«Eravamo in guerra»

Disponibile dal 22 Luglio su Netflix, Fear City è una mini docuserie di soli 3 episodi dedicata alla costruzione del processo che inchiodò alla sbarra i cinque capofamiglia mafiosi, i Gambino, i Genovese, i Colombo, i Lucchese e i Bonanno che, di fatto, tenevano in pugno la città di New York negli anni ’70.

È questo il clima nel quale siamo immediatamente catapultati, fatto di racket, estorsioni, gestione di prostituzione e gioco d’azzardo, usura e regolamenti di conti plateali, con omicidi commessi in pieno giorno, senza che le forze di polizia riuscissero a contrastare questa situazione di violenza.

Cosa loro

Fear City non rappresenta certo una particolare attrattiva per il pubblico italiano, purtroppo tragicamente avvezzo alle vicende di mafia, che ancora oggi infestano il nostro Paese. Eppure, questa docuserie prodotta dagli stessi autori della sorprendente Giù le Mani dai Gatti e diretta da Sam Hobkinson, conosciuto soprattutto grazie a The Kleptocrats, Paranormal Witness e Inside the Hunt for the Boston Bombers, riesce a catturare l’attenzione proprio per le numerose differenze con le storie di casa nostra.

Fear City è costruita come una cronistoria, alternando immagini di repertorio a interviste inedite dei protagonisti di quegli anni, uomini e donne di polizia locale, FBI e Procura, che costituirono un vero e proprio pool guidato da Rudolph Giuliani.

Nuove strategie investigative

Ebbero il merito d’innovare in primo luogo le tecniche investigative per raccogliere le prove necessarie ad andare a processo, agirono in autonomia ed ebbero l’intuizione di usare una legge esistente, chiamata RICO e ignorata fino a quel momento anche dagli stessi mafiosi, per imbastire un processo che in Italia potrebbe essere paragonato al Maxiprocesso di Palermo, volto a dimostrare l’esistenza di un sistema piramidale, al cui vertice risiedeva la Commissione, composta dai cinque capifamiglia.

A rendere più interessante Fear City sono soprattutto le testimonianze degli ex mafiosi, tra collaboratori di giustizia ed ex detenuti, i quali donano il punto di vista dei criminali del clima ormai mutato e divenuto una morsa sempre più stretta sulle loro attività. Sono loro a dipingere usi e costumi dei malavitosi, le manie d’ognuno e il codice interno ed esterno.

La strana mafia newyorchese

A colpire è proprio questo aspetto: da un lato la mafia newyorkese controllava sindacati, cantieri edili e numerose altre categorie lavorative, costituendo un reale Stato nello Stato per la forza economica di cui poteva disporre, peraltro spesso ostentata; dall’altro le forze di polizia potevano godere del loro rispetto, al punto che i capi spesso intimavano ai sottoposti più violenti di non torcere loro un capello, perché in fondo «stavano solo facendo il loro lavoro».

Gli eroi di una lotta durissima

Fear City è dunque una docuserie capace di catturare l’attenzione, pur andando spesso in tecnicismi: mette in evidenza, almeno per il pubblico italiano, le numerose differenze di un problema ben conosciuto, tratteggia personaggi che sembrano usciti da un film di Coppola e mostra un ulteriore aspetto sorprendente: la giovane età di chi seppe inchiodare la mafia di New York.