Macaulay Culkin: quando la colpa è diventare grandi
Macaulay Culkin
«I’ve built a really nice prison for myself».
La colpa di crescere
Il caso di Macaulay Culkin è di difficile interpretazione. Arrivato alla ribalta giovanissimo, con la sua interpretazione del piccolo Kevin lasciato a casa da solo in Mamma, ho perso l’aereo e nel suo sequel, gli è stata subito affibbiata l’etichetta di bambino prodigio quando, a mio parere, di prodigioso non c’era nulla. Kevin era, sì, un personaggio accattivante, ma il successo dei film fu solo in parte dovuto all’interpretazione di Macaulay Culkin e il resto andrebbe ricercato nella bravura dei suoi comprimari, Joe Pesci in primis, e a quella di sceneggiatori e regista che, con pochissimo, riuscirono a creare una commedia rimasta negli annali.
Subito famoso
Mamma, ho perso l’aereo non vide il primo ruolo di Macaulay Culkin, tra l’altro: l’attore, infatti, esordisce ancor più giovane ne Il sogno del mare e ha una parte da co-protagonista in Io e zio Buck, dove duetta accanto al compianto e bravissimo John Candy. Ci mette comunque pochissimo a diventare famoso e ricchissimo: qui iniziano davvero i guai e le notizie di cronaca legate più al gossip che ai meriti cinematografici.
Una vacca da mungere
Nel 1991 Macaulay Culkin ha un piccolo cammeo in Cara mamma mi sposo e un ruolo da co-protagonista in Papà, ho trovato un amico, due film ancora storpiati dai terribili titoli italiani in realtà molto interessanti e presentati diversamente per puntare, almeno in Italia, unicamente sulla sola presenza dell’attore.
Come una vacca da mungere, Macaulay Culkin è letteralmente usato al pari di un’immagine da vendere. Si dirà che è la normalità, ma a posteriori si può dire che si andò oltre il necessario.
Come un riflesso del trattamento sulle scene, anche la vita privata di Macaulay Culkin è messa a dura prova, principalmente dai genitori. Il ragazzo è ricchissimo e nel 1994, anno nel quale è al cinema con Richie Rich e The pagemaster, viene fuori la notizia che il padre ne ha sperperato il patrimonio, stimato in poco più di 20 milioni di dollari. I suoi genitori non sono sposati e iniziano una feroce battaglia legale per la sua custodia, vinta dalla madre.
Il ritiro momentaneo dalle scene
Le conseguenze sono il ritiro momentaneo dalle scene e una condizione psicologica complicata. La verità è che Macaulay Culkin non è mai stato un bambino prodigio, anzi smise anche d’essere un bambino fin troppo presto. In quegli anni difficili, così, s’avvicinò a un’altra figura alla ribalta già da tempo, anch’essa dalla carriera iniziata da giovanissimo, dai discreti problemi in famiglia e dal sicuro talento: Michael Jackson.
L’amicizia con Michael Jackson
I due diventano amici e Macaulay Culkin passa molto tempo a Neverland, tanto che nel 2004, quando la star è portato in tribunale con l’accusa di pedofilia, all’attore è chiesto di testimoniare sulle abitudini del cantante. Lo farà come teste favorevole, descrivendo le accuse come «ridicole». Michael Jackson sarà poi assolto.
Nel 1993 Macaulay Culkin torna sulle scene, partecipando a un film particolarmente interessante, L’innocenza del Diavolo, nel quale interpreta il malvagio Henry Evans: una pellicola sottovalutata e disconosciuta dallo stesso sceneggiatore, Ian McEwan, ma che invece vi consiglio di recuperare. Ritiratosi nuovamente dalle scene, l’attore non riesce ad avere pace e la sua adolescenza è passata al setaccio.
Le grane giudiziarie
Arrivano articoli su articoli tutti incentrati sul fatto che stia crescendo, circostanza raccontata come un’anomalia, quando invece è una fatto assolutamente normale. Si dedicano, dunque, pagine e pagine ai brufoli di Macaulay Culkin, ai capelli lunghi, alla barbetta che inizia a spuntargli sul mento. Poi anche ad alcune grane giudiziarie, poiché viene pizzicato in possesso di marijuana e processato.
Maledetto gossip
Il gossip inizia a sbranarlo con ferocia e ben immagino come possa essersi sentito Macaulay Culkin: accusato d’essere cresciuto, di non essere più il ragazzino di Mamma, ho perso l’aereo. L’attore, in verità, fu derubato: a sottrargli l’infanzia non fu la sua innaturale bravura, a differenza di Michael Jackson, quanto la cupidigia della famiglia e la cecità colpevole di un certo tipo di giornalismo. Se oggi non abbiamo un altro bravo attore d’ammirare al cinema, se non in parti marginali, e soprattutto al suo posto c’è un uomo segnato e costretto a reinventarsi, le responsabilità vanno cercate lì.