Provaci ancora, Woody Allen: la vita di un regista fuori fuoco
Woody Allen
«È assolutamente evidente che l’arte del cinema s’ispiri alla vita, mentre la vita s’ispira alla televisione».
Il regista fuori fuoco
Credo fortemente che Woody Allen non abbia bisogno di presentazioni articolate, visto il rispetto e la notorietà guadagnati sul campo nei suoi innumerevoli anni di carriera. Sono anche certo che nessuno di voi sia riuscito a schivare uno dei suoi film, poiché il regista e sceneggiatore firma pellicole fin dagli anni ’60 e ha iniziato come comico alla tenera età di 17 anni.
Segni distintivi
Nel corso del tempo, la sua comicità s’è fissata in tematiche ormai diventate un suo segno distintivo, unitamente all’essere incredibilmente prolifico come regista. L’essere un ebreo ateo, per esempio, unito alla mimica nevrotica e alla sempre presente psicoanalisi, hanno contribuito a fare del suo stile un marchio di fabbrica, sostenuto però dalla capacità di rinnovarsi e reinventarsi, senza mai tradire le sue origini comiche.
Cult intramontabili
Film come Prendi i soldi e scappa, Il dittatore dello stato libero di Bananas, Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso o Provaci ancora, Sam sono da vedere e rivedere. Se, dunque, all’inizio il suo genere preferito era la commedia slapstick, quella cioè composta da gag e dalla mimica del corpo derivata del cinema muto, che ha avuto anche in Italia esponenti di rilievo come Paolo Villaggio col suo Fantozzi, col passare del tempo Woody Allen è riuscito a trasformare il proprio stile, raffinandolo con ironia tagliente e sofisticata.
La sua cifra stilistica gli ha spalancato le porte dell’Europa, dove infatti i suoi film, soprattutto quelli dell’ultimo periodo, hanno sempre avuto maggior successo di quanto ottenuto in patria. Curioso, a questo proposito, pensare come lui, newyorkese fino al midollo, abbia praticamente dedicato tutta la sua filmografia alla Grande Mela, rendendola di fatto l’ambientazione naturale di ogni sua pellicola.
L’abilità con gli attori
Sorprendente, infine, constatare come nella sua vasta filmografia il regista abbia saputo proporre un numero incredibile di attori, in molti casi in ruoli molto diversi da quanto visto fino a quel momento. La lista è lunghissima: Billy Crystal, Scarlett Johansson, Helen Hunt, Robin Williams, Mira Sorvino, Helena Bonham Carter, Anjelica Huston, Martin Landau, Julia Roberts, Goldie Hawn, Leonardo DiCaprio, Charlize Theron e tanti, tantissimi altri.
New York è una musa per Woody Allen, come lo sono state le donne della sua vita, spesso partner anche nei suoi film. Impossibile non citare Diane Keaton e il film Io e Annie, proprio su di lei pensato e costruito, tanto che la protagonista Annie Hall porta il vero cognome della Keaton. Il film frutta alla coppia ben 3 Oscar, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Attrice Protagonista, e tanti altri film, come Il dormiglione, Interiors, Manhattan, Radio days.
Diane Keaton e Mia Farrow
Woody Allen e la Keaton avranno anche una relazione, senza sposarsi, fino a circa l’inizio degli anni ’80, poi il regista cambia musa e arriva Mia Farrow, protagonista di Zelig, La Rosa Purpurea del Cairo. Neanche con lei si sposa, ma arriva un figlio biologico, Ronan il quale, però, secondo la Farrow, potrebbe essere figlio del suo compagno precedente, niente meno Frank Sinatra.
A questo punto la storia s’intorbidisce. La relazione artistica e sentimentale di Woody Allen con Mia Farrow ha fine nel 1992, perché l’attrice scopre alcune foto pornografiche della figlia adottiva Soon-Yi, probabilmente scattate dallo stesso Woody Allen. Il regista si trasferisce a vivere con Soon-Yi e inizia una battaglia legale per la custodia dei figli adottivi di lei e del figlio biologico, o presunto tale.
Il processo
Il processo non manca di pagine alquanto scabrose, poiché Woody Allen è a più riprese accusato di molestie sessuali nei confronti della figlia adottiva, Dylan Farrow. Si susseguono perizie, incapaci però di portare a nessuna realtà processuale e gli echi delle presunte molestie arrivano fino ai giorni nostri.
Soon-Yi
Nel 2014 infatti Dylan Farrow, ormai ventottenne, conferma le accuse di violenza sessuale, affidandole a una lettera cui Woody Allen risponde tramite i suoi legali, definendo le accuse basate sul nulla e facendo intendere come la ragazza fosse stata plagiata dalla madre, allo scopo di screditarlo. Non mancano di schierarsi nemmeno i fratelli: per uno Woody Allen è assolutamente innocente, per l’altro, invece, la condotta del padre sarebbe stata scandalosa.
Inutile dire che se uno continua a frequentarlo, l’altro invece ha da tempo interrotto i rapporti. Quanto a Soon-Yi, poi, ha dichiarato di non aver mai considerato Woody Allen come un padre o come un patrigno e i due si sono sposati nel 1997 a Venezia, con rito civile.
Oreste Lionello
Lo scandalo ha danneggiato per un po’ la carriera del regista e, soprattutto, ha creato una spaccatura anche col suo doppiatore più apprezzato, Oreste Lionello, il quale dopo il 1992 dichiarò di non aver più intenzione di doppiare il regista, definito maschilista. Successivamente, Lionello prese le distanze da alcune dichiarazione di Woody Allen durante un’intervista nella trasmissione Il senso della vita, condotta da Paolo Bonolis. Il regista aveva appena fatto una dichiarazione sul suo ateismo e Lionello, che lo doppiava in diretta, prese la parola con il consenso dello stesso Woody Allen, per dissociarsi. Succedeva nel 2006 e nel 2009 Lionello moriva: Woody Allen lo omaggiò mandando un video al Gran Premio del Doppiaggio.
Figura strana e complessa quella di Woody Allen, insomma. Perennemente in bilico fra genio e follia, fra l’incapacità di non lasciare una traccia profonda nell’arte di riferimento, come nella vita delle persone che lo hanno avuto accanto e l’assoluto anonimato della figura fisica da uomo minuto e gracile. In questo senso, guardate con attenzione il suo film forse maggiormente autobiografico, Harry a pezzi, in cui il ruolo affidato a Robin Williams, quello di un attore fuori fuoco nei film e nella vita, sembra calarsi alla perfezione al suo regista.
Fuori dagli schemi
Decisamente una personalità fuori dagli schemi e probabilmente non ha ancora finito con noi e per il quale, a dispetto di tutto, non possiamo che provare gratitudine per quanto ha fatto per il cinema, lasciando un senso di smarrimento quando ha annunciato il suo ritiro.