Lion | Un’incredibile storia vera | Recensione
Il voto di Nerdface:
4.0 out of 5.0 stars
Titolo originale | Lion |
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Lingua originale | inglese |
Paese | Australia Regno Unito USA |
Anno | 2016 |
Durata | 129 minuti |
Uscita | 22 Dicembre |
Genere | Biopic |
Regia | Garth Davis |
Sceneggiatura | Luke Davis |
Fotografia | Greig Fraser |
Musiche | Volker Bertelmann |
Produzione | See-Saw Films Aquarius Films Screen Australia Sunstar Entertainment The Weinstein Company |
Distribuzione | Eagle Pictures |
Cast | Dev Patel Rooney Mara David Wenham Nicole Kidman Nawazuddin Siddiqui Priyanka Bose Tannishtha Chatterjee Deepti Naval Sunny Pawar Abhishek Bharate Divian Ladwa |
Il voto di Nerdface:
4.0 out of 5.0 stars
«Ecco dove sei stato»
Avvertenze per l’uso: la visione di Lion necessita di una lenzuolata di Kleenex a portata di mano. Poi non fate i vaghi, i reclami sono esclusi: metto subito le mani avanti, perché io ne ero sprovvisto durante la proiezione ed è stato tutto molto imbarazzante. Il film di Garth Davis, che ha sfiorato il Premio del Pubblico a Toronto ed è transitato alla Festa del Cinema di Roma, è diviso in due momenti. Il primo ci catapulta in India, in una zona agricola, periferica e poverissima degli anni ’80. Saroo è un bambino di cinque anni e insieme al fratello aiuta la madre e la sorellina a sopravvivere. Sono poverissimi. Vorrebbe essere forte come un uomo di casa, ma è ancora troppo piccolo per affrontare il lavoro. Un giorno, però, riesce a convincere il fratello ad accompagnarlo alla stazione dei treni, ma per una serie di circostanze resta bloccato lì, finché non s’addormenta in un vagone fermo sui binari. Si risveglierà a più di 2.000 km di distanza, a Calcutta, una metropoli ostile e pericolosa, dove rischierà la vita diverse volte, fino a quando sarà notato da un passante e portato in un orfanotrofio. Saroo parla un dialetto incomprensibile e storpia anche il nome del suo villaggio d’origine, per cui risulta impossibile pure semplicemente iniziare un’indagine per rintracciare da dove sia partito. La sua vita sembra segnata, ma un giorno una coppia australiana (Nicole Kidman e David Wenham) avvia le pratiche per l’adozione: il piccolo si trasferisce e inizia un nuovo corso.
Lion si sposta a vent’anni dopo: Saroo è un giovane uomo, interpretato da Dev Patel, pratica il surf sulle infinite spiagge australiane, è un figlio e uno studente modello. Ha un nuovo fratello, anch’egli adottato, ma molto più problematico. Conduce una vita normale e piacevole, incontra una donna, s’innamora e partecipa alla vita sociale nella città che lo ha accolto. Finché, una sera, qualcosa fa scattare un interruttore e i ricordi sepolti in fondo alla memoria tornano a galla: il volto della madre naturale e del fratello, i colori e i sapori della sua terra riaffiorano in modo dirompente e incontenibile. Diventano un’ossessione, che minano il suo equilibrio mentale, lo mettono in difficoltà con i genitori adottivi e la sua compagna (Rooney Mara). E nasce un’idea: ritrovare la sua famiglia, indagare su quel maledetto treno il quale, da bambino, lo condusse a un’altra vita. I tempi sono cambiati e c’è un nuovo mezzo sul quale contare: Google Earth. Dietro il suggerimento di un amico, Saroo si scopre geek e avvia una febbrile ricerca. Ogni frammento di memoria è utile per circoscrivere un’area che comunque risulta vastissima e scoraggiante. Ma chi la dura la vince e, dopo mesi di lavoro al computer, riesce nell’impresa: parte e si reca nei luoghi dell’infanzia, per scoprire cosa ne è stato della madre e dei fratelli. Lion è sorprendente perché si tratta di una storia vera, tratta dal romanzo La Lunga Strada per Tornare a Casa, libro autobiografico del protagonista di questo film. Gioca con sentimenti profondi perché, in fondo, a ogni latitudine la mamma è sempre la mamma. La prima parte è, a mio avviso, la più scioccante e allo stesso tempo la più dolce. Il caos della grande città, letta attraverso gli occhi di un bambino impaurito e incapace di capire anche una sola parola di quanto è detto intorno a lui, stringono il cuore. Siamo costretti in qualche modo a ricacciare in fondo alla gola i traumi subìti con Bambi.
La seconda metà del film, invece, è meno convincente. In termini strettamente registici risulta un po’ ripetitiva e qualche piano narrativo sembra smarrirsi in corso d’opera: su tutti, quello legato al fratello adottivo. Oltre a risultare un po’ caricaturale, perché Dev Patel è un fico, mentre lui un povero cesso, non è dato sapere quali siano i problemi tra i due e perché l’altro decida di vivere praticamente come un barbone derelitto. Ma bisogna essere onesti: Lion presenta una storia talmente potente, che travalica ogni osservazione. Durante il film vi renderete conto di costruire una diga, passo dopo passo e in modo simmetrico ai progressi del protagonista nella sua ricerca: sarete consapevoli che il finale metterà a dura prova la vostra illusione d’essere maschi alfa (per gli uomini), il vostro costoso eyeliner waterproof (per le donne) e i vostri corsi di training autogeno (per tutti). Ma sarà inutile: perché tracimerete, esonderete. E sarà bellissimo.
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Titolo originale | Lion |
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Lingua originale | inglese |
Paese | Australia Regno Unito USA |
Anno | 2016 |
Durata | 129 minuti |
Uscita | 22 Dicembre |
Genere | Biopic |
Regia | Garth Davis |
Sceneggiatura | Luke Davis |
Fotografia | Greig Fraser |
Musiche | Volker Bertelmann |
Produzione | See-Saw Films Aquarius Films Screen Australia Sunstar Entertainment The Weinstein Company |
Distribuzione | Eagle Pictures |
Cast | Dev Patel Rooney Mara David Wenham Nicole Kidman Nawazuddin Siddiqui Priyanka Bose Tannishtha Chatterjee Deepti Naval Sunny Pawar Abhishek Bharate Divian Ladwa |