L’ultima casa a sinistra: lo scioccante esordio di Wes Craven
L’ultima casa a sinistra
«I thought you were supposed to be the love generation».
Titolo originale | The last house on the left |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Data d’uscita | 2 Agosto 1972 |
Durata | 84 minuti |
Genere | Horror Thriller |
Regia | Wes Craven |
Cast | Sandra Cassel Lucy Grantham David Hess Jeramie Rain Fred J. Lincoln Marc Sheffler Gaylord St. James Cynthia Carr Ada Washington Marshall Anker Martin Kove Ray Edwards |
Uscita italiana | 20 Giugno 1973 |
Un debutto scioccante
Uno dei film più controversi della storia del cinema vede la luce nel 1972, per la regia di Wes Craven, il quale decide di debuttare col botto con L’ultima casa a sinistra. Ispirato a una pellicola di Ingmar Bergman, Wes Craven mette su una storia che fin dalla sua tagline fuga ogni dubbio agli spettatori: «Può un film spingersi troppo oltre?».
La violenza come una malattia
L’ultima casa a sinistra, inutile dirlo, è un film dove la violenza brutale è mostrata in tutta la sua deprecabile essenza e, come fosse una malattia, si diffonde anche a in personaggi ritenuti insospettabili dalla maggior parte del pubblico. Un po’ di plot, per chi non avesse visto la pellicola. Il giorno del suo diciassettesimo compleanno, Mari si prepara ad andare a un concerto insieme all’amica Phyllis. Come da migliore tradizione delle storie dell’uncino, le due ragazze sentono la notizia della fuga dalla prigione di un gruppo di criminali spietati e, purtroppo, si troveranno presto in loro balìa, costrette a subire umiliazioni e violenze prima in una casa, per poi essere trasportate nel bosco.
Le ambiguità del tempo
Non andrò oltre, per non rovinare la sorpresa a nessuno, ma è bene precisare a chi vorrebbe recuperarlo che sarebbe sbagliato approcciarsi a L’ultima casa a sinistra come a una serie di violenze fini a loro stesse. Come ogni buon film dovrebbe fare, invece, e gli horror più di tutti, cerca di mostrare le tante ambiguità della società del tempo.
Mari e Phyllis sono quasi due hippie ed è la loro ricerca di una canna a metterle nei guai. Si arriverebbe a pensare che Wes Craven abbia voluto seguire la scia della moralizzazione negli horror, dove spesso sono i ragazzi in cerca di uno sfogo per i loro istinti a lasciarci la pelle prima degli altri. Non è così, però. Wes Craven, in realtà, consapevolmente o no, offre una visione ravvicinata del solo male senza affibbiarlo come caratteristica solo a una tipologia di individui.
I diversi tipi di male
Wes Craven opera diversi distinguo importanti, descrivendo un male motivato solo dalla bestialità dei criminali evasi e un altro male, diverso, invece sostenuto e spinto da un distorto spirito di giustizia e vendetta. Questo secondo caso non è in nessun modo assolto e, anzi, è quasi peggiore perché, andando in disaccordo con le sequenze iniziali del film, aggiunge alla violenza anche l’ipocrisia delle famiglie medio borghesi americane.
Due generazioni
Gli hippie, come i loro padri, non sono assolti o condannati. Entrambi, semplicemente, occupano un proprio posto nella società. Se Mari vuole scardinare, come molti giovani degli anni ’70, tutti i legacci della società benpensante, i suoi genitori invece da quella società sono assolutamente controllati in ogni attività facciano: in quello che dicono, per come vestono, in quel che pensano, per chi votano. Occorrerebbe un evento molto forte per ridestarli da questo controllo.
La banda del ferocissimo Krug, invece, è subito raccontata come un gruppo di persone allontanate dalla società. I suoi membri erano in prigione prima d’evadere, proprio il luogo dove finivano i responsabili di comportamenti anti sociali. La loro violenza è ferale, radicata nelle profondità del sadismo e del controllo, dell’umiliazione e dello sfogo orgiastico. Sono impulsi incontrollabili o avrebbero possibilità di recupero?
Quasi un documentario
Wes Craven si guarda bene dall’aggiungere al piatto, già di per sé molto ricco, una risposta a questa domanda e decide invece di mostrare tutto quello che può (e anche qualcosa che non potrebbe) come si trattasse di un documentario con predatori e prede. Non lo fa, però, in maniera fredda o distaccata. Sa benissimo cosa sta per mostrare e vuole che le scene abbiano un impatto devastante, il più possibile. E riesce nel suo intento.
L’impatto devastante sul pubblico
Alla sua uscita L’ultima casa a sinistra fu fortemente criticato e giudicato come solo una banale sequenza di scene il più violente possibile, montato solo per creare disgusto e sgomento. In qualche modo è vera anche questa analisi.
Non mancano ovviamente i tagli alla pellicola che, in questo caso, diventano tanti e spesso fatti anche dagli stessi proiezionisti dei cinema, al punto che alcune scene sono andate irrimediabilmente perdute e le versioni del film variano e di molto. Wes Craven stesso dichiarò addirittura che alcuni spettatori chiesero a gran voce di distruggere la pellicola dopo averla vista; in alcuni casi, cercarono di rubare i rulli per poterli bruciare al rogo.
Che si spinga troppo oltre o meno, di sicuro L’ultima casa a sinistra ebbe il merito di lanciare Wes Craven nel mondo dell’Horror, sebbene in una strana posizione d’equilibrio sul filo del rasoio, poiché rischiò di distruggere una carriera sul nascere. Però i cultori lo apprezzano, alcuni per la capacità d’osare, altri per il linguaggio crudo delle scene, altri ancora perché ne intravedono la critica sociale. Fatto sta che diventa un film famoso e oggi, se non è un cult, resta comunque una delle opere più interessanti del compianto regista.
Il remake
La prova è nelle critiche mosse al remake del 2009, prodotto dallo stesso Wes Craven, basate proprio sull’assenza di una visione critica e intellettuale proprie dell’originale. Insomma, come ci si aspetta da un grande regista, Wes Craven riuscì a creare un film che, seppur non troppo raffinato, fu argomento di discussione sia quando uscì, sia oggi, dopo mezzo secolo dalla sua uscita. Non è roba da tutti.
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Titolo originale | The last house on the left |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Data d’uscita | 2 Agosto 1972 |
Durata | 84 minuti |
Genere | Horror Thriller |
Regia | Wes Craven |
Cast | Sandra Cassel Lucy Grantham David Hess Jeramie Rain Fred J. Lincoln Marc Sheffler Gaylord St. James Cynthia Carr Ada Washington Marshall Anker Martin Kove Ray Edwards |
Uscita italiana | 20 Giugno 1973 |