«Voi appartenete alla coda del treno»

Dopo il grande successo di Bong Joon-ho con Chris Evans, John Hurt e il mitico Song Kang-ho, che portò all’attenzione del mondo l’omonima graphic novel francese ideata da Jacques Lob e Jean-Michel Charlier, il canale televisivo statunitense TNT ha deciso di riadattare l’opera in formato seriale.

Distribuita in Italia da Netflix, Snowpiercer è nata dalla mente di Graeme Manson e Josh Friedman, col primo ad aver lasciato il progetto in fase di sviluppo. Lo show racconta di un mondo post apocalittico, la cui vita ormai è stata spazzata via da una nuova era glaciale, creata per errore dall’uomo stesso. Un treno viaggia ininterrottamente: in esso sono presenti gli ultimi esseri umani sopravvissuti i quali, durante gli ultimi giorni di vita sulla Terra, sono riusciti ad acquistare un biglietto.

Un misterioso omicidio

Non sembra essere oro tutto quel che luccica, però: infatti, alcuni passeggeri sono saliti in maniera clandestina, finendo nella coda del treno, costretti a vivere nella povertà e nel degrado più assoluto. Il nostro protagonista dal fondo del convoglio è chiamato a risolvere un omicidio avvenuto negli alti ranghi della nuova società. Nel frattempo, il piano per far scoppiare la rivoluzione e rovesciare l’ordine costituito è iniziato.

Rispetto al film, Snowpiercer per ovvie ragioni espande l’universo narrativo adattato da Bong Joon-ho. Nel farlo, la serie TV sembra puntare più a una maggiore caratterizzazione dei personaggi e a una costruzione più accurata delle gerarchie sociali e del funzionamento della società all’interno del treno. Lo show ha esordito il 25 Maggio su Netflix, in una formula inusuale per il canale che prevede la pubblicazione degli episodi a cadenza settimanale.

Da fumetto, a film a serie TV

La nostra è dunque un’inevitabile prima impressione, che però già mostra un concept ad alto rischia di smarrimento. Il film originale, di cui lo show è il reboot, era di rara fattura, ma presentava un concept piuttosto didascalico, con una narrazione desiderosa di sbattere in faccia al pubblico la sua natura metaforica. Eppure, nell’utilizzare una sinossi così semplice, Bong Joon-ho è comunque riuscito a focalizzarsi sul conflitto portato avanti nella trama. In questa serie TV, invece, i tempi allungati renderanno questa possibilità impraticabile, date le quasi 20 ore di contenuti già annunciati da TNT.

Il rischio è che molti avvenimenti cui assisteremo saranno semplici filler, per usare un termine molto noto nel mondo degli anime, i quali prima o poi porteranno alla risoluzione del conflitto su cui si basa la serie: la coda contro la testa del treno. Ovviamente sono solo supposizioni, anche perché le prime due puntate hanno un buon ritmo e una buona scrittura: vedremo se saprà reggere  senza subire un calo negli ascolti. La sfida della serie TV in onda su Netflix sarà tenere vivo l’interesse e per ora sembra esserci riuscita.