Malcolm in the middle: una meravigliosa famiglia disfunzionale
Malcolm in the middle
«Sapete qual è la cosa migliore dell’infanzia? Che a un certo punto finisce».
Titolo originale | Malcolm in the middle |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Anni | 2000-2006 |
Stagioni | 7 |
Episodi | 151 |
Genere | Commedia Sit-com |
Primo episodio | 9 Gennaio 2000 |
Uscita italiana | 29 Marzo 2004 |
Boss of me
Da quando le serie TV hanno iniziato a diventare politicamente scorrette, diciamocelo, sono anche diventate più accattivanti. Senza il passaggio a una comunicazione più fresca, avremmo continuato ad avere roba tipo Otto sotto un tetto, divertente sì, ma anche fortemente bigotta e buonista, infarcita dai concetti di famiglia e Gesù, tanto da eliminare gran parte del significato agli stessi.
Prima di Malcolm
Per intenderci, c’è più del primo nel prete di Sleepers che in tutte le stagioni della sit-com con protagonista Steve. Il problema non è che uno è un film e l’altra no, ma perché la seconda deve essere più semplice, all’occorrenza, e aiutare ad educare la famiglia americana. Ricorrono, per esempio, puntate sull’abuso di alcol ma, badate bene, l’argomento è trattato perché uno dei protagonisti, di solito il figlio maggiore, torna a casa ubriaco un’unica sera, in una sola puntata e soltanto in una stagione.
Partono le paternali, gli ammonimenti e i discorsi tra uomini: quanto può essere divertente, o comica, o solo lontanamente educativa una cosa del genere? La maggior parte degli spettatori più grandicelli penserà solo che il povero Junior di turno è asfissiato da genitori ultraconservatori e sarà destinato a spendere buona parte della sua vita a cercare d’elaborare un piano che comprenda un fucile di precisione e un campanile molto alto, da cui godere la vista di una piazza affollata.
Una scrittura geniale
Ecco, roba del genere in serie TV come Malcolm in the middle non la vedrete e, se accadrà, sarà trattata in un modo non solo originale e divertente, ma anche scorretto quanto serve ed estremamente più efficace, nel caso debba veicolare un messaggio. Non è uno show politicamente scorretto in senso stretto, è semplicemente scritto in maniera geniale e non ha bisogno di scadere nel cattivo gusto per risultare fresco ancora oggi.
Il protagonista
Ha come protagonista il figlio di mezzo di una coppia, il Malcolm del titolo: un ragazzino geniale e impacciato, un nerd senza occhialoni intento a cercare il suo posto nel mondo, come farebbe un qualunque suo simile cresciuto dopo gli anni ’80, quando ormai la categoria è abbastanza sdoganata da non dover più sopportare salvatasca od occhiali rattoppati col nastro.
Quindi veste decentemente bene, ma continua ad avere problemi con le ragazze e coi bulli della scuola. L’essere molto più intelligente della media dei suoi coetanei diventa, con la sapiente complicità degli sceneggiatori, solo una sua caratteristica e non è al centro delle gag o delle situazioni umoristiche. Semmai lo diventa, motore comico, nel confronto diretto con le capacità dei suoi fratelli.
Disfunziona!
La famiglia di Malcolm in the middle è disfunzionale, infatti. Il fratello maggiore, Francis, è stato mandato all’accademia militare dai genitori ed è presentato come un teppistello anche se, in pratica, non è altri che una versione adulta di Bart Simpson. Reese, l’altro fratello maggiore di Malcolm, è invece lo stupido di casa: sboccato e volgare, non particolarmente amante dello studio e bulletto di quartiere; la sua mente, lo ricordiamo, ha donato il colore «blallo», fondendo insieme blu e giallo.
Segue il fratello più piccolo, Dewey, vessato dai maggiori, ma con un talento musicale fuori dal comune. A capo della famiglia c’è Lois, mamma sempre sull’orlo di una crisi di nervi e che comanda su tutto e tutti, soprattutto sul marito Hal (Bryan Cranston, someone who knocks…), un uomo sottomesso ma dai mille talenti artistici, soffocati da una vita che reputa spesso troppo «banale e monotona».
Comicità e nonsense
Può sembrare, a leggere i ritratti dei personaggi principali, di trovarsi di fronte a una Shameless meno potente. Non è così. Malcolm in the middle basa moltissimo del suo successo sulla capacità di mescolare sapientemente classici della comicità di genere con nonsense iperbolici, senza mai perdere il contatto con cosa sia la realistica vita di una famiglia tipo della medio borghesia americana.
Le musiche
È una serie TV infarcita di cultura pop, a partire dalla sigla, che mostra un montaggio di scene tratte da film, anime e incontri di wrestling, il tutto supportato da una colonna sonora originale scritta dal gruppo rock alternativo They Might Be Giants, che s’è occupato di tutta la musica di scena per le prime due stagioni. Il singolo Boss of me, utilizzato appunto come sigla d’apertura, s’è aggiudicato un Grammy come Miglior Canzone Scritta per uno Show Televisivo.
Malcolm in the middle parte con forza e va avanti per 7 stagioni, aggiudicandosi premi per ognuna di esse e conquistando la celebrità in mezzo mondo, tanto che in Russia la copiano spudoratamente, con un adattamento dal titolo Super Max che speriamo di non vedere mai. La puntata finale è stata seguita da qualcosa come 7 milioni di persone e la serie è tuttora replicata in gran parte del mondo.
Come recuperarla?
Universalmente riconosciuta come un successo anche da Metacritic, con 88 su 100, Malcolm in the middle è una di quelle serie TV impossibile da lasciarvi scappare, sebbene sia difficile da recuperare. L’edizione DVD, infatti, comprende solo la prima stagione: potreste trovarla su Netflix, ma non nella versione italiana del portale. È un peccato che sia ancora un po’ troppo di nicchia qui da noi, ma se, come tutta la Redazione di Nerdface, l’avete amata e ancora la ricordate con piacere, allora avrete la pazienza di coltivare i vostri ricordi in attesa del suo ritorno.
La sigla di Malcolm in the middle
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Titolo originale | Malcolm in the middle |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Anni | 2000-2006 |
Stagioni | 7 |
Episodi | 151 |
Genere | Commedia Sit-com |
Primo episodio | 9 Gennaio 2000 |
Uscita italiana | 29 Marzo 2004 |