La favola di Richard

Per colpa degli adattamenti fiabeschi, del bisogno di far apparire azzurri i Principi e fresche d’estetista le Principesse, spesso il medioevo cinematografico è stato restituito con una grandeur che mal si confà alla realtà dei fatti. Lo sfogo del Mago Merlino ne La spada nella roccia, quand’è intento a prelevare faticosamente l’acqua da un pozzo («niente idraulica, niente elettricità, niente di niente!») o i piedi zozzi dei villici che ruminano tra i rifiuti dei monaci de Il nome della rosa ci restituiscono l’opportuna verità. Il Medioevo era uno schifo fangoso, infausto e repellente.

Cosa resta della fiaba?

Cosa resta, dunque, della fiaba, dopo aver ridimensionato i grandi castelli, le chiese dalle ampie navate e le armature splendenti? Restano manieri diroccati, ronde di pochi guerrieri bene armati, capaci di tenere testa ai primitivi zappaterra e, quelle sì, le anguste prigioni da cui era impossibile scappare. A meno di non essere nati per questo.

Un gioiello sulla corona

Parliamo di Ladyhawke, uno dei gioielli sulla corona di Richard Donner: il suo splendore non s’offusca col tempo. Incorniciato in una dimensione verosimile, contenuta e assai fedele alla realtà, questa meravigliosa pellicola, infatti, non accusa un frame d’invecchiamento. Girato quasi totalmente nel centro del nostro Paese, a dispetto del tono franceseggiante, Ladyhawke ha mantenuto intatto il suo fascino romantico e avventuroso.

Pilastri di questa impresa sono il fantastico cast, l’ispirata regia e, soprattutto, la storia. Avvincente come poche altre del suo genere, Ladyhawke è capace di stringere sotto la copertina del divano sia il fidanzato rude, fanatico dell’azione e della vendetta, che la romantica compagna in cerca di amori matti e disperatissimi, facendo battere i rispettivi cuori all’unisono in più di un’occasione.

Il fuggiasco e il cavaliere

Le campane di Aguillon suonano per dare l’allarme. Philippe Gaston, detto il Topo, è riuscito a evadere dalla prigione della città, scovando un pertugio tra le fognature. Nessuno è mai riuscito in una simile impresa e il prigioniero va ritrovato. Ne va dell’onore della guardia, della città e del suo capo politico, il vescovo. Ma quando gli armigeri scovano Philippe in una locanda, in suo aiuto giunge un cavaliere, il fiero Navarre, ex capo della milizia di Aguillon, ormai decaduto e ricercato.

Il lupo e la fanciulla

In groppa al suo fiero destriero e accompagnato da un falcone, che poi è una poiana, Navarre fa a pezzi gli armati e porta in salvo il ragazzo. In cambio, il cavaliere chiede di conoscere il percorso usato da Philippe per evadere, in quanto intenzionato a usarlo per entrare non visto in città e uccidere il vescovo. Tra i due, infatti, sembra esserci un conto in sospeso e, al calare della notte, il cavaliere annuncia al ragazzo che si rivedranno al mattino e lo lega per assicurarsi che non scappi. Ma non bastano due corde per fermare il Topo il quale, liberatosi in fretta, è bloccato da un feroce lupo nero, ammansito dalla presenza di Isabeau, un’eterea bionda apparsa dal nulla.

Passano i giorni e i tentativi di fuga. Philippe non capisce come faccia la splendida ragazza ad apparire tutte le notti e sempre in assenza di Navarre. Ma un giorno, durante un’imboscata, il falco del cavaliere è colpito da una freccia. Il cavaliere implora disperatamente il ragazzo di portare l’uccello a un monaco per salvargli la vita, così questo raggiunge la rocca in cui il prelato vive in totale isolamento, schiavo del vino e dei piaceri terreni. Assai lontano dallo stereotipo dell’uomo di chiesa, il monaco Imperius vorrebbe cucinare il falcone ma, al nome di Navarre, il suo viso si trasforma.

La verità svelata

Il curato prende l’uccello e intima al ragazzo di non entrare per nessun motivo nella sala in cui lo curerà, ma quando lui, disubbidendo, trova la donna ferita da una freccia nel letto del monaco, la vicenda impossibile è infine svelata. Imperius racconta così al ragazzo della terribile maledizione che il vescovo in persona, un uomo malvagio asservito alle forze oscure, ha scagliato sulla bionda Isabeau e sul suo amato Navarre. Geloso del loro amore, il vescovo ha stretto un patto con Satana, che trasforma ogni giorno la donna nel falco e ogni notte il cavaliere nel lupo.

La maledizione

Sempre insieme, ma senza mai potersi toccare, i due sembrano condannati a un destino invincibile, ma Imperius sostiene d’avere una soluzione. Responsabile della loro condizione, per averne rivelato ubriaco la storia al vescovo durante una confessione, ha ricevuto in sogno l’annuncio di «una notte senza il giorno e un giorno senza la notte». Quando quel momento arriverà, i due potranno mostrarsi all’unisono al vescovo e spezzarne la maledizione. Ma Navarre non crede alla sua storia e resta deciso a uccidere il malvagio nemico. Grazie all’aiuto di Philippe, ormai scudiero, amico e salvatore dei due amanti, riesce malgrado tutto ad affrontare lo sguardo del vescovo, a liberarsi dal suo maleficio e, infine, a ucciderlo, quando ormai tutti hanno aperto gli occhi di fronte alla sua anima corrotta.

Uscito nel 1985, lo stesso anno de I Goonies, Ladyhawke emoziona da decenni senza mai stancare, anche grazie alla sontuosa colonna sonora di Andrew Powell, capace di dare ritmo ed epica alla vicenda, e dal sontuoso cast, in cui spiccano il finalmente buono Rutger Hauer, la Michelle Pfeiffer più bella di sempre e un giovanissimo Matthew Broderick. Niente idraulica, dunque, e niente elettricità. Ma tanto, tanto amore!