Una tetra space opera

Troppo spesso in passato s’è confusa la Fantascienza con lo Space Fantasy. Solo uno spettatore occasionale e impreparato oggi metterebbe sullo stesso piano Star Wars e Interstellar, con buona pace dei midi-chlorian. Questo per dire in partenza che non esistono generi superiori, ma solo gusti differenti. In un mondo razionale e iper connesso come quello di oggi, si fa più fatica ad apprezzare nostalgiche sfumature magiche in una pellicola dalla connotazione fantascientifica, ma non è sempre stato così.

Flop al botteghino, cult domestico

C’era una volta, infatti, un film, oggi ricordato per lo più dagli appassionati più anziani, che appartiene alla famiglia di quei flop al botteghino destinati ad assurgere a piccolo cult grazie alle visioni domestiche e al passaparola dei nerd griot.

No, non stiamo parlando de L’umanoide, ma di una pellicola che inizia, si svolge e finisce come una tetra favola, non proprio di quelle famose o destinate a divenire ricettacolo di qualche morale, ma non per questo minore o poco rispettabile. Questo film è Krull, epico e indimenticabile prodotto di quelli destinati a non poter mai assurgere alla Serie A, ma comunque sempre sostenuti dal fedele pubblico di casa.

Il Mostro

Sul pianeta Krull si sta per celebrare il matrimonio tra Colwyn e Lyssa, principi di due casate in perenne conflitto. L’obiettivo è unire le forze per opporsi alla minaccia del Mostro, un criminale intergalattico dotato di incredibili poteri magici, che si sposta nel cosmo a bordo di un’astronave montagna, gremita di Massacratori, feroci scagnozzi armati di blaster.

Le truppe del Mostro irrompono prima che l’unione tra i due innamorati possa essere completata e, dopo avere sgominato i difensori, rapiscono Lyssa, portandola al cospetto del boss. Dei presenti si salvano Colwyn e il vecchio Ynyr. Come ogni buon mentore, Ynyr informa il principe che, per sconfiggere il Mostro, sarà necessario impadronirsi del Glaive, magica arma bianca da lancio dotata di cinque lame retrattili, il vero pezzo forte del film, giustamente citato anche in Ready Player One.

Più che un party, una marmaglia

Superate le opportune prove, Colwyn si procura l’arma e si lancia alla ricerca del Mostro. Tuttavia, braccare il suo avversario non è cosa da poco, perché la sua roccaforte, la Fortezza Nera, a ogni sorgere del Sole si sposta in un luogo diverso e imprevedibile. Durante il viaggio, al gruppo s’unisce una rozza marmaglia di pseudo alleati, formata da una truppa di briganti in cerca di grazia, un mago mutaforma quasi inutile e un ciclope dotato del solo potere di poter prevedere la sua morte.

Veggenti e vedove

L’unico personaggio significativo alla causa, il Veggente cieco degli smeraldi, coinvolto per prevedere gli spostamenti della Fortezza Nera, è ignobilmente lasciato solo nelle paludi durante un attacco dei Massacratori, per morire inghiottito dalle sabbie mobili.

La sola possibilità di un attacco al Mostro risiede quindi nel vaticinio della Vedova della Ragnatela, vecchia fiamma di Ynyr che uccise il loro figlio per averla abbandonata. Come punizione per averli aiutati, anche la vedova finisce per morire uccisa dal ragno che la tiene prigioniera da decenni.

Il Potere del Fuoco

In possesso dell’informazione tanto agognata, la truppa punta il Deserto del Ferro, che raggiunge grazie ai prodigiosi cavalli di fuoco, grazie ai quali irrompono nel palazzo del Mostro appena in tempo. Al prezzo di grandi sacrifici (in pratica muoiono tutti), Colwyn affronta il Mostro, sconfiggendolo però non col Glaive, ma grazie al Potere del Fuoco, generato dal ricongiungimento con Lyssa. I pochi superstiti si mettono in salvo un attimo prima che la reggia del Mostro sia distrutta, per permettere a tutti di vivere felici e contenti.

Un crogiolo di traumi

Oggi Krull risulta invecchiato maluccio negli effetti speciali, ma non nella storia, un vero e proprio bagno di sangue dei buoni, coinvolti in un’impresa per niente banale e ricca di colpi di scena e momenti profondamente drammatici. Se la fine di Artax vi ha segnato, quindi, sarebbe meglio lasciar perdere la visione di questo film, che potrebbe spostare in avanti, e non di poco, il vostro confine del dispiacere.

Tra tradimenti, manipolazioni, sacrifici e ingloriosi, lentissimi spuntoni assassini (ma ci giocavate a Prince of Persia?), vedrete cadere uno dopo l’altro tutti i personaggi cui non potrete che affezionarvi, mentre a sopravvivere saranno i più insulsi e odiosi.

Un fiasco epico

Il film, diretto dai Peter Yates e prodotto dalla Columbia Pictures, fu un fiasco epico, che rientrò di appena un terzo degli immensi investimenti, ma ebbe almeno il merito di provarci alla grande. Nel cast appaiono un non ancora famoso Liam Neeson, nel ruolo del capo dei banditi, e un giovane Robbie Coltrane come suo vice, più famoso in futuro nel ruolo di Rubeus Hagrid.

Colwyn, invece, è interpretato da quel Ken Marshall che, nel nostro Paese, è ricordato soprattutto per essere stato il protagonista di Marco Polo, memorabile sceneggiato televisivo diretto da Giuliano Montaldo. Altro pizzico di Made in Italy è rintracciabile nelle riprese, che si svolsero anche a Cortina D’Ampezzo e a Campo Imperatore. Insomma, se non avete visto Krull,  cercatelo, ma non dite poi che non eravate stati messi in guardia. Avrete bisogno di molti fazzoletti per arrivare alla sua fine.