Autopsy | La genesi dei mostri | Recensione
Il voto di Nerdface:
4.0 out of 5.0 stars
Titolo originale | The Autopsy of Jane Doe |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Anno | 2016 |
Durata | 86 minuti |
Uscita | 8 Marzo 2016 |
Genere | Horror |
Regia | André Øvredal |
Sceneggiatura | Ian Goldberg Richard Naing |
Fotografia | Romain Osin |
Musiche | Danny Bensi Saunder Jurriaans |
Produzione | 42 IM Global Impostor Pictures |
Distribuzione | M2 Pictures |
Cast | Emile Hirsch Brian Cox Ophelia Lovibond Michael McElhatton Olwen Kelly |
Il voto di Nerdface:
3.5 out of 5.0 stars
«Ogni corpo nasconde un segreto»
Autopsy, film horror del 2016 e arrivato da noi solo adesso, ha due sponsor d’eccezione. Il primo è il regista Guillermo del Toro, il quale ha dichiarato: «La regia è elegante, misurata ed efficace. Gran ritmo. Hirsch e Cox sono fenomenali». Il secondo, invece, è nientemeno che Stephen King, il Maestro. Queste le sue parole: Autopsy è «un horror viscerale che si avvicina ad Alien e al primo Cronenberg. Da vedere, ma non da soli».
Una storia ben costruita
Entrambi hanno ragione e in effetti Autopsy mostra diversi lati inquietanti. Non innova, certo, un filone ormai abusato e divenuto a sua volta zombie, ma almeno presenta una storia ben costruita e in grado, per una buona metà del film, di creare la giusta tensione e farci scorrere sani brividi lungo schiena.
Il mistero di Jane Doe
La vicenda inizia col ritrovamento, in una cittadina della provincia statunitense, del corpo di una ragazza. Una Jane Doe, per l’esattezza, una donna la cui identità è sconosciuta. A rendere il tutto ancora più strano, la circostanza del rinvenimento: la giovane è mezza sepolta nello scantinato di una casa, dove s’è consumato un efferato omicidio plurimo, e non presenta ferite esterne evidenti. Lo sceriffo affida il corpo alle cure dei due patologi del luogo, padre e figlio.
Quando si dice casa e bottega: i due portano avanti una sana tradizione di famiglia e vivono nella classica abitazione colonica americana, tutta bianca. Al piano interrato, però, hanno allestito un laboratorio medico per le autopsie, con tanto di frigoriferi occupati da un paio di corpi. L’arrivo della giovane reca qualche strano fenomeno, ma sarà l’autopsia a rivelarsi davvero inquietante e inspiegabile.
Ricordate Nightwatch?
A peggiorare le cose, una tormenta destinata a isolare padre e figlio dal resto del mondo. Autopsy per la prima metà è un po’ CSI un po’ Nightwatch. Ricordate la pellicola con Ewan McGregor, chiamato a fare il guardiano notturno in un obitorio?
A rimanere più impressa e rimbalzare ancora oggi nella testa di molti è la battuta fatta dal collega al protagonista: sostanzialmente, avvertiva il nuovo arrivato di prestare attenzione non ai fatti inspiegabili avvenuti lì, ma all’alito, destinato a guastarsi per effetto del lavoro, effetto collaterale che puntualmente si verificava.
Un sottile gioco psicologico
Anche Autopsy gioca con questi elementi psicologici più sottili: avrete paura che si aprano le celle frigorifero o che la ragazza stesa sul freddo lettino di metallo serri i denti o si alzi di scatto.
Un puzzle impossibile
Nel frattempo, il senso d’ansia cresce e rinvigorisce con l’ispezione del suo corpo, che mostra già la prima stranezza nel non presentare rigor mortis. Col proseguire dell’analisi, altri indizi inspiegabili andranno a comporre un puzzle impossibile da ricostruire.
Nulla torna e musiche, inquadrature e ritmo del film ci conducono verso un destino inesorabile: la tensione è palpabile e si mescola a quella tra padre e figlio, il cui rapporto è già evidentemente difficile ed è ulteriormente messo alla prova dalle circostanze.
Spazio ai cliché
La seconda metà di Autopsy cede più facilmente ad alcuni cliché del genere e agli jumpscare, per farvi saltare sulla sedia. Almeno, arrivano dopo una prima parte diversa dal solito e fanno da semplice contorno a una storia ben costruita e giocata con eleganza. Anche quando è svelato il mistero, la regia indugia più su quanto immaginerete che su quanto effettivamente vedrete.
E nell’Horror spesso è la formula migliore per non farvi mai stare del tutto tranquilli e per lasciare che la storia sedimenti una volta finita la proiezione. Altri due elementi rendono Autopsy più interessante della media.
La genesi dei mostri
C’è una riflessione alla base del film ed è relativa ai mostri e alla loro genesi: siamo noi a plasmarli e a renderli tali. Ne sperimenteranno gli effetti i due protagonisti. Anche il finale è interessante e contribuisce a rendere Autopsy una pellicola da non perdere per gli amanti dell’Horror.
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