La saga di Alien: tutti i film con Sigourney Weaver e oltre
La saga di Alien
«Posso sognare?».
Uno slasher nello Spazio
Della saga cinematografica di Alien abbiamo parlato in maniera indiretta in occasione dell’articolo dedicato al geniale e disturbante creatore degli xenomorfi, H.R. Gyger. Non contenti, riprendiamo il discorso oggi, perché film del genere meritano sempre un approfondimento. La storia parte nel 1979, anno nel quale Ridley Scott porta nelle sale la sua storia horror.
Oltre la Fantascienza
Sì, perché Alien a prima vista può sembrare un film di fantascienza ma, se lo guardate con attenzione, vedrete che sfrutta a piene mani i meccanismi degli slasher movie. Il plot, nel caso non lo conosceste, parla di una nave spaziale che prende a bordo una creatura mai vista prima. L’essere è il primo stadio, embrionale, di un’antica e pericolosissima razza aliena di predatori: il risultato vedrà gli astronauti diventare vittime di una caccia spietata e senza scampo. Solo la determinata Ripley, la bellissima Sigourney Weaver, riuscirà a opporsi all’alieno, in una battaglia finale destinata a lasciarle moltissime cicatrici.
La firma di Ridley Scott
Il film riceve altrettante critiche, ingiustificate e basate soprattutto sulla dualità di genere. Legatissimo alla Fantascienza del passato, che aveva una venatura horror ben collaudata, Alien è figlio del suo tempo e del suo regista, ulteriormente appesantito dal pessimismo di Ridley Scott, con la conseguenza di perdere proprio quella porzione naive dei film ai quali era in qualche modo ispirato.
Non lo diremo mai abbastanza: il genere ha meccanismi e linguaggi precisi: poterli utilizzare in contesti nuovi rende un autore capace, oltre che ispirato. Così, l’Alien del 1979 prende brutti voti dai critici, ma incassa milioni di dollari al botteghino, perché al cinema le persone si trovano coinvolte in questa storia claustrofobica, dalla quale sanno che nessuno si salverà, tranne una donna e il suo gatto.
Lo xenomorfo
Piace un sacco la suspense della pellicola eccome: corridoi bui, luci che sfarfallano e un grosso predatore pronto a saltare fuori da dove meno te lo aspetti. In più, l’alieno non è nemmeno di quelli facili d’abbattere. Forte e resistente, ha due bocche irte di denti e il sangue è talmente acido da bucare l’acciaio. Un horror ha sempre bisogno di un mostro dalla forza preponderante e lo xenomorfo inventato da H.R. Gyger diventa subito un’icona mondiale.
A fronte del grosso successo, si pensa a un sequel: arriverà nel 1986. Cambia il regista e da Ridley Scott si passa a James Cameron. Dalle atmosfere prettamente horror si passa a qualcosa di leggermente diverso, anche perché, stavolta, a combattere gli alieni non ci sono minatori, ma veri e propri space marine. Ripley stessa compie una sua mutazione annunciata e da preda diventa definitivamente cacciatrice.
Da preda a cacciatrice
Sarà lei a braccare la regina aliena per eliminare, una volta per tutte, la minaccia xenomorfa: l’immagine di Sigourney Weaver armata di fucile entra, anch’essa, nell’immaginario legato alla saga. Non tutto quanto era farina del sacco di Ridley Scott è eliminato, però: rimane, per esempio, l’enfasi quando la trama indugia sulle mega-corporazioni che sembrano controllare la Terra e che, anche a milioni di anni luce, riescono ad avere una discreta influenza su ogni faccenda.
Lo scontro finale
In più, Aliens: scontro finale approfondisce anche la struttura sociale dei cattivi, mostrandoli come un mortale alveare di creature infestanti. Anche adesso il film è tra i più apprezzati dagli amanti della saga, caratteristica non condivisa da Alien 3, per la regia di David Fincher.
Volendo tornare alle tematiche del capostipite, Alien 3 è ambientato in una prigione spaziale e, invece di scontrarsi contro centinaia di creature, Ripley avrà di fronte un solo xenomorfo, piuttosto agguerrito. Probabilmente concepito come il canto del cigno della saga, Alien 3 risulta uno sciatto more of the same, con così poco appeal, che la scena finale arriva e se ne va quasi senza colpo ferire, invece di restare impressa nella memoria degli spettatori. L’anno è il 1992 e sembra che i giochi siano finiti.
Una saga in declino
Poi arriva il 1997 e con esso Alien: la clonazione. Ambientato 200 anni dopo l’ultimo film, per la regia di Jean-Pierre Jeunet, riesce a scalzare il suo predecessore dal podio della pellicola più brutta della saga. Complici del disastro, una serie di idee poco ispirate e pensate, invece, per svecchiare il franchise, ma prive di alcun effetto, se non quello di far infuriare i fan. Restano alcuni echi dei lavori passati, ma sono troppo pochi e troppo diluiti per fare di Alien: la clonazione un film apprezzabile.
Gli spin-off
Non va bene nemmeno con gli spin-off, in realtà. Negli anni, ’80 Alien aveva una sua controparte non ufficiale, un alieno altrettanto forte e brutale, anch’esso cacciatore e, non a caso, campione di incassi: è Predator, con l’Arnoldone nostro. Venne in mente di farli combattere uno contro l’altro, dunque, e nacquero i comic Aliens vs Predator, un videogame omonimo (1999) e poi un film nel 2004.
Un nuovo nemico per lo xenomorfo
Sebbene all’epoca fece molto effetto vedere due dei nostri mostri preferiti darsele di santa ragione (e non solo a noi, come testimonia l’artwork di Benjamin Parry proposto qui sotto), con in mezzo i «patetici, piccoli, indifesi» umani, bisogna ammettere che Alien vs Predator lasciò l’amaro in bocca. Vuoi per l’ambientazione terrestre, vuoi per la sceneggiatura tirata o per l’interpretazione d’arresto immediato di Raul Bova, il film non diede nulla.
Deve, però, esser piaciuto, perché arrivò un seguito nel 2007, nel quale il cattivo è un misto fra le due razze, un predalien che, in un colpo solo, riesce a eliminare il carisma di entrambe le creature. I fan, delusi da tutto questo, iniziano a sperare ancora quando arriva l’annuncio che Ridley Scott sta lavorando nuovamente alla saga, per la precisione a un ciclo di prequel del primo Alien.
I prequel
Prometheus arriva nel 2012 e lascia più domande che risposte. Ridley Scott insiste, però, e in sala arriva il secondo e conclusivo capitolo, Alien: Covenant. Nello Spazio nessuno può sentirti urlare, ma al cinema sì: purtroppo i due film, bellissimi sotto un profilo visivo, convincono meno sotto quello della trama, traballante e molto centrata sull’attore protagonista, Michael Fassbender.
Un’icona in ogni caso
Poco male, però: nonostante dopo le prime due pellicole, in molti abbiano fatto di tutto per uccidere un’icona, il suo creatore compreso, fortunatamente l’alieno mostra ancora una volta d’essere un osso durissimo d’abbattere. Per questo dichiariamo apertamente d’essere xenomaniaci!