The conjuring: il caso Enfield | Recensione
Il voto di Nerdface:
3.5 out of 5.0 stars
Titolo originale | |
---|---|
Lingua originale | |
Paese | |
Anno | |
Durata | minuti |
Uscita | |
Genere | |
Regia | |
Sceneggiatura | |
Fotografia | |
Musiche | |
Produzione | |
Distribuzione | |
Cast |
Il voto di Nerdface:
3.5 out of 5.0 stars
«Questa casa è mia!»
Tra finzione e realtà, torna la coppia inglese d’acchiappafantasmi. Detta così suona avvincente, ma in sostanza questo è il mestiere di Ed e Lorraine Warren, protagonisti di The Conjuring: Il Caso Enfield, secondo capitolo della saga horror. La coppia di spiritisti britannica è realmente esistita ed è stata particolarmente attiva nel corso degli anni ’70, periodo in cui le sono stati attribuiti diversi esorcismi, molti dei quali al limite del credibile. Il caso più famoso attribuito loro è stato quello di Amityville, diventato vera e propria pietra miliare per la narrativa e i film horror: come Salem, è La Mecca per gli scrittori di stregoneria e sortilegio, un passaggio quasi obbligatorio quando c’è di mezzo qualche possessione demoniaca. La storia della casa infestata si rivelò un falso nel giro di poco tempo, ma la fantasia ormai aveva trovato pane per i suoi denti e i Warren erano ormai entrati nella storia degli esorcismi eroici. Il precedente The Conjuring: L’Evocazione riprendeva le mosse della saga Amityville degli anni ’70 e presentava i nostri eroi al loro esordio. In The Conjuring: Il Caso Enfield, invece, grazie al loro Curriculum Mortis i due sono chiamati per un nuovo caso, stavolta nella loro natale Inghilterra.
James Wan, il regista e sceneggiatore, ha preso spunto dall’originale per creare un suo percorso parallelo. The Conjuring: Il Caso Enfield è un fatto realmente accaduto nel 1977, ma risolto nella realtà senza l’intervento della coppia degli esorcisti. I personaggi e i luoghi del film sono tutti realmente esistiti e la trama segue esattamente la sequenza degli eventi, così come narrati nei verbali. James Wan ha aggiunto giusto qualche particolare, per mettere un po’ più di carne al fuoco e rendere la pellicola più romanzata; ma, soprattutto, per garantirsi i prossimi capitoli nonché uno spin-off sulla storia personale del demone antagonista, chiamato The Nun. Il caso preso in questione da The Conjuring: Il Caso Enfield è famoso come il Poltergeist di Enfield. Per chi non lo sapesse, il poltergeist è un tipo di presenza in grado d’infestare una casa e interagire in maniera aggressiva con oggetti e persone. Un archetipo horror con molti film al seguito, tra cui il recente remake Poltergeist. «È uno di quelli cattivi», direbbero i Ghostbusters, ma gli americani prendono tutto sullo scherzo, si sa. I Warren sono britannici e non si divertono affatto, invece, ad avere continue visioni di spettri e mostri e in qualsiasi ora del giorno. Dopo i fatti di Amityville, poi, la coppia esce allo scoperto e ottiene l’attenzione del pubblico e dei media; questi ultimi li presentano come truffatori e illusionisti. Loro, però, sanno bene cosa hanno visto durante una seduta spiritica e sanno anche quanto sia difficile sperare che qualcuno comprenda l’ultraterreno. A meno che non si passi attraverso un’esperienza simile, come succede alla famiglia Hodgson, per l’appunto gli sventurati protagonisti di The Conjuring: Il Caso Enfield. Peggy Hodgson è madre di quattro figli e suo marito ha pensato bene di fuggire di casa; la sua condizione economica è al limite della sostenibilità e la tensione psicofisica si taglia col coltello. Ma non si perde d’animo: segue tutti i marmocchi negli studi, soprattutto il figlio più piccolo, balbuziente e bersaglio di bullismo a scuola. La situazione è quindi già abbastanza difficile e, a complicarla ulteriormente, si somma il comportamento sempre più strano della piccola Janet. La bambina, infatti, è sonnambula e ogni sera spaventa a turno ogni membro della famiglia, spesso urlando o addirittura ringhiando e nascondendosi in angoli bui: insomma, presenta tutti gli atteggiamenti di una possessione, in progressivo peggioramento.
Perché, si sa, i demoni si nutrono della paura ed è per questo devono generare terrore: non è colpa loro, li disegnano così. La piccola, però, non è posseduta dal demonio, bensì è semplicemente mossa come un pupazzo dallo spirito maligno di Bill Wilkins, il poltergeist infestatore della casa. Nel frattempo, i coniugi Warren stanno scontando le conseguenze del successo dopo gli avvenimenti di Amityville: il caso è stato risolto positivamente, ma la stampa sta loro addosso e cerca in tutti i modi di discreditare questa vittoria. A Enfield, dunque, il solo concetto di una casa posseduta suonerebbe già come una farsa; l’esistenza, poi, di persone in grado di scacciare un demone suonerebbe come una ridicola presa in giro. Nonostante questo, la coppia è chiamata a intervenire quando il caso si fa troppo complicato e fuori dalla competenza della polizia.
Il periodo storico in cui è ambientato The Conjuring: Il Caso Enfield ha visto molti casi simili a questo e si potrebbe quasi affermare che avere la casa infestata dagli spiriti fosse una vera e propria moda, a incarnare le nostre paure più profonde, racchiuse nel focolare domestico, il luogo più sicuro per antonomasia. Il film, come altri horror, inserisce elementi veri, quali i protagonisti vissuti realmente e gli oggetti di vita quotidiana, proprio per rinfocolare questi aspetti. La casa è così un elemento fondamentale per un’immediata emotività del pubblico: essa contiene i nostri ricordi e le nostre certezze. Sapere che uno spirito maligno la sta infestando, genera panico e smarrimento. A onor del vero, è giusto sottolineare come, dopo tanti anni di attività, gli spiriti abbiano smesso d’essere maligni e si siano, forse, rivolti verso altri lidi: infatti tutti i casi, anche quelli seguiti personalmente dai coniugi Warren, sono stati segnalati come truffe. La stessa Amityville risultò una messinscena attuata dalla famiglia residente per obbligare il governo a consegnarle un nuovo appartamento. In ogni caso, The Conjuring: Il Caso Enfield è un film assai godibile, soprattutto per le nuove generazioni di appassionati horror. Chi ha vissuto la propria adolescenza tra gli anni ’70 e i ’90 ha avuto tanto tempo per gustare i capolavori del genere ed è quindi giusto rielaborare gli elementi che hanno funzionato in passato per modernizzarli, rendendoli più appetibili. Meglio questo che l’eccessiva produzione di teen horror senza la minima cura per trama e psicologia dei personaggi. Sebbene, forse, possessioni demoniache e case infestate non abbiano più lo stesso appeal di quarant’anni fa, quando si pensava che fosse tutto vero, mentre ora il pubblico è disincantato. Fortunatamente, The Conjuring: Il Caso Enfield ha molti elementi per meravigliarlo e spaventarlo con qualcosa di diverso e meno banale della media.
Condividi il post
Titolo originale | |
---|---|
Lingua originale | |
Paese | |
Anno | |
Durata | minuti |
Uscita | |
Genere | |
Regia | |
Sceneggiatura | |
Fotografia | |
Musiche | |
Produzione | |
Distribuzione | |
Cast |