Alien: Covenant | L’origine degli xenomorfi | Recensione
Il voto di Nerdface:
3.0 out of 5.0 stars
Titolo originale | Alien: Covenant |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Anno | 2017 |
Durata | 122 minuti |
Uscita | 11 Maggio 2017 |
Genere | Fantascienza Thriller |
Regia | Ridley Scott |
Sceneggiatura | John Logan Dante Harper |
Fotografia | Dariusz Wolski |
Musiche | Jed Kurzel |
Produzione | Brandywine Productions Scott Free Productions |
Distribuzione | 20th Century Fox |
Cast | Michael Fassbender Katherine Waterston Billy Crudup Danny McBride Demián Bichir Carmen Ejogo Amy Seimetz Jussie Smollett Callie Hernandez Nathaniel Dean Alexander England Benjamin Rigby |
Il voto di Nerdface:
3.0 out of 5.0 stars
«Io non sogno mai»
L’orizzonte narrativo della saga di Alien, il cui ampliamento era decollato insieme alla Prometheus nel 2012, giunge ora a compimento con Covenant e ci si chiede: davvero era necessario raccontare per filo e per segno le origini dei nostri amati xenomorfi? La domanda è apparentemente banale, ma investe due considerazioni differenti. La prima è legata all’immaginario di Alien nel suo complesso, sin dalla sua prima, indimenticabile apparizione nel 1979, seconda solo a Sigourney Weaver in slip bianchi.
Non si può fare un viaggio spaziale in ipersonno e in santa pace, che si corre il rischio di pomiciare con un facehugger e partorire dal ventre il frutto di questo amore. Un figlio poco malleabile, decisamente suscettibile e tendenzialmente imbattibile, con una bocca nella bocca, sangue acido e un’insaziabile volontà di macellarti. Un nemico di cui ignoriamo le motivazioni, con cui è impossibile dialogare, perché «nello Spazio nessuno può sentirti urlare», e dal quale possiamo solo fuggire: un’incarnazione dell’ignoto e dell’orrore, perfettamente rappresentati dai deliri biomeccanici dell’artista H.R. Giger.
L’incipit di una trama teatrale
La seconda riflessione è meno di concetto e maggiormente legata alla trama di Alien: Covenant. Funziona, è credibile, affascinante o almeno inquietante? Si dirà: la risposta alla prima domanda è legata a quella data alla seconda. Partiamo, dunque, dalla trama del film col quale Ridley Scott intende chiudere un cerchio tracciato, per primo, proprio da lui. Alien: Covenant muove da un’iniziale scena asettica, quasi teatrale. In una stanza pulita e vuota, Peter Weyland (Guy Pearce), il responsabile della missione Prometheus, si confronta con il sintetico David (Michael Fassbender). Rimaniamo colpiti dalla glaciale bellezza estetica dell’insieme e non cogliamo quanto questo incipit già riveli cosa accadrà in seguito.
L’azione si sposta sull’astronave Covenant, a bordo della quale l’equipaggio accompagna verso un pianeta migliaia di embrioni, per colonizzare un nuovo mondo. Accade che un fenomeno stellare imprevedibile faccia fuori il comandante e che la guida passi a un povero demente, il quale decide contro ogni buon senso di modificare la rotta, puntando il muso verso un pianeta sconosciuto e scartato da chi aveva deciso che altrove sarebbe dovuta essere la destinazione per dare una speranza all’umanità.
Nel posto sbagliato, al momento sbagliato
Si può dire che tutto Alien: Covenant e conseguentemente l’intera saga si decidano qui, dalla scelta di un singolo, al proverbiale posto e momento sbagliato. E non si tratterà nemmeno della sola cazzata compiuta dal soggetto in questione, ma almeno l’esito della seconda ci riempirà di felicità. Giunti sul suolo, i nostri eroi si troveranno a fronteggiare un ambiente splendido e incontaminato, talmente tanto da non presentare alcuna forma di vita animale.
Ad accoglierli ci sarà David, il sintetico della Prometheus, un Michael Fassbender incappucciato, misterioso e dal taglio di capelli discutibile, che evidentemente non aveva ancora restituito i costumi di Assassin’s Creed. Da qui la vicenda prende la piega che tutti ci aspettiamo, anche perché ogni colpo di scena arriva piuttosto telefonato. Cambia anche il registro narrativo: dagli ambienti aperti, si passa ai cunicoli e agli stretti passaggi della nave spaziale, come a voler saldare ad Alien: Covenant gli episodi successivi della saga, ovvero quelli coi quali siamo cresciuti. O a farci alzare il sopracciglio, catturando finalmente la nostra attenzione.
Discutibili scelte di trama
Il punto, infatti, non è la spiegazione data alla creazione degli xenomorfi: presa di per sé, è interessante e funziona l’idea di un Prometeo al negativo, la cui emancipazione passa dalla distruzione e dalla morte, non dalla condivisione di un sapere. Il problema sta nella costruzione della trama, a dire il vero già traballante dal primo film e qui ugualmente instabile. Vi chiederete, a un certo punto, dove siano finiti tutti gli xenomorfi visti poco tempo prima; perché l’equipaggio decida di passeggiare serenamente in mezzo a migliaia di cadaveri, senza porsi il dubbio che, sì, forse casa potrebbe essere meglio pensarla altrove; sarete increduli di fronte all’ennesimo genio che infila la testa dentro un uovo extraterrestre.
La difficile eredità di Sigourney Weaver
Anche la scelta del cast è poco felice: per quanto si sforzi, sfoggiando un taglio corto e la canottiera à la Ripley, Katherine Waterson non vi si avvicina nemmeno lontanamente. Insomma, la ricordiamo ancora con la bocca sporca di crema a rincorrere uno Snaso: qui si tratta di una faccenda da grandi!
Alien: Covenant è tutto da buttare, dunque? No. Visivamente è molto bello e lo sforzo di spostare gli ambienti dalla claustrofobia fumosa agli spazi aperti denota coraggio e tutto sommato funziona. Allo stesso modo, almeno per quanti desideravano che Alien approdasse ad altro, la trama innegabilmente s’allarga e guadagna respiro. Ma non possiamo fare a meno di notare come i momenti migliori del film siano nel finale, quando ci ritroviamo intrappolati e braccati in una nave spaziale, vedendo i nostri compagni morire uno dopo l’altro, come tradizione vuole. E senza poter urlare.
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Titolo originale | Alien: Covenant |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Anno | 2017 |
Durata | 122 minuti |
Uscita | 11 Maggio 2017 |
Genere | Fantascienza Thriller |
Regia | Ridley Scott |
Sceneggiatura | John Logan Dante Harper |
Fotografia | Dariusz Wolski |
Musiche | Jed Kurzel |
Produzione | Brandywine Productions Scott Free Productions |
Distribuzione | 20th Century Fox |
Cast | Michael Fassbender Katherine Waterston Billy Crudup Danny McBride Demián Bichir Carmen Ejogo Amy Seimetz Jussie Smollett Callie Hernandez Nathaniel Dean Alexander England Benjamin Rigby |