Il Libro della Giungla | Dalla parte degli animali | Recensione
Il voto di Nerdface:
4.5 out of 5.0 stars
Titolo originale | The Jungle Book |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Anno | 2016 |
Durata | 96 minuti |
Uscita | 16 Aprile 2016 |
Genere | Avventura |
Regia | Jon Favreau |
Sceneggiatura | Justin Marks |
Fotografia | Bill Pope |
Musiche | John Debney |
Produzione | Fairview Entertainment Walt Disney Pictures |
Distribuzione | Walt Disney Studios Motion Pictures |
Cast | Bill Murray Ben Kingsley Idris Elba Christopher Walken Scarlett Johansson Giancarlo Esposito Lupita Nyong’o Emjay Anthony Ralph Ineson |
Il voto di Nerdface:
4.5 out of 5.0 stars
«Puoi essere un uomo anche qui»
Chi non ricorda Il Libro della Giungla nella sua originale versione Disney a cartone animato? Il film del 1967 è amato non solo per i tanti personaggi indimenticabili, la canzone Lo Stretto Indispensabile e il successo ottenuto al botteghino, ma è pure entrato tristemente nella storia perché, proprio durante la sua produzione, il padre fondatore Walt perse la vita, in qualche modo lasciando orfani tutti i bambini cresciuti con le sue storie, al pari di Mowgli. Non era dunque così banale, nel 2016, proporre una versione live action di tale pietra miliare dell’animazione. Il regista Jon Favreau, però, ci riesce alla grande, come già aveva fatto in passato con i primi due Iron Man.
Questo Libro della Giungla ha un impatto visivo straordinario, pazzesco, anche e soprattutto in 3D. Le sequenze iniziali, che catapultano il logo Disney dentro il groviglio di liane e piante, ci portano in un mondo privo di punti di riferimento e ci si perde nel verde lussureggiante del sottobosco o sui tronchi intrecciati, nelle riprese aeree. Si fa subito conoscenza col piccolo Mowgli, mutanda rossa d’ordinanza, intento a esercitarsi per essere un lupo a tutti gli effetti nel branco che lo ha adottato e sotto la supervisione di Bagheera, la pantera nera.
Le differenze con l’originale
Come c’era da aspettarsi, giustamente questa versione del film reca alcune differenze, non solo rispetto ai racconti di Rudyard Kipling, ma anche al cartone animato del 1967. Il piccolo protagonista umano, per esempio, si acciacca e si graffia, sanguina pure e in numerose occasioni: la giungla non è un luogo semplice in cui vivere, ha le sue leggi e vanno rispettate. Lo si evince nel periodo di siccità, occasione nella quale tutti gli animali mettono da parte la catena alimentare a favore dell’unica fonte d’acqua disponibile, perché «bere viene prima di mangiare». È anche il momento in cui la regia indugia sulle tante specie animali rappresentate nel film e il lavoro di doppiaggio è magnifico nel caratterizzarle per dimensioni e comportamento.
L’ingresso in scena di Shere Khan, magnifica e crudele, mette in evidenza un altro aspetto particolare di questo Libro della Giungla: non solo l’uomo è la bestia da temere più d’ogni altra, per il «fiore rosso», il fuoco, di cui è tanto ammaliato almeno quanto è inadatto a maneggiarlo, ma è l’atteggiamento degli esseri umani, prima ancora della loro specie in quanto tale, a portare distruzione e a ribaltare le leggi naturali. E, come un virus, contagia chiunque in questa brama di potere e nella volontà di porsi al vertice della catena alimentare, senza regole e senza rispetto per nessuno.
Un film più adulto
Paradossalmente, è proprio la tigre sfregiata il personaggio più umano, nella strategia di terrore che applicherà nei confronti del branco di lupi, quando questi non le consegneranno Mowgli. Una scena in particolare, nella quale è protagonista insieme ai cuccioli di Raksha, madre adottiva dell’umano, fa correre brividi lungo la schiena. Questo, a nostro modo di vedere, sposta questo Il Libro della Giungla su un piano più adulto e meno scanzonato rispetto al suo predecessore e regalerà diversi incubi ai bambini. Ed è un bene, perché poi cresceranno, diventeranno uomini o donne e smetteranno d’essere cuccioli, come la stessa Shere Khan sottolinea in più di un’occasione: è importante che sappiano cosa comporti la responsabilità d’essere la specie dominante, l’importanza del branco e, più d’ogni altra cosa, il rispetto della natura.
L’uomo come oggetto estraneo, come virus è una metafora già presentata freddamente in Matrix, tanto per fare un esempio, ed emerge pure in altri passaggi del film. Su tutti, nell’incontro con l’enorme orango King Louie, il Re delle Bandar, le scimmie che non a caso popolano le rovine di un’antica civiltà, destinate a crollare sulle loro teste. Non solo è doppiato nella versione italiana da Giancarlo Magalli, il cui nome è ripetuto come un mantra da tutta la sala appena si vede il primo pelo arancione, ma anch’egli presenta un comportamento non animale. Si fa chiamare Re, innanzitutto, ed è alla ricerca del fuoco per governare su tutte le altre specie.
Il Libro della Giungla ripropone, ovviamente, anche tutti gli altri personaggi attesi: c’è Baloo, l’orso pigro; c’è Kaa, il pitone ipnotico, veramente spaventoso; ci sono gli elefanti. Cambiano alcuni elementi della trama, ma la storia resta immutata per fascino, coinvolgimento ed emozioni in grado di suscitare. Il finale del film è la parte più differente rispetto all’originale e segna il momento nel quale Mowgli dovrà dimostrare se può «essere un uomo», eppure diverso e degno di restare col branco. Perché non si può essere cuccioli per sempre e crescere non è roba per tutti.
Titolo originale | The Jungle Book |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Anno | 2016 |
Durata | 96 minuti |
Uscita | 16 Aprile 2016 |
Genere | Avventura |
Regia | Jon Favreau |
Sceneggiatura | Justin Marks |
Fotografia | Bill Pope |
Musiche | John Debney |
Produzione | Fairview Entertainment Walt Disney Pictures |
Distribuzione | Walt Disney Studios Motion Pictures |
Cast | Bill Murray Ben Kingsley Idris Elba Christopher Walken Scarlett Johansson Giancarlo Esposito Lupita Nyong’o Emjay Anthony Ralph Ineson |