Labyrinth: ecco perché è ancora tutto possibile
Labyrinth
«Non hai nessun potere su di me».
Titolo originale | Labyrinth |
---|---|
Lingua originale | inglese |
Paese | Regno Unito USA |
Data d’uscita | 27 Giugno 1986 |
Durata | 101 minuti |
Genere | Fantasy |
Regia | Jim Henson |
Cast | David Bowie Jennifer Connelly Toby Froud Shelley Thompson Christopher Malcolm Shari Weiser Rob Mills David Barclay Karen Prell Warwick Davis Frank Oz Natalie Finland |
Tutto è ancora possibile
Quando David Bowie ci ha lasciato, il giorno dopo abbiamo potuto assaporare una rassegna di alcuni suoi film. Sulle reti nazionali si sono succeduti L’uomo che cadde sulla terra e Myriam si sveglia a mezzanotte, due classici che chiunque dovrebbe vedere, mentre le reti Mediaset hanno trasmesso Il mio West… Altra caratura! Ovviamente, la pellicola cui siamo più affezionati è un vecchio fantasy del 1986. Si tratta di Labyrinth e non possiamo esimerci dal parlarne.
La mano di Jim
Partiamo dalla regia, che vede protagonista Jim Henson, papà blasonato dei Muppets e dietro la macchina da presa anche del meno famoso, ma molto cult, Dark crystal, firmato insieme a Frank Oz. La verve visionaria del regista si scatena letteralmente nell’animazione impeccabile di molte delle creature che popolano il film. Questo ci riporta a un altro elemento fondamentale: la realizzazione degli effetti speciali, molto manuale, ma assolutamente sbalorditiva. I pupazzi del mondo di Labyrinth parlano, si muovono e danzano come fossero vivi e parte della magia è data anche dalle coreografie, curate da una certa Gates McFadden, meglio conosciuta nei panni di Beverly Crusher, medico dell’Enterprise comandata dal Capitano Picard.
La storia
Punto non meno importante è la storia, che può essere vista con gli occhi di un bambino e, in una curiosa ambivalenza, con quelli di un adulto. Il plot è semplice: Jareth, il Re dei Goblin, rapisce il fratellino di Sarah, interpretata da una giovanissima Jennifer Connelly. La ragazza lo rivorrebbe indietro e Jareth la sfida a raggiungere il centro del labirinto prima che trascorrano tredici ore. Sarah non ha molta scelta e dunque accetta d’intraprendere il suo viaggio fino al cuore della Città dei Goblin.
Incontrerà una moltitudine di creature tra le più strambe mai concepite e qualcuna di esse le sarà amica e fedele alleata, tra cui l’indimenticabile. Come se il labirinto, immenso e complicato, non fosse poi abbastanza difficile da attraversare, Jareth tenderà a Sarah parecchi tranelli. Giocherà sporco, molto sporco, e fino alla fine.
La morale alla fine del viaggio
Il viaggio della ragazza terminerà con un classico happy ending e, in più, Sarah avrà imparato a non scansare le sue responsabilità. Sarà cresciuta, una volta alla fine del labirinto e da sedicenne infantile avrà fatto un passo decisivo verso l’età adulta. Sono tante le situazioni e i luoghi a restare impressi, scolpiti nella memoria: i comprimari del viaggio a tratti onirico nel dedalo del labirinto; David Bowie a giocare con le sfere di cristallo, sequenze girate con l’ausilio del giocoliere Michael Moschen; le scenografie alla Escher all’interno del castello e tanto, tanto altro. Il linguaggio è fortemente evocativo per gli adolescenti e anche efficace, ma immaginate di vedere il film con gli occhi di un adulto. So che per molti di voi non sarà difficile…
Con gli occhi di un adulto
Quando ci accostiamo a Labyrinth con la maturità ormai raggiunta da un pezzo, ecco che ci arrivano altre sfumature. Jareth è, sì, il cattivo, eppure mai una volta tenta d’uccidere Sarah; vuole spingerla fino al centro del labirinto, la sua casa. Le rapisce il fratellino e soltanto perché lei glielo aveva chiesto, anzi implorato; la sua ricerca forse rappresenta la condizione di nuove responsabilità acquisite col crescere.
La celebre frase
Il Re del Goblin la sfida sempre e costantemente le ricorda che dovrà dimostrare d’essere brava o, meglio, addirittura più in gamba di lui. E la guarda, con occhi pieni d’ammirazione. Ecco il segreto dell’ambivalenza del film. Jareth ama Sarah, perdutamente, e Jareth è l’uomo adulto: cerca sempre di sedurla facendola sentire, ovunque si trovi, più piccola e indifesa. Diventa anche esplicito alla fine di Labyrinth, dichiarandole che sarebbe stato al suo servizio e avrebbe esaudito ogni suo desiderio, ma Sarah gli risponderà in un modo divenuto celebre: «Non hai nessun potere su di me».
Su questo gioco si muove tutto Labyrinth: da una parte la fuga dalle responsabilità, dall’altra l’affidarsi a un uomo (o a una donna) più grande, per non doverle accettare. Da bambina, Sarah diventa donna capace di guardare alla pari il suo aguzzino e probabilmente si rende conto quanto dovrà ringraziarlo per quello che le ha dato modo di fare, cioè dimostrare a se stessa d’essere in grado di diventare adulta. C’è una scena di seduzione, nella quale Jareth e Sarah danzano come fossero un principe e una principessa.
Un ballo indimenticabile
È sottolineata dalla colonna sonora, peraltro splendida e firmata dallo stesso David Bowie e Trevor Jones, unitamente al fatto che il tutto si svolge in un sogno creato dallo stesso Re dei Goblin, sempre con l’intento di far scordare alla giovane il suo obiettivo principale. I due si guardano negli occhi ed entrambi trasmettono un qualche tipo d’attrazione: per il maturo Jareth questa è rivestita da un certa sicurezza; negli occhi di Sarah traspare, invece, la curiosità di capire quali sentimenti stiano emergendo, agitandosi nel suo animo.
Il lavoro di Terry Jones
Ovviamente Labyrinth non è una sorta di Lolita in chiave fantasy, ma semplicemente notiamo come, in fase di scrittura, questo sottotesto emotivo sia stato perfettamente analizzato e utilizzato. Jennifer Connelly, poi, lo ha reso alla perfezione, con la conseguenza di rendere superflua ogni parola in più sull’argomento.
Lo diciamo spesso e anche stavolta lo ripetiamo: se uno sceneggiatore si prende la briga di capire cosa il suo personaggio potrebbe provare nelle scene e nelle situazioni descritte, non ha bisogno di farglielo dire, perché riuscirà comunque a far percepire allo spettatore tutti i livelli emotivi voluti. Quando, poi, lo sceneggiatore non è uno qualunque ma Terry Jones dei Monty Python, allora il capolavoro è quasi assicurato. E infatti siamo qui, dopo tanto tempo, ancora a parlare di Labyrinth.
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Titolo originale | Labyrinth |
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Lingua originale | inglese |
Paese | Regno Unito USA |
Data d’uscita | 27 Giugno 1986 |
Durata | 101 minuti |
Genere | Fantasy |
Regia | Jim Henson |
Cast | David Bowie Jennifer Connelly Toby Froud Shelley Thompson Christopher Malcolm Shari Weiser Rob Mills David Barclay Karen Prell Warwick Davis Frank Oz Natalie Finland |