Quando Frank Miller raccontò il dovere in Batman: anno uno
Batman: Anno Uno
«I know pain».
Un’opera miliare
Ho sempre ritenuto molto fastidiosa l’abitudine di casa DC di proporre mega crossover per rimettere insieme la continuity dei suoi personaggi, di quando in quando. Di contro, però, è grazie a quest’ostinazione che gli amanti del fumetto hanno avuto l’occasione d’avere tra le mani Batman: Anno Uno, uno dei momenti più alti delle storie del Cavaliere Oscuro, uscito dalla penna di quel mostro sacro di Frank Miller.
Le origini dell’eroe
Frank Miller aveva già riportato in auge Daredevil scrivendo il ciclo Rinascita e, ancora di più aveva fatto con l’Uomo Pipistrello, firmando Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, uno dei più imprenscindibili albi a fumetti di tutti i tempi. Proprio nel contratto che Miller aveva firmato per quest’ultimo, gli si richiedeva di riscrivere le origini dell’eroe, dopo la famosa saga Crisi delle Terre Infinite. Ed è così che arriva Batman: Anno Uno.
Quattro capitoli per il futuro
In soli quattro capitoli, Frank Miller pone le basi per il futuro di Batman e non solo. Già, perché la sceneggiatura si basa principalmente su due uomini: uno è Bruce Wayne, che torna a Gotham dopo anni d’addestramento; l’altro è Jim Gordon, non ancora Commissario e che, intuiamo, ha dovuto trasferirsi con la famiglia da Chicago, a causa di alcuni problemi coi colleghi.
Proprio Gordon apre il fumetto, illustrato da David Mazzucchelli che, in coppia con Frank Miller, era stato protagonista anche della rinascita del Diavolo di Hell’s Kitchen. Batman arriva più avanti nell’arco narrativo e Frank Miller si concentra quindi su quanto renda i due protagonisti diversi dagli altri abitanti di Gotham.
Il senso del dovere
Ad accomunarli è il senso del dovere: se per uno deriva dal trauma della morte dei genitori, nell’altro sembra quasi essere innato. Se Wayne decide di combattere duramente contro la criminalità, intuendo però che dovrà farlo travestito per non farsi riconoscere e che dovrà sfruttare la copertura di giovane viziato e playboy, Gordon invece sceglie la via della legge. Entrambi, però, dimostrano d’avere modi spiccioli. Il poliziotto si scontra con un collega corrotto, mentre il vigilante combatte nei bassifondi. E le prende, in prima battuta.
Un unico obiettivo
Sono quindi due strade parallele che portano a un unico obiettivo: colpire duramente la malavita di Gotham e i corrotti che la aiutano. Anche per gli antagonisti Frank Miller preferisce una via più realistica: niente super cattivi iconici, ma un boss del crimine organizzato il cui nome sicuramente dirà qualcosa anche ai più giovani di voi: Carmine Falcone. Non è affatto un caso che il personaggio sia presente anche nella versione cinematografica di Christopher Nolan. Batman Begins, infatti, pesca a piene mani da Batman: Anno Uno, tanto da riprendere dal fumetto anche alcune scene, compresa quella finale nella quale un Gordon fresco di promozione chiede a Batman una mano contro un nuovo folle criminale che si firma con la carta del jolly.
Uscito nel 1987 negli USA, Batman: Anno Uno arriva da noi qualche anno dopo: nel 1990 in albi brossurati, usciti in allegato con Corto Maltese, e poi di nuovo nel 1997 con la famigerata edizione della Play Press, dallo stile inconfondibile con la rilegatura a colla che li faceva andare in frantumi dopo pochi giorni. In molti, come il sottoscritto, ha dovuto ricomprarlo in edizione successiva.
Una pietra miliare
Batman: Anno Uno è una pietra miliare che ogni appassionato dovrebbe avere nella sua collezione, perché in qualche modo è il Batman del nostro immaginario e che quell’immaginario ha contribuito a crearlo e rafforzarlo. È un’opera nata dall’intento di fissare, una volta e per tutte, le origini del personaggio, ma capace di trascendere la mera storia delle origini per diventare compendio anche per gli autori che vogliano metterci le mani successivamente.
Abnegazione
Non importa se quello di Anno Uno è un Batman inesperto e all’inizio della sua carriera, non è l’invincibilità a renderlo speciale, quanto la profonda abnegazione alla causa scelta. Il costume e il simbolo, come ci fa notare Frank Miller, arrivano dopo e solo per motivi prettamente pratici e simbolici, perché come Superman si traveste da Clark Kent, anche Batman si traveste da Bruce Wayne nascondendo la sua vera natura, proprio quella ineluttabile raccontata con prepotenza in Batman: Anno Uno.