«Il coraggio da solo non basta a domare queste acque»

Ogni tanto, nella mania del cinema di ricercare vite fuori dall’ordinario da trasformare in biopic, capitano alcune storie sconosciute ai più, ma meritevoli d’essere sulla bocca di tutti. Questo è il caso de La ragazza del mare, film di Joachim Rønning, già dietro a titoli epici come Maleficent e Pirati dei Caraibi: la vendetta di Salazar.

Trudy Ederle

Se rimane la dimensione del racconto leggendario, qui serve a rappresentare un’eroina speciale e la sua impresa titanica: l’americana Trudy Ederle nel 1926 divenne la prima donna ad attraversare a nuoto la Manica, da Cape Gris-Nez in Francia fino a Kingsdown in Kent.

Nuotatrice per caso

Trudy Ederle, nel film interpretata da Daisy Ridley, la Rey dell’ultima trilogia di Star Wars, non avrebbe mai pensato di diventare un’atleta. Difatti, lo stesso nuoto le fu imposto dalla madre, spaventata da un disastro nautico in cui molti passeggeri erano morti proprio perché incapaci di nuotare. Iniziò a nuotare insieme alla sorella maggiore, Meg, per poi affidarsi completamente alla stoica ma attenta allenatrice Charlotte «Eppy» Epstein, interpretata da una spettacolare Sian Clifford.

La potenza de La ragazza del mare, disponibile dal 19 Luglio disponibile su Disney+, è tuttavia nella capacità di non concentrarsi unicamente sull’impresa sportiva di Trudy Ederle e racconta anche il contesto sociale in cui s’è potuta costruire, nonostante tutto, dalle fatiche di una famiglia della working class, non sempre in grado di capire i sogni della ragazza, ai tentativi di screditare l’atleta da parte di una società sessista, che negli anni ’20 vedeva i trionfi femminili nel mondo dello sport come di seconda categoria.

Nyad ed Ederle

L’anno scorso, su Netflix arrivò Nyad, un film molto simile nelle battute iniziali: la storia di una nuotatrice, in quel caso Diana Nyad, alle prese con un’impresa spettacolare, raggiungere la Florida a nuoto, partendo da Cuba e senza l’ausilio della gabbia per squali.

Un giusto equilibrio

La ragazza del mare, però, nonostante condivida col suo predecessore qualche necessario sentimentalismo, specialmente nei rapporti extrafamiliari, trova un giusto equilibrio tra racconto motivazionale e dramma personale, per poi brillare quando la protagonista entra in acqua e il pubblico la segue tra le onde, mentre dimostra a se stessa il suo potenziale.

La ragazza del mare è una storia di coraggio e di sacrificio, ma anche e soprattutto di autodeterminazione, in un mondo che non permetteva l’espressione, qualsiasi forma essa assumesse.