Mazinga Z: il primogenito meccanico di Go Nagai
Mazinga Z
«Quando la strada si fa dura, la durezza si fa strada».
Titolo originale | マジンガーZ |
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Lingua originale | giapponese |
Paese | Giappone |
Anni | 1972-1974 |
Stagioni | 1 |
Episodi | 92 |
Genere | Anime Mecha |
Character design | Yoshiyuki Hane Keisuke Morishita |
Regia | – |
Musiche | Michiaki Watanabe |
Studio | Toei Dōga |
Uscita italiana | 21 Gennaio 1980 |
Il primogenito
Le persone normali, se imbottigliate nel traffico, imprecano, fumano, ascoltano la musica o cincischiano al telefono. Quelle speciali inventano, colgono l’attimo, si elevano. In un classico pomeriggio dei primissimi anni ’70, un certo Go Nagai si trova in un ingorgo da bolgia dantesca. Come ispirato dal concerto dei clacson, immagina di far spuntare delle lunghe gambe alla sua auto per farla svicolare verso la libertà. Questa la genesi di Mazinga Z, primo grande robot della storia dell’animazione pilotato dall’interno da un essere umano e figlio maggiore della dinastia robotica più famosa del mondo. Tutto comincia nel 1972…
Juro Kabuto
Grazie alla scoperta del japanium, un elemento reperibile solo sul Monte Fuji, in Giappone, il geniale scienziato Juro Kabuto realizza un’indistruttibile lega metallica, la Ultra Lega Z, grazie alla quale è possibile sfruttare la rivoluzionaria energia foto-atomica, che potrebbe condurre l’umanità in un’era di prosperità. Combinando queste due risorse, Kabuto mette segretamente a punto il formidabile Mazinga Z, un gigantesco robot da combattimento ideato per salvare l’umanità inconsapevole dalla minaccia del Dottor Inferno.
Il Dottor Inferno
Anni prima, durante alcuni scavi archeologici nell’Isola di Bardos (o Rodi), un gruppo di scienziati ed esperti di tutto il mondo aveva rinvenuto un esercito di robot meccanici, concepiti dalla perduta civiltà Mikenes (o micenea). Quando, grazie allo sforzo di tutti quei geni, quelle macchine sono rimesse in funzione, il Dottor Inferno decide d’impadronirsene e sfruttarne l’insuperabile potere militare, per muovere alla conquista del mondo.
Unico scampato all’eccidio della spedizione, Kabuto iniziò segretamente a organizzare una resistenza, consapevole della gravissima minaccia. Anni dopo, al momento d’entrare in azione, Inferno ordina al suo braccio destro, il Barone Ashura, ermafrodita dal sinistro volto mezzo uomo e mezzo donna, d’eliminare Kabuto e invia i suoi primi mostri meccanici alla conquista dell’energia fotoatomica. I sicari feriscono Juro a morte ma, poco prima di spirare, lo scienziato informa i suoi due nipoti, Ryo e Shiro, dell’esistenza di Mazinga Z.
Ryo lo mette in funzione senza saperlo però controllare e s’imbatte in Afrodite A, robot dalle fattezze femminili non adatto al combattimento. La sua pilota, Sayaka Yumi, conduce Ryo e il Mazinga Z presso l’Istituto di Ricerca per l’Energia Fotoatomica diretto da suo padre Gennosuke Yumi, ex amico e collega di Juro. Tutti insieme aprono il testamento del compianto scienziato, scoprendo così i piani di Inferno.
La prima battaglia
Ryo non è addestrato al combattimento, ma l’imminente attacco dei mostri lo spinge a entrare in azione. Malgrado la mancanza d’esperienza, forte delle parole «quando la strada si fa dura, la durezza si fa strada», Ryo scopre subito non solo l’eccezionale resistenza del Mazinga Z, ma anche le sue potentissime armi, che lo fanno trionfare nella prima di tante battaglie. Indispettito dalla sconfitta, il Dottor Inferno lancia al mondo la sua sfida, annunciando l’intenzione di distruggere il Giappone, pur consapevole di doversela vedere con un avversario inatteso e fortissimo.
Durante lo svolgimento di questa prima epica saga robotica, Go Nagai costruisce personaggi capaci di sbagliare e maturare, attraverso risvolti psicologici intriganti. Ryo, inizialmente immaturo e prepotente, diventerà più gentile e responsabile, anche per amore di Sayaka, che sarà anche al centro degli interessi di Boss, linea comica balorda e un po’ bulla, poi elevata dalla responsabilità della guida dello scalcinato ma generosissimo Boss Robot, costruito dai collaboratori di Yumi con pezzi di scarto.
Mazinga e l’Italia
A causa di una serializzazione non cronologica, in Italia Mazinga Z arriva in TV dopo Goldrake e Il grande Mazinga, presentandosi quindi evidentemente indietro sotto molti aspetti tecnici. Pur forte di una sigla indimenticabile e di una delle più grandiose sequenze d’entrata in scena della storia dei cartoni animati, col robot che fuoriesce dalla piscina del centro di ricerche, l’anime è percepito come superato e accorciato nella durata e nel numero degli episodi. Nei tre minuti rimossi da ogni puntata si perdono le sfumature dei piani nemici e la loro complessità emotiva, che aumenta con l’arrivo di nuovi personaggi.
Epica pura
Quando infine questi scoprono un modo per distruggere la Ultra Lega Z, un devastato Mazinga Z è salvato dall’intervento del Grande Mazinga, modello evoluto del robot progettato da Kenzo Kabuto, figlio di Juro e padre di Ryo, alla cui guida spicca Tetsuya, un pilota maturo e preparato al combattimento.
Nella seconda serie, Mazinga Z tornerà alla fine per offrire aiuto nelle battaglie finali al poderoso fratello minore, anche grazie agli aggiornamenti in termini di resistenza e propulsione, che ne miglioreranno enormemente le prestazioni, chiudendo un cerchio d’epica pura.
Recentemente l’umanità ha superato il numero complessivo di 8 miliardi di unità. Tra i problemi che non potranno che aumentare nel prossimo futuro, c’è quello del traffico, ma chissà che qualcuno non ne approfitti per inventare qualche altra splendida storia capace di travalicare immaginari e generazioni.
La sigla di Mazinga Z
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Titolo originale | マジンガーZ |
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Lingua originale | giapponese |
Paese | Giappone |
Anni | 1972-1974 |
Stagioni | 1 |
Episodi | 92 |
Genere | Anime Mecha |
Character design | Yoshiyuki Hane Keisuke Morishita |
Regia | – |
Musiche | Michiaki Watanabe |
Studio | Toei Dōga |
Uscita italiana | 21 Gennaio 1980 |