L’Uomo Tigre 2: il primo dei tanti figli di Naoto Date
L’Uomo Tigre 2
«Non è la forza a essere giustizia, è la giustizia a essere forza!».
Titolo originale | タイガーマスク二世 |
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Lingua originale | giapponese |
Paese | Giappone |
Anni | 1981-1982 |
Stagioni | 1 |
Episodi | 33 |
Genere | Drammatico Lotta Sport |
Character design | – |
Regia | Takami Morishita |
Musiche | Shunsuke Kikuchi |
Studio | Toei Animation |
Primo episodio | 20 Aprile 1981 |
Uscita italiana | 29 Maggio 1985 |
Siamo figli di Naoto
Malvagità, violenza gratuita e gesti efferati, accompagnati da minacce, ricatti e attentati, possono trovare spazio all’interno di un cartone animato? Come nella buona vecchia fabula, la risposta è affermativa ma, per ragioni di servizio, è sempre necessario trasmettere un messaggio morale, preferibilmente costruttivo. Da oltre mezzo secolo L’uomo tigre, anche detto Taigā masuku o Tiger mask, incarna sapientemente il mix di elementi indicati, che prendono forma in uno dei più leggendari manga, e poi anime, della storia del Sol Levante.
Correva l’anno 1968…
E se l’italico fuso mediatico ce lo fa ricordare come un caposaldo degli anni ’80, con la prima messa in onda sui nostri schermi nel 1982, bisogna precisare che la vicenda vede la luce in patria con moltissimo anticipo, addirittura nel 1968. La storia ci racconta di come il giovane Naoto Date, un bambino rimasto orfano dopo la Seconda Guerra Mondiale, vedendo una tigre in uno zoo rimanga colpito dal poderoso fascino della belva. Decide così che quella forza un giorno sarà sua e, sotto gli occhi dei suoi compagni d’orfanotrofio, scappa per non tornare mai più.
La Tana delle Tigri
È raccolto da un messo di Tana delle Tigri, un’organizzazione criminale volta a formare i più abili e spietati wrestler del mondo e, per un periodo di dieci anni, è allenato presso la sua base segreta celata tra le vette alpine, facendogli fare a botte con belve feroci e sottoponendolo a piegamenti su lance aguzze. Nessuno ha diritto a una seconda occasione.
Naoto ne esce come il Demone Giallo, un formidabile quanto spietato aguzzino, abilissimo lottatore pronto a perorare la causa di Tana delle Tigri e a versare per essa la metà d’ogni guadagno ottenuto. Tornato in Giappone, però, si ritrova faccia a faccia col suo passato e, deciso ad aiutare gli orfani di una casa gestita da due suoi vecchissimi amici, spezza il patto coi criminali e devolve i suoi guadagni alla causa dei più soli.
Nasce l’Uomo Tigre
Ovviamente il gesto non passa inosservato e il terribile leader di Tana delle Tigri sguinzaglia il suo peggior scagnozzo, lo spietato Mister X (caso più drammatico d’ittero della storia dell’animazione mondiale), per eliminare il traditore. Deciso a non tornare indietro, Naoto mette da parte il Demone Giallo per assumere i panni di Uomo Tigre, lottatore fortissimo ma rispettoso delle regole ed eroico esempio per gli onesti.
L’ultimo round
Uno dopo l’altro Naoto, anche grazie al sostegno dei migliori lottatori della Lega Giapponese, come i realmente esistiti Antonio Inoki o Giant Baba, sconfigge tutti i sicari inviatigli contro, assurgendo al ruolo di paladino della giustizia. Quando, alla fine, si trova di fronte il terribile Grande Tigre, capo dell’organizzazione, è messo alle strette dalla spietata tecnica dell’avversario e subisce una serie di colpi inflitti alla testa col tronco aguzzo di una panca di legno. Ed è smascherato in diretta TV.
Indimenticabile la sua reazione: sotto gli occhi di un pubblico finalmente in grado di riconoscerlo, prima ha un collasso nervoso che lo porta a ridere e piangere contemporaneamente, poi cede allo spirito del Demone Giallo e, con una lunga serie di colpi proibiti, riduce in fin di vita l’avversario. Inutile il tentativo di Baba e Inoki di fermarlo: pur insieme, non riescono a impedire che Naoto schiacci l’esanime Grande Tigre sotto l’enorme riflettore del ring.
La fuga
Resosi conto della follia commessa, il campione fugge, convinto d’avere vanificato tutto il lavoro svolto con la distruzione della vecchia Tana delle Tigri solo per essere divenuto alla fine identico ai suoi avversari, proprio sotto gli occhi di quei bambini di cui aveva deciso d’essere l’eroe. Su tutti Kenta, il fanciullo che detestava Naoto per la sua debolezza e che invece era il più grande sostenitore del lottatore mascherato.
La seconda serie
Nella seconda serie scopriremo che Naoto, smessi per sempre i panni del lottatore, s’è sacrificato per salvare un bambino da un’automobile, lasciando ad altri la responsabilità di portare avanti le battaglie dell’Uomo Tigre. Eredità che sarà raccolta dal giovane Tatsuo Aku, anch’egli orfano: quando verrà a sapere della morte del suo eroe, studierà le arti marziali e diverrà giornalista, fino a quando in una rissa rimarrà ucciso il suo migliore amico.
La storia di Tatsuo Aku
La vendetta consumata a suon di botte lo porterà in prigione, dove sarà contattato da una versione 2.0 della Tana delle Tigri, ora non più un’organizzazione criminale. S’allena e diviene Tiger Mask 2, un lottatore più pacchiano ma non per questo meno affascinante, a partire dalla gemma incastonata al centro della maschera.
Il secondo Uomo Tigre
In corto circuito di storia e kitsch, il nuovo Uomo Tigre conquista la Cintura delle Piramidi sconfiggendo dieci avversari di seguito, in un torneo clandestino in Egitto (nota patria delle arti marziali), per poi usare una vera e propria Piramide rinvenuta in Giappone (nota patria dei monumenti funerari a punta) come base segreta, con tanto di macchina transformers e tigre corazzata al seguito.
Un po’ lottatore, un po’ supereroe, L’Uomo Tigre 2 avrà un nuovo nemico d’abbattere, la Federazione Spaziale, guidata dallo sfacciatamente ricco, dittatore, petroliere ed emiro Ahman Hassan. La seconda stagione si discosta dalle atmosfere originali della vicenda ideata da Asaki Takamori, conosciuto anche come Ikki Kajiwara o Asao Takamori, e già padre di manga sportivi di grande successo come Tommy la stella dei Giants o il celeberrimo Rocky Joe.
Neorealismo nipponico
Emarginazione, povertà, situazioni di disagio sociale e malattia erano il marchio autoriale di un neorealismo nipponico, in cui l’elemento sportivo era vissuto sempre con un’irrefrenabile tendenza all’esagerazione. Nessun cattivo di nessun cartone animato, infatti, potrà mai superare il livello di malvagità del padre di Tommy la stella dei Giants, così come non esistono molti finali più drammatici di quello di Rocky Joe.
Forse per queste scelte, che ridimensionano anche le disavventure di Candy Candy, questi personaggi, e in particolare l’Uomo Tigre, resistono nell’immaginario collettivo ben oltre ogni aspettativa.
Travalicare la finzione
Contaminando la realtà col suo esempio imperfetto, ma tenace, L’Uomo Tigre ha saputo travalicare i confini della finzione, spingendo molti misteriosi benefattori, come nel romanzo Papà Gambalunga di Jean Webster, a firmare col nome di Naoto Date tantissimi ignoti atti di beneficenza. Non esiste eredità migliore per il protettore degli orfani, andata ben oltre il suo successore a cartone animati e capace di coinvolgere migliaia di persone in gesti di solidarietà anonima. Siamo tutti suoi figli e, finché ne celebreremo il ricordo, nessuna Tana delle Tigri potrà più tornare.
La sigla completa de L’Uomo Tigre 2
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Titolo originale | タイガーマスク二世 |
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Lingua originale | giapponese |
Paese | Giappone |
Anni | 1981-1982 |
Stagioni | 1 |
Episodi | 33 |
Genere | Drammatico Lotta Sport |
Character design | – |
Regia | Takami Morishita |
Musiche | Shunsuke Kikuchi |
Studio | Toei Animation |
Primo episodio | 20 Aprile 1981 |
Uscita italiana | 29 Maggio 1985 |