L’origine delle specie: è tempo d’evolvere | Weird Science
Le origini delle specie
«Ignorance more frequently begets confidence than does knowledge: it is those who know little, and not those who know much, who so positively assert that this or that problem will never be solved by science».
Eden, abbiamo un problema
7 allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.
21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto.
22 Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.
Genesi, Capitolo 2
15 Le mie ossa non ti erano nascoste,
quando fui formato in segreto
e intessuto nelle profondità della terra.
16 I tuoi occhi videro la massa informe (Golem) del mio corpo
e nel tuo libro erano tutti scritti
i giorni che mi eran destinati,
quando nessuno d’essi era sorto ancora.
Salmo 139
A contarli, saranno ancora nell’ordine dei milioni gli individui che, tutt’oggi, sentendosi felici d’essere discendenti di un Golem e di un osso nastriforme, deridono e insultano quanti frappongono delle volgari scimmie tra l’uomo e il divino. Magari è anche una questione di comodo, visto che la programmazione di Scienze di un creazionista è esaurita già il primo giorno di scuola.
Una questione di parte
Nerdface si schiera, apertamente e senza ripensamenti, e festeggia con chiunque vorrà farlo la pubblicazione de L’origine delle specie, traduzione sbrigativa del più puntuale On the origin of species by means of natural selection, or the preservation of favoured races in the struggle for life.
Charles Darwin
Titolone lungo, à la Lina Wertmüller, che però fornisce molti indizi non solo sulle premesse, ma anche sulla portata della teoria che l’autore, quel Charles Darwin che siamo abituati a vedere raffigurato con la testa calva e un barbone bianco a sormontare le membra dinoccolate di uno scimpanzé, formulò e divulgò a seguito del suo straordinario corso di studi.
Prima dello scienziato
Charles Darwin non fu certo il primo uomo sulla terra cui passò per la mente il concetto d’Evoluzione. Già nel V secolo A.C., quando gli Dei lasciavano gli uomini un po’ più liberi di pensare, Anassimandro di Mileto teorizzava una comune origine acquatica per tutti gli esseri viventi e, quattro secoli dopo, a Roma Lucrezio spiegava a Memmio, nel quinto libro del suo De rerum natura, che «mutat enim mundi naturam totius aetas ex alioque alius status excipere omnia debet nec manet ulla sui similis res: omnia migrant, omnia commutat natura et vertere cogit». Per chi è arrugginito in latino: «Il tempo, infatti, muta la natura di tutto il mondo e, in tutte le cose, a uno stato deve subentrarne un altro, né alcunché resta simile a se stesso: tutte le cose passano, tutte la natura le trasmuta e le costringe a trasformarsi».
Quel che permise al figlio di un medico, studente di medicina fallito (si sentiva male ogni volta che assisteva a un intervento chirurgico), pastore anglicano mancato, appassionato collezionista di coleotteri, nato nel 1809, d’andare oltre le congetture e formulare una teoria complessa e rivoluzionaria, tuttora solida base del pensiero scientifico moderno, non fu solo il poter frequentare le prestigiose università d’Edimburgo e Cambridge, o d’apprendere tramite docenti illuminati le teorie dei suoi illustri ispiratori, quali l’omologo naturalista Jean-Baptiste Lamarck e il lungimirante economista Thomas Robert Malthus.
Cosa fece la differenza
La differenza, per il ventiduenne Charles Darwin, la fece poter mettere in pratica quanto il suo omonimo Charles Marlow, protagonista del Cuore di tenebra di Joseph Conrad, sognava di fare da bambino: «At that time there were many blank spaces on the earth and when I saw one that looked particularly inviting on a map (but they all look that), I would put my finger on it and say, “when I grow up, I will go there”». Charles Darwin intraprese, in qualità di naturalista e a bordo del brigantino Beagle, tra il dicembre 1831 e l’ottobre 1836, un viaggio alla scoperta della vita, non certamente una lunga crociera nell’orrore.
I principi dell’Evoluzione
Fu mediante l’osservazione, la comparazione e lo studio di reperti fossili, piante e animali, effettuate circumnavigando il Sud America e l’Oceania, che trovò il filo conduttore utile a permettergli, attraverso la raccolta di prove concrete, d’unificare i precedenti postulati, corroborandoli e riformulandoli nei principi che ci permettiamo d’elencare brevemente.
- Ogni popolazione tende a produrre prole in eccesso rispetto a quanto le risorse dell’ambiente in cui vive possono sostenere, dando luogo come conseguenza alla lotta per la sopravvivenza tra i componenti di una stessa popolazione di cui, per ogni generazione, sopravvive solo una parte dei discendenti.
- Ogni popolazione mostra al proprio interno una notevole variabilità dei caratteri. Alcune caratteristiche si rivelano più favorevoli di altre, in quanto permettono all’individuo d’adattarsi all’ambiente e sfruttare meglio le risorse disponibili.
- Il diverso adattamento all’ambiente naturale dei membri di una popolazione si traduce in un successo riproduttivo differenziato, che costituisce la selezione naturale.
- Le caratteristiche favorevoli che hanno permesso agli individui di una popolazione un miglior adattamento all’ambiente sono caratteri ereditabili, cioè sono trasmessi alla prole.
A leggerli ora, questi concetti potrebbero sembrare scontati, quasi banali; i risultati di ricerche come quelle di Gregor Mendel sulla trasmissione ereditaria di determinati caratteri, o gli studi comparativi sulle ossa dell’arto superiore dei vertebrati non fanno che confermarne la validità, ma all’epoca della loro pubblicazione fecero storcere il muso a un gran numero di persone.
Fine della magia
Tutta la magia del Giardino dell’Eden, del patto tra l’uomo e un Dio che lo ha fabbricato dal fango a propria immagine e somiglianza, tutte le implicazioni religiose e morali del caso andarono a farsi benedire nel momento in Charles Darwin sostituì l’albero della conoscenza del Bene e del Male con lo schema scarabocchiato del suo albero della vita, prototipo inconfutato di tutti gli alberi filogenetici mai disegnati.
Dev’essere stato un duro colpo per molti essere spodestati dal ruolo di figli prediletti e finire gettati nel mucchio della prole di un antenato comune: l’impressione di trovarsi di fronte a un proprio simile, guardando le smorfie di un orango allo zoo ha ricevuto conferma da reperti fossili provenienti da tutto il mondo.
Nerdface non possiede (ancora) l’autorevolezza scientifica, né ha l’intenzione d’inserirsi in un dibattito ormai obsoleto; non vogliamo riportare per esteso la complicata gestazione di un’opera di cui Charles Darwin curò personalmente numerose edizioni, o d’elencare la quantità di scienziati e pensatori che influenzarono o furono influenzati da essa.
Pezzi di fango
C’è un mare di letteratura che vale la pena di scoprire, studiare e consultare, nonché una galassia di film, fumetti, videogiochi e altre amenità che, a modo loro, rendono gloria al barbuto scienziato: fra tutti, la maglietta indossata dalla creazionista Ruth Buggs, nel film Paul. Questo vuole essere un piccolo omaggio a uno dei padri del metodo scientifico moderno, una mente critica, avida di conoscenza e cui dobbiamo un programma di Scienze un po’ più lungo, ma anche una maggiore consapevolezza e la certezza di non essere, salvo alcune eccezioni, dei semplici pezzi di fango.