Crimson Peak | I fantasmi di Guillermo Del Toro | Recensione
Il voto di Nerdface:
4.0 out of 5.0 stars
Titolo originale | Crimson Peak |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Anno | 2015 |
Durata | 118 min |
Uscita | 22 Ottobre 2015 |
Genere | Horror |
Regia | Guillermo Del Toro |
Sceneggiatura | Guillermo Del Toro Matthew Robbins |
Fotografia | Dan Laustsen |
Musiche | Fernando Velázquez |
Produzione | Legendary Pictures |
Distribuzione | Universal Pictures |
Cast | Mia Wasikowska Jessica Chastain Tom Hiddleston Charlie Hunnam Jim Beaver Burn Gorman Bruce Gray Leslie Hope Doug Jones |
Il voto di Nerdface:
4.0 out of 5.0 stars
«I fantasmi esistono»
La produzione hollywoodiana di horror e dintorni ha regalato film piuttosto deludenti e discutibili in questi ultimi tempi, dal supereroistico e finto gotico Dracula Untold, allo splatter comico del recente Green Inferno di Eli Roth. Fortunatamente, per gli amanti del genere ci sono ancora registi come Guillermo Del Toro, capaci di sfornare titoli come Crimson Peak e la vicinanza a Halloween contribuisce a rendere questo film ancora più gradito, come un dolcetto e scherzetto. Avvalendosi di attori come Charlie Hunnam e Tom Hiddleston, Guillermo Del Toro cavalca l’onda di un nuovo genere, il Dreadpunk, l’ultimo arrivato tra tutte le varie sottoculture punk. Nato come una diretta e giusta categoria dello Steampunk, ha preso piede all’interno della letteratura e della cinematografia: Crimson Peak ne è l’esempio per la seconda. Il titolo di pioniere del Dreadpunk, in realtà, potrebbe essere attribuito alla fortunata serie Penny Dreadful, la quale ha reso più sanguinoso il mondo vittoriamo, pur evitando gli stereotipi del Gothic Horror: niente vampiri o lupi mannari, piuttosto un bel bagno di sangue, condito dalla malattia mentale. Inoltre, non l’ambientazione non si limita alle scenografie e ai costumi ottocenteschi, ma pur la recitazione in stile ricalca i tempi più lenti rispetto a un classico film. Questo stile ha affascinato in molti anche perché si caratterizza sui sentimenti tormentati, una componente capace di mettere in contrasto le storie d’amore ai drammi personali, alla morte e a tanto sangue. Del resto, il termine Crimson è tradotto come color vinaccia o cremisi, una tinta inconfondibile e utilizzato al posto del comune rosso in qualsiasi scenario fantasy.
Crimson Peak si presenta, quindi, come un horror ottocentesco ambientato tra America e Inghilterra: il vostro giudizio ne deve tenere conto. Le case sontuose e gli abiti eleganti fanno da contrasto alle brutali uccisioni e agli spaventosi fantasmi che infestano la dimora di Allerdale Hall. Guillermo Del Toro si avvale di un cast eccezionale: farete fatica a togliervi dalla testa il Loki di Tom Hiddleston ed è inutile aspettare il momento in cui si teletrasporterà insieme al suo elmo cornuto, ma pure qui rimane il suo ruolo di antagonista. Interpreta Sir Thomas Sharp, un giovane e affascinante baronetto venuto in America dall’Inghilterra in cerca di un investitore che finanzi la sua invenzione, una macchina in grado di estrarre argilla in profondità. È accompagnato dalla splendida sorella Lady Lucille (Jessica Chastain, recente co-protagonista di Matt Damon in The Martian) la quale, con sguardi obliqui e parole in codice, lascia subito intendere l’esistenza di un progetto principale, coperto dalla ricerca degli investimenti. La vita dei due fratelli s’incrocia con quella della famiglia Cushing, soprattutto con Edith, la giovane e illibata figlia di Carter Cushing, ricco imprenditore americano. Il piano principale degli Sharp è di conquistare la figlia per diventare parenti e, di conseguenza, eredi della fortuna della sua famiglia, schivando ogni possibile resistenza, come quella opposta dall’amico di lei interpetato da Charlie Hunnam. L’iter dei matrimoni d’interesse è un classico tra i grandi imprenditori e i potenti, ma è una modalità dalla lunga durata e così, per ovviare al problema e accelerare i tempi, si dà il via a una bella serie di orrendi omicidi post nuziali. Lei è la mente e lui il braccio, in un legame fraterno nel quale diversi episodi da seppellire del loro passato contribuiscono a rafforzare l’alleanza in un contorto legame affettivo.
Ma i due devono fare i conti anche con i traumi infantili della giovane Edith, condannata a vita alla percezione e alla visione degli spiriti. Il primo fantasma le si era presentato da bambina e naturalmente si trattava della madre morta, la quale già l’aveva messa sull’attenti pronunciando le incomprensibili parole «attenta a Crimson Peak». Ovviamente, la giovane donna riuscirà a salvarsi dall’inganno proprio grazie alle sue visioni. Crimson Peak non è il primo film ad assegnare ai fantasmi un ruolo positivo. Le apparizioni, infatti, pur essendo terribili e raccapriccianti, devono essere viste con calma e ascoltate. Insomma, le intenzioni sono buone, ma è il metodo a dover essere rivisto: vedere apparire un essere deforme plasmato da sangue e nebbia, vederlo avvicinarsi mentre urla in una stanza semibuia, non può essere considerato un buon biglietto da visita, ma la comunicazione dall’altromondo è evidentemente complicata. E infatti si presentano alla protagonista così e spaventano pure noi, almeno finché, insieme a lei, non capiremo le loro buone intenzioni e inizieremo a decifrare una serie di messaggi recapitati in questo modo poco ortodosso.
Crimson Peak dimostra la grande versatilità di Guillermo Del Toro e, soprattutto, la sua grande capacità d’insistere sui propri progetti. Il regista messicano ha un curriculum molto importante e ha ottenuto i migliori successi esclusivamente quando ha fatto di testa sua. Sembra sempre essere ben cosciente di cosa abbia in testa e di come voglia realizzarla; probabilmente per questo ha difficoltà nelle collaborazioni. Ricordiamo, per esempio, la sua partecipazione nella stesura della sceneggiatura de Lo Hobbit, abbandonata a causa delle tempistiche di realizzazione; così come, dopo la mancata realizzazione del film su Evangelion, il film per alcuni versi simile, Pacific Rim. In questo film, c’è il pregio della narrazione di un nuovo genere, capace di stimolare la fantasia del pubblico e di nutrirne la bulimia da intrattenimento. È un grande merito, in un momento in cui la fanno da padrone i remake e i reboot, vie facili e probabilmente per questo prese più in considerazione dai grandi produttori. Il problema, però, è la qualità di questi prodotti, spesso ridotti a meri minestrone di roba già vista e semplicemente svecchiata. Crimson Peak dimostra come sia ancora possibile, invece, scrivere nuove storie valide, pur utilizzando materiale e stereotipi del passato e senza agli stratagemmi per fare cassa.
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