Peter Dinklage: tra gli attori più amati di Game of Thrones
Peter Dinklage
«I like playing the guy on the sidelines. They have more fun».
Il Primo Cavaliere
Se c’è un attore nel cast di Game of Thrones a non aver mai dovuto temere l’inverno, arrivato e conclusosi tra mille polemiche mai sopite, è proprio Peter Dinklage il quale, grazie al suo ruolo nella serie, ha dimostrato a tutti la sua caratura. Nato con una comune forma di nanismo, come il suo Tyrion Lannister è l’unico della famiglia; come il suo personaggio, ha un fratello maggiore che, in qualche modo, lo ha ispirato. Jonathan Dinklage è infatti un violinista: fin da giovani, i due si divertivano a esibirsi per la gente del quartiere.
La passione per la recitazione
Peter Dinklage ha più volte affermato che è Jonathan il vero «animale da palcoscenico» ed è stato proprio lui a trasmettergli la passione e l’amore per la recitazione. Una passione che trova già ai tempi del liceo piccole soddisfazioni, quando Peter Dinklage s’esibisce come protagonista in una recita scolastica, dov’è apprezzato grandemente. Continua quindi a studiare recitazione, ma fatica a trovare ruoli d’accettare. Il problema è proprio la sua statura e quanto per qualcuno potrebbe essere preso come un vantaggio (quanti attori nani di talento ci sono?), lui invece lo trasforma in sfida.
Nessun ruolo stereotipato
Già, perché Peter Dinklage non vuole accettare ruoli stereotipati, dati normalmente ai nani negli horror a basso costo o in un certo tipo di commedie, in cui agli attori nelle sue condizioni è richiesto d’essere macchiette comiche. Sicché, il suo esordio tarda ad arrivare e bisogna aspettare il 1995, per la precisione, nel film indipendente Si gira a Manhattan, al fianco di Steve Buscemi. Il suo ruolo è quasi metafilmico: racconta proprio di un attore affetto da nanismo, che mal si rapporta al suo ruolo fortemente stereotipato. La pellicola ha un discreto successo tra la critica e, sebbene il ruolo di Peter Dinklage non sia di quelli fondamentali, ha il sicuro merito d’ampliare la sua platea. Inizia, dunque, a lavorare con continuità.
Al cinema parteciperà a pellicole come Biancaneve nella Foresta Nera (1997) o Human nature (2001), di Michel Gondry. In TV, invece, la situazione è migliore già prima di Game of Thrones: l’attore è una presenza piuttosto frequente in Nip/Tuck e, ancora meglio, in Threshold, dove ha un ruolo fisso per tutti i 13 e purtroppo unici episodi di una bella fantascienza, ma segnata da problemi di budget e ascolti, che ne segnano la prematura scomparsa. Fa niente: siamo già nel 2006 e da lì a poco la notorietà di Peter Dinklage sarà catapultata alle stelle.
L’arrivo nel Westeros
Arriva infatti nel 2011 la serie forse più rivoluzionaria del Fantasy in TV, liberamente (molto liberamente, nella stagione finale) tratta dai romanzi di George R.R. Martin su Le cronache del ghiaccio e del fuoco. Peter Dinklage è Tyrion Lannister e per 6 delle 8 stagioni di Game of Thrones resta saldamente nei primi posti dei personaggi più amati. Figura tragica che cerca di bullarsi del destino, deve affrontare un mondo di cavalieri e potenti armate. Dalla sua non ha di certo la prestanza fisica.
Ha però un cervello e, grazie alla magistrale scrittura delle prime stagioni, il personaggio restituitoci da Peter Dinklage è irresistibile. Tanto che, da un certo punto, non è più un nano, ma un uomo esattamente uguale agli altri, calato in un mondo feroce, esattamente come gli altri. Da Game of Thrones a produzioni più pop il passo è veramente breve, anche se non sempre di sicuro successo.
Il successo
Nel 2013 è il turno di Knight of Badassdom, commedia con protagonisti un gruppo di giocatori di ruolo dal vivo, che evocano per sbaglio una succube da combattere con armi in lattice e gommapiuma. Stuzzicante, vero? È poi Bolivar Trusk, cattivissimo dell’universo Marvel in X-Men: giorni di un futuro passato (2014); mentre gli sarà ritagliato un ruolo piccolo, ma significativo, in Avengers infinity war (2018), quello d’Eitri.
Nel mezzo c’è purtroppo Pixels (2015), film che avrebbe potuto essere un piccolo capolavoro per nerd, ma che invece scivola nel pappone profumato e insipido. C’è anche tempo per un’incursione nel mondo dei videogiochi: nel 2014 Peter Dinklage dona la sua voce a uno dei personaggi di Destiny. Insomma, grazie a quanto ha dimostrato negli anni, Peter Dinklage non sembra davvero avere nulla da temere dalla fine di Game of Thrones: non è mica un Kit Harington qualunque.
La polemica con Disney
Recentemente, infatti, è stato protagonista del giustamente celebrato Cyrano, una rilettura del grande classico di Rostand. Un ruolo diverso dall’originale e in perfetta linea con gli intenti dell’attore, sempre attento nella scelta dei suoi ruoli e al senso che possono dare a tutti in relazione alla sua condizione. Coerentemente, non ha esitato a entrare in polemica con la Disney, in merito all’annuncio del live action di Biancaneve e i sette nani.
La replica
Ospite del podcast WTF di Marc Maron, ha dichiarato: «Sono rimasto un po’ sorpreso per l’orgoglio di Disney nella scelta di un’attrice latina per il ruolo di Biancaneve… […] Se progressista ma stai ancora realizzando quella fottuta storia arretrata di sette nani che vivono insieme in una grotta?!». La replica è arrivata a stretto giro con un comunicato pubblicato su The Hollywood Reporter: «Per evitare di rinforzare gli stereotipi dell’animazione originale ci siamo approcciati in modo diverso ai sette personaggi e abbiamo consultato persone affette da nanismo. Non vediamo l’ora di condividere maggiori informazioni non appena il film entrerà nella fase di produzione, dopo un lungo periodo di sviluppo».
Ci vogliono coraggio e coerenza per vivere in linea con le proprie convinzioni, al punto da criticare un colosso come Disney. Doti che non mancano a Peter Dinklage, attore e uomo dalle qualità indiscutibili.