire alle grinfie della morte, sopravvivendo a un grave infarto. Probabilmente, Alanis Morissette aveva deciso che non era ancora il suo momento.
Una carriera molto particolare
Kevin Smith non è un regista facile da inquadrare, la sua carriera abbastanza lunga è una sequela di alti e bassi, iniziata forse direttamente dalla punta dell’Everest. Nel 1994, infatti, mette in scena Clerks, una delle pellicole simbolo degli anni ‘90. Per raccogliere i pochi soldi necessari per produrre il film, Kevin Smith vende la sua collezione di fumetti.
Clerks
Clerks rappresenta benissimo la cultura del suo tempo, con giovani svogliati e cinici senza un futuro davanti e con tanta musica grunge di sottofondo, larghissime camicie di flanella indossate come una seconda pelle.
Il loop in cui vivono i personaggi è il simbolo di una cultura pessimista che, anche nel nostro tempo, è più viva che mai; una generazione incapace di dare un senso alla propria vita, perché privata di un futuro accettabile.
Inoltre, nascono grazie alla penna di Kevin Smith due personaggi molto amati dal pubblico: Jay e Silent Bob. Anche il modo in cui fu realizzato il film aiuta a veicolare le atmosfere messe in scena, mentre il bianco e nero fu utilizzato più per necessità che per velleità: la troupe era autorizzata a girare nel supermarket soltanto la notte e, senza un vero e proprio Direttore della Fotografia, poteva tranquillamente fingere che ogni scena fosse ambientata alla luce del giorno.
Un cult e i suoi figli
Clerks riuscì a fare breccia nel pubblico, diventando un vero e proprio cult. Con questo slancio, quindi, Kevin Smith dirige la sua seconda pellicola, Generazione X, Mallrats in originale. Anch’esso diverrà un cult nel tempo, sebbene si rivelò un flop al botteghino.
Poco importa perché, nonostante i soldi buttati, Kevin Smith riesce a far incontrare uno dei suoi eroi, il mitico Stan Lee, al protagonista del film interpretato da Jason Lee, in un cammeo che sa d’avanguardia, arrivato ben prima delle apparizioni dei film Marvel. Fra l’altro, Kevin Smith finirà anche per lavorare proprio alla Marvel, scrivendo alcuni numeri di Spider-Man e Daredevil.
In cerca di Amy
In Generazione X, però, prende forma il suo View Askewniverse, il personale universo cinematografico di Kevin Smith. Appaiono, infatti, alcuni attori che ricorreranno spesso nella sua filmografia: oltre a Jason Lee, soprattutto Ben Affleck, unito insieme a Matt Damon da una solida amicizia. Ben Affleck appare anche in un altro dei suoi migliori film, In cerca di Amy (1997).
Il picco creativo
Qui, Kevin Smith tocca forse il suo picco creativo, andando a discutere di argomenti già trattati in Clerks, come la mascolinità tossica e di come questa porti gli uomini a compiere azioni stupide. Il film divenne un successo moderato e gli valse alcuni premi indipendenti. Nel frattempo, Kevin Smith lavorò a un adattamento cinematografico di Superman, che si concluse con un nulla di fatto, viste le richieste assurde fatte dal produttore dell’epoca, Jon Peters.
Dopo varie discussioni in merito, il progetto passò nelle mani di Tim Burton, ma anch’egli s’arrese, lasciandoci però un incredibile filmato di un provino con un Nicolas Cage mantellato. L’intero processo creativo del leggendario Superman lives è raccontato benissimo dal regista in uno dei suoi spettacoli ed è stato omaggiato nel recente (e fallimentare) The Flash, in una delle (poche) sequenze che hanno emozionato il pubblico.
Dogma
Dopo questo fallimento, nel 1999 Kevin Smith si scontra coi fedeli statunitensi quando esce Dogma, uno dei suoi film più celebri, con protagonisti Ben Affleck, Matt Damon e un’angelica Alanis Morrisette. Utilizzando fedelmente l’iconografia cristiana, il regista si prende gioco d’ogni elemento ruoti attorno alla religione, sebbene il vero obiettivo fossero quanti fanno della fede un business, come dimostra la svolta di marketing del mitico Cristo Compagnone. Il film, ovviamente, suscitò grandi polemiche, alle quali Kevin Smith rispose con molto garbo, prendendosi gioco dei gruppetti religiosi che protestavano fuori dai cinema.
Evitato il millennium bug, Kevin Smith entra in quello con una serie di alti e bassi. Nel 2001 esce Jay & Silent Bob… Fermate Hollywood!, un vero e proprio attacco a Hollywood e alla sua ossessione di portare al cinema film tratti dai fumetti. In effetti, ci vide molto lungo… Nel 2002 arriva Jersey girl, un film con Ben Affleck e Liv Tyler massacrato dalla critica, anche per via della presenza dell’attore e della sua, all’epoca, moglie Jennifer Lopez, forse la coppia più odiata in quel periodo.
Ancora commessi
Kevin Smith torna poi alla ribalta con Clerks 2, seguito della sua prima pellicola: film decisamente buono, non è però all’altezza della controparte, nonostante la presenza di Rosario Dawson. Sebbene sia ancora ben saldo il disincanto dei due protagonisti, la pellicola ha un finale decisamente più conciliante. Da ricordare, però, è una delle scene più belle della filmografia del regista, ovvero la discussione fra Randall e un cliente del fast food nel quale lavorano i protagonisti, su quale sia il franchise migliore, Star Wars o Il Signore degli Anelli.
Delusioni
Nel 2008 Kevin Smith dirige Zack & Miri: amore a… Primo sesso, pessimo titolo italiano di Zack and Miri make a porno. Il film di per sé è una bella commedia romantica, molto simile ad alcune pellicole di Judd Apatow. Il problema fu la trama incentrata sul porno. Infatti, l’MPAA fu molto restia a dare al film l’R Rating. Fu un flop ma, fortunatamente, ebbe il merito di rompere la relazione lavorativa fra Kevin Smith e Harvey Weinstein, incolpato dal regista di non aver puntato minimamente sul film.
Ma dopo questa delusione ne arriverà una addirittura più cocente, con Poliziotti fuori. Pellicola che avrebbe voluto essere una parodia di cult come Die Hard, vedeva Bruce Willis protagonista indiscusso, affiancato da Tracy Morgan. Kevin Smith e Bruce Willis, però, ebbero molto da discutere durante la scrittura e la produzione, per le visioni opposte riguardo al ruolo dell’attore, non disponibile a interpretare un poliziotto fallito di mezz’età e pappamolle. Il risultato fu una pellicola davvero brutta, forse la peggiore della filmografia del regista. Kevin Smith rimase talmente scottato dall’esperienza, da pensare addirittura di lasciare il suo lavoro.
La svolta horror
Tre anni dopo, però, decide di tornare alla ribalta mutando completamente la sua cifra stilistica, con un paio di film horror indipendenti, Tusk e Red State. Il primo è una commedia grottesca in salsa horror, in grado di mettere a disagio chiunque, in cui un malcapitato è sottoposto a un processo di trasformazione agghiacciante; Red State è un grandissimo thriller a tema religioso.
Nel 2016 esce Yoga hosers, altro film indipendente che vede fra le protagoniste Harley Quinn Smith, sua figlia, il cui nome è preso dal personaggio dei fumetti DC, e Lily-Rose Depp, figlia di Johnny, che appare anche nel film. Nel 2019, invece, Kevin Smith torna alle origini, con Jay & Silent Bob: ritorno a Hollywood. La trama è molto simile a quella del quasi omonimo film del 2001, ma a essere presa di mira è l’ossessione di Hollywood per i reboot. Come dargli torto, anche in questo caso?!
Kevin Smith, nonostante non sia mai davvero riuscito a salire alla ribalta di Hollywood, è invece stato capace di conquistare milioni di persone nel mondo grazie al suo cinema, portando la sua passione per la cultura nerd dove mai avremmo pensato. Arrivato prima che i supereroi Marvel e DC conquistassero i botteghini, è la nostra voce nel panorama cinematografico.