Arrival | Torna la Fantascienza d’autore | Recensione
Il voto di Nerdface:
3.5 out of 5.0 stars
Titolo originale | Arrival |
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Lingua originale | inglese eptapodese |
Paese | USA |
Anno | 2016 |
Durata | 116 minuti |
Uscita | 19 Gennaio 2017 |
Genere | Fantascienza |
Regia | Denis Villeneuve |
Sceneggiatura | Eric Heisserer |
Fotografia | Bradford Young |
Musiche | Jóhann Jóhannsson |
Produzione | FilmNation Entertainment 21 Laps Entertainment Lava Bear Films |
Distribuzione | Warner Bros. |
Cast | Amy Adams Jeremy Renner Forest Whitaker Michael Stuhlbarg Tzi Ma Mark O’Brien |
Il voto di Nerdface:
3.5 out of 5.0 stars
«Li chiameremo Tom e Jerry»
«Aborigeno, ma io e te che se dovemo dì?!». Così diceva Corrado Guzzanti, quando la possibilità di comunicare su lunghissime distanze e in tempo reale stava prendendo piede grazie al web. Una domanda simile, ma in toni ben più seri, dev’essersela posta anche Denis Villeneuve, regista di Arrival. Il film di fantascienza con Amy Adams e Jeremy Renner, però, non solo sposta la questione dal cosa al come, ma lo fa in modo molto profondo. Siamo lontani anni luce dai baracconi tecnologici à la Independence Day, quando bastava una pennetta USB con un trojan qualsiasi per mandare in tilt i piani d’attacco alieni e cambiare le sorti di una guerra volta alla sconfitta certa.
Arrival, infatti, rientra in quel raro filone fantascientifico impegnato, per alcuni versi pretenzioso, perché intende scomodare le grandi domande sull’esistenza e sul suo senso. La vicenda parte quando dodici navi extraterrestri appaiono sulla Terra, andando a levitare su altrettante zone del pianeta, senza una logica o uno schema apparente. Hanno una forma liscia e allungata, ricordano enormi supposte e giustamente l’umanità entra nel panico.
Come comunicare con gli alieni?
Sono coinvolti direttamente Paesi molto diversi tra loro, dagli USA al Sudan. Ognuno di essi invia squadre di ricerca per tentare un primo contatto, nella speranza di comprendere le intenzioni degli alieni, perché siano qui e cosa vogliano. Tutte e dodici le nazioni almeno inizialmente collaborano attraverso una tavola rotonda permanente, durante la quale scambiano le informazioni ottenute. Perché il problema principale è: come comunichiamo con una forma di vita proveniente da altri pianeti? Qual è la forma di linguaggio utilizzata e come facciamo a tradurla? Per questo motivo sono cooptati dai militari di tutto il mondo i migliori linguisti in circolazione e gli USA assoldano la più brava sul suolo americano (Amy Adams), la quale si avvarrà anche del sostegno di uno scienziato (Jeremy Renner).
Le atmosfere di Arrival lasciano immediatamente capire che siamo di fronte a un film diverso, almeno nelle intenzioni. Guarda alle grandi pellicole di genere, quelle opere in grado d’aver fatto la storia della Fantascienza, d’averla elevata su grande schermo grazie, per esempio, a 2001: Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick.
Il potere delle parole
Ha avuto la stessa sensazione anche il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), che ha scritto su Arrival «Villeneuve (ri)elabora la Fantascienza hollywoodiana, l’eterno tema dell’incontro tra terrestri e alieni, ponendo al centro della narrazione il linguaggio, la comprensione reciproca, il potere delle parole. La spettacolarità di Arrival si nutre di minimalismo e filosofia […]». In effetti, musiche e fotografia, così come l’incedere lento e inesorabile della trama, sono d’alto livello e già dalla prima scena siamo catapultati verso dimensioni che guardano più dentro di noi che a galassie lontane lontane.
La stessa raffigurazione degli alieni spinge al massimo la nostra fantasia nel tentare d’immaginare cosa ci sia oltre ai tentacoli coi quali si presentano, dietro a un enorme schermo bianco, quasi cinematografico. Una delle immagini diffuse in fase di promozione, quella con Amy Adams con una lavagnetta sulla quale è scritto con un pennarello «human» e che ha scatenato su Nerdface un bel numero di rielaborazioni con Photoshop, coincide con uno dei momenti più intensi del film, che alterna gli incontri tra la linguista e gli alieni a lunghi panorami esterni su nuvole e vallate.
L’inevitabile colpo di scena
Naturalmente la storia declinerà ben presto su toni drammatici, perché le traduzioni fatte dai vari Paesi non coincideranno e i termini tradotti diversamente prefigurerebbero scenari catastrofici e la collaborazione tra i popoli terrestri vacillerà seriamente, volgendo verso scenari di guerra. Amy Adams si troverà nell’ardua impresa di scongiurare un conflitto globale. Arrival è un bel film e lascia aperte molte domande, anche etiche, quando il colpo di scena finale rivela il tutto, sebbene con esso giungano anche un paio di scivoloni di sceneggiatura davvero banali, che lo precipitano un gradino sotto ai capolavori del genere. Ma si tratta comunque di un bel viaggio.
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Titolo originale | Arrival |
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Lingua originale | inglese eptapodese |
Paese | USA |
Anno | 2016 |
Durata | 116 minuti |
Uscita | 19 Gennaio 2017 |
Genere | Fantascienza |
Regia | Denis Villeneuve |
Sceneggiatura | Eric Heisserer |
Fotografia | Bradford Young |
Musiche | Jóhann Jóhannsson |
Produzione | FilmNation Entertainment 21 Laps Entertainment Lava Bear Films |
Distribuzione | Warner Bros. |
Cast | Amy Adams Jeremy Renner Forest Whitaker Michael Stuhlbarg Tzi Ma Mark O’Brien |