M. Night Shyamalan: i film del maestro dei colpi di scena
M. Night Shyamalan
«My hope is we broke so many rules we created a new rule».
Il maestro dei colpi di scena
Per parecchio tempo M. Night Shyamalan è stato uno dei miei registi preferiti, al punto che anche opere considerate dai più decisamente sottotono rispetto agli standard le trovavo quantomeno interessanti. Poi, però, ho dovuto cedere alla dura realtà e ai numerosi giri a vuoto recenti del regista. Ma sul suo talento non si discute.
Gli esordi in Super 8
Fin da piccolo, infatti, si cimenta in film in Super 8, alcuni dei quali hanno anche ricevuto un cammeo nelle sue pellicole più blasonate, ed è ancora uno studente universitario quando il suo primo lungometraggio partecipa al Toronto Film Festival, è acquistato e trasmesso dalla TV canadese. Si tratta di Praying with anger (1992), pellicola fortemente autobiografica che non raggiunge gli onori della cronaca, ma lascia intravedere ai critici la stoffa ancora da affinare. E il meglio arriverà in brevissimo tempo.
Il sesto senso
Dopo la commedia drammatica A occhi aperti (1998), che in Italia esce direct to video, nel 1999 arriva nelle sale il film che lo lancia nell’Olimpo del cinema. Si tratta ovviamente de Il sesto senso, con protagonisti Bruce Willis e l’allora giovanissimo Haley Joel Osment. Horror dal taglio decisamente originale, è uno di quei film costruiti sapientemente per giocare con lo spettatore, facendogli credere d’aver capito tutto, quando invece sta accadendo l’esatto contrario.
Non credo ci sia bisogno di parlarne oltre e, se non lo avete visto ancora, credo che possiate anche finire qui la lettura e correre immediatamente a rimediare. Il sesto senso è anche il film che più influì sul mio amore per M. Night Shyamalan e sull’idea del suo cinema.
Nel 2000, abbandonato l’Horror, il regista decide d’affrontare altri temi: arriva Unbreakable, ancora con Bruce Willis protagonista, un film particolare, bellissimo, quasi un genere a sé e che vi consiglio anche in questo caso di recuperare appena possibile. Anche perché occorreranno diversi anni per comprendere che la pellicola era il primo tassello di un puzzle più grande…
Da Unbreakable a Signs
Nel 2002, invece, M. Night Shyamalan volge lo sguardo alla Fantascienza, portando sullo schermo Signs, questa volta con Mel Gibson a fare da mattatore. L’invasione aliena declinata dal regista è intima e delicata, complessa nei molti non detti e, forse per questo, delude molti spettatori. Ancora oggi, credo che la responsabilità risieda nella promozione della pellicola, presentata centinaia di volte con roboanti claim come «il maestro dell’horror», oppure «dal regista de Il sesto senso». Le aspettative furono fuorviate, complice anche un montaggio del trailer che contribuì non poco a lasciar intendere altro.
The village e Lady in the water
Lo stesso meccanismo fu alla base del film successivo del 2004, anno nel quale arriva in sala The village. Il trailer montato questa volta ad arte fece sembrare la pellicola un capolavoro di suspense e tensione, quando invece si trattava di una favola moderna molto ben scritta e con l’immancabile colpo di scena finale, vero e proprio marchio di fabbrica di M. Night Shyamalan.
The village fu dunque descritto da alcuni come un pessimo horror e a ragione: lo è come potrebbe esserlo La sirenetta, non so se mi spiego… Stesso identico discorso vale per Lady in the water (2006), in occasione del quale è lo stesso regista a guidarci alla visione, dichiarando la sua intenzione di girare una favola. Eppure, il film colma la misura degli spettatori, che lo stroncano senza mezzi termini. Invece a me piacque, riconoscendovi ancora la firma registica di M. Night Shyamalan, dallo stile minimale, realista e carico di tensione.
La caduta
Nel 2008, però, anch’io devo scontrarmi con la dura realtà e con la caduta di M. Night Shyamalan. Esce, infatti, E venne il giorno, un catastrofico da apocalisse con un ottimo spunto, ma che si perde in un refolo di vento. Nel 2010, invece, è la volta de L’ultimo dominatore dell’aria, tratto da una serie a cartoni molto apprezzata anche da noi, che floppa però in modo colossale.
Nel 2013 M. Night Shyamalan torna, così, alla Fantascienza con After Earth: Will Smith e il figlio Jaden sono i protagonisti di un film in grado d’intrattenere e tenere desto il sense of wonder di chi lo guarda con lo spirito giusto, specialmente se attraverso gli occhi di un bambino. La china sembra in piena ripresa col guizzo di The visit (2015), pellicola caldamente consigliata, ma è l’anno successivo a segnare il ritorno del M. Night Shyamalan che più amavo.
I supereroi di Shyamalan
Nel 2016, infatti, arriva Split, con uno strepitoso James McAvoy. M. Night Shyamalan torna a muoversi sul sottile filo del realismo, lasciando allo spettatore la decisione finale su quanto vede, esattamente come in Unbreakable, del quale condivide l’universo narrativo grazie a un colpo di scena finale splendido, che apre a un sequel, ultimo capitolo di una trilogia.
Split e Glass
E dunque Glass (2019) manda in hype migliaia di fan, riuscendo però anche nell’intento di scontentarne altrettanti. Posto che è il regista a decidere cosa vuole fare della sua storia, gli eventi finali di Glass tolgono molta poesia all’universo narrativo creato, che giocava bene le sue carte puntando sull’incertezza. Se in Unbreakable e Split la domanda sui poteri dei protagonisti verteva proprio sulla loro verità o sulle decine di spiegazioni razionali fornite, nel capitolo finale la risposta arriva, ma io avrei preferito non averla e rimanere nel dubbio.
Viene in mente Stanis La Rochelle di Boris, quando parla di Kubrick: «Lo considero il classico esempio d’instabilità artistica, abbia pazienza! È uno che affrontava un genere, falliva e passava a un altro genere. Come lo vogliamo chiamare? Eh?!». Forse, per M. Night Shyamalan sarebbe più corretto dire che il più delle volte non è stato capito, nemmeno da un fan della prima ora come me.
Gli ultimi film (e non solo)
Il nodo non si scioglie nemmeno coi due film fatti per Universal. Se Old (2021) adatta per il grande schermo il fumetto Castello di sabbia e presenta una storia apparentemente perfetta per le corde del regista, rivelandosi però non propriamente un successo, con Bussano alla porta (2021) tornano i temi della fine del mondo in un thriller che sa tenere col fiato sospeso. Ma il successo maggiore arriva dal piccolo schermo, per il quale su Apple TV+ M. Night Shyamalan firma le tre stagioni di Servant, che vi consiglio di non perdere.