Leiji Matsumoto: lo spazio infinito del grande autore nipponico
Leiji Matsumoto
«Animation must not in any way limit the imagination of those who watch it».
Nessun limite
Quando il limite è l’infinito, l’immaginario può espandersi senza confini. Ho sempre amato la Fantascienza, in tutte le sue sfumature, per la capacità di scommettere sul futuro usando noi uomini come fiches. La mia passione è nata da bambino, quando i sogni resistono alla notte grazie a maestri capaci di illuminarci la strada verso il nostro destino. E, tra questi, Leiji Matsumoto splende come un messia.
Il difficile destino degli eroi
Il maestro giapponese è considerato tra i più influenti autori nipponici, per la sua capacità di costruire un universo in cui trovano spazio molte delle visioni decadenti novecentesche relative al futuro della nostra specie, senza però mai perdere la fiducia nella forza che s’annida nel cuore dell’uomo. Gli eroi nati dalla sua matita, infatti, sono tutti accumunati da un difficile destino. Sono uomini sconfitti, emarginati o sul ciglio della disperazione, ma sorretti da una tenacia capace di far bruciare fortissima la fiamma della speranza.
Star blazers
Akira Matsumoto, in arte Leiji poi storpiato in Reiji, in un susseguirsi di significati epici come Leone, Guerriero Zero o Samurai della Mezzanotte, trova la sua strada giovanissimo, vincendo a 15 anni un concorso che gli apre le porte degli shojo, ma che abbandona assai presto per dedicarsi alla Fantascienza, sua vera passione. Il primo grande lavoro in questo senso è Uchuu senkan Yamato (1975), da noi conosciuto grazie all’anime Star blazers.
Per salvare la Terra dalle radiazioni provocate da un attacco degli alieni Gamilon, è necessario raggiungere il lontano pianeta Iskandar e recuperare il Cosmo Cleaner, uno strumento capace di rendere nuovamente abitabile la superficie della Terra. Per il viaggio è riesumata la poderosa corazzata Yamato, fiore all’occhiello della marina nipponica della Seconda Guerra Mondiale, riconvertita in astronave.
Grazie all’esperienza del nobile e disingannato ammiraglio Okita, e forte dell’eccezionale cannone a moto ondulare, la Yamato riuscirà a tornare dal suo viaggio per assicurare un futuro a una Terra «più rossa di Marte e più brulla della Luna».
Capitan Harlock
In questa vicenda appare un comprimario destinato a divenire iconico del mondo del suo autore e protagonista della successiva e probabilmente più famosa serie di Leiji Matsumoto, Capitan Harlock.
Nel 2977 l’umanità è dominata dall’atarassia. I non allineati sono considerati criminali. Nemmeno quando un’immensa sfera del diametro di 2 chilometri si schianta su una città terrestre i governanti riescono a scuotersi dal loro torpore, ignorando l’appello del Professor Daiba, che riconosce il manufatto come una dichiarazione di guerra dei Mazoniani, alieni di natura vegetale dalle sembianze di donna.
Quando Daiba è assassinato da un sicario sotto gli occhi del figlio Tadashi, il ragazzo decide d’imbarcarsi sull’Arcadia, l’astronave del più famigerato pirata terrestre, Capitan Harlock. Nel suo viaggio tra le stelle, Tadashi avrà modo d’imparare molte cose sia sui suoi compagni che sui nemici, in un susseguirsi di colpi di scena durante i quali i pirati dell’Arcadia diverranno gli unici baluardi a difesa del nostro pianeta.
Un’icona senza tempo
Il fascino di Harlock, indecifrabile e carismatico perfino nei suoi silenzi, è sopravvissuto intatto fino ai nostri giorni, divenendo il testimonial per eccellenza della produzione di Leiji Matsumoto.
Il suo viaggio nell’immaginario lo ha portato velocemente dai fumetti al piccolo schermo e fino al cinema, in tempi recenti, mantenendo inalterata la dimensione speculativa e drammatica dell’originale che, vale la pena ricordare, in linea con la tradizione nipponica terminava un momento prima dello scontro finale tra l’infinita flotta di Raflesia, regina di Mazone, e l’Arcadia.
Galaxy Express 999
Nello stesso anno di Capitan Harlock, il 1977, il Galaxy Express 999 parte dalla Terra diretto verso Andromeda, il pianeta sul quale a ogni uomo è concesso un corpo meccanico. Il giovane Tetsuro (Masai nell’anime), dopo aver visto sua madre uccisa da crudeli uomini meccanizzati, s’imbarca al seguito di Maetel, una donna misteriosa molto simile a sua madre.
Durante il lungo viaggio, Tetsuro avrà modo di riflettere sul senso della vita, confrontandosi con amici e nemici che faranno maturare in lui la convinzione che un freddo ed eterno corpo meccanico non potrà che renderlo infelice. Ribellatosi alla regina di Andromeda, madre di Maetel, ne provocherà la caduta anche grazie al sostegno della ragazza che, dopo il lungo viaggio, si scoprirà estremamente affezionata al protagonista.
Tante storie
Sono ancora moltissime le storie che hanno reso Leiji Matsumoto un protagonista immortale del nostro tempo, come La regina dei mille anni, Starzinger, Queen emeraldas o Danguard, storie spesso collegate da riferimenti o personaggi che hanno dato vita al cosiddetto Leijiverse.
Ma i suoi tre più importanti lavori sono ricordati dal nostro pubblico di casa con grande affetto, per le trasposizioni televisive che hanno contribuito a formare il giovane pubblico d’allora con contenuti filosofici irreperibili negli altri prodotti dell’epoca, che hanno dato vita a una vera e propria epica dello Spazio senza eguali tra i mondi fatti di carta e colori. E ora scusatemi, ma devo andare a stendere il jolly roger…