«Il suo nome era Malefica»

A scanso di equivoci, chiariamo immediatamente il concetto centrale di questa recensione: Maleficent ha sfiorato di pochissimo l’accasamento nella categoria Buste del nostro sito. Sconsigliamo di proseguire nella lettura a tutti i fanatici di qualsiasi prodotto firmato Disney. Fatta la doverosa premessa, passiamo a motivare perché questo film sia tra i più brutti e scialbi dell’ultima decade.

Una promozione poderosa

La promozione di questa rilettura della celeberrima favola de La Bella Addormentata o, per meglio dire, della nuova prospettiva con la quale Disney l’avrebbe affrontata, tutta incentrata sul personaggio di Malefica, è stata poderosa. Tra l’altro, convenivamo con quanti ritenevano perfetta la scelta di Angelina Jolie per quel ruolo, zigomi sporgenti compresi.

Sono solo favole

I trailer circolati nei mesi precedenti l’uscita lasciavano intendere un film molto promettente, gotico nelle tinte, potente nelle musiche. Ma le favole insegnano proprio questo: si tratta di favole, per l’appunto.

Sin dalle prime battute, infatti, Maleficent sembra un lento, scontato e leccato videoclip dedicato alla protagonista. Non Malefica, ma Angelina Jolie. La regia di Robert Stromberg, infatti, indugia con un certo onanismo in inutili quanto irritanti primi piani dell’attrice americana, certamente bella e ammaliante, ma alla lunga ugualmente stucchevole.

Un background superficiale

Malefica, nonostante un nome di battesimo che avrebbe dovuto lasciare intendere altro, era invece una giovane fata buona. La malvagità, invece, sarà conseguenza di un tradimento subìto da un uomo, come nel più classico refrain da trauma psicologico spiccio. Qui si chiude la parentesi del film dedicata allo sviluppo dei personaggi, a favore di riprese aeree e di innumerevoli primi piani.

Nessuna Aurora

Per il resto, la sceneggiatura si limita a sottolineare quanto il Re sia un poco di buono e la principessa Aurora un’adolescente vagamente idiota e credulona. A proposito: dimenticate l’Aurora dell’originale Disney, bella, consapevole e desiderosa del Principe: qui vi troverete di fronte a una biondina scialba, completamente messa in ombra da Malefica, a ulteriore riprova del reale focus del film: non una rilettura di una tra le più belle favole Disney con le quali siamo cresciuti, ma uno spot di 97, interminabili minuti dedicato ad Angelina Jolie la quale, peraltro, regala un’interpretazione assolutamente piatta.

Il dubbio diviene certezza quando i titoli di coda rivelano che l’attrice è pure la produttrice esecutiva di Maleficent. A proposito del Principe: naturalmente in Maleficent ce n’è uno e il suo ingresso in scena va annoverato tra i momenti più imbarazzanti del cinema mondiale; il suo contributo alla vicenda sarà nullo.

Una sola novità

Qui sta l’elemento d’assoluta novità: Maleficent è una questione tra donne, in ogni svolgimento della trama, con Malefica nella malcelata veste di madre putativa della Principessa.

Anche il doppiaggio italiano sembra precipitare in questo gioco al ribasso: sono lontani i tempi dei grandi doppiatori nostrani. È possibile confrontare le voci originali con una certa facilità, notando come si continui a giocare con stereotipi legati alla fisicità dei personaggi.