«Ci sono due orsi»

Dalla lavorazione lunga e travagliata, segnata dal braccio di ferro tra Fox e il regista Josh Boone sul taglio da dare al film, con riprese aggiuntive mai utilizzate e colpevoli d’aver allungato i tempi d’uscita, l’acquisizione del progetto da parte di Disney desiderosa di chiudere al più presto, per azzerare e ripartire quanto prima, e da ultimo la mannaia del Covid a infierire sul release, The New Mutants è finalmente giunto in sala il 2 Settembre, quando era stato previsto inizialmente per il 2018. Tredicesima pellicola dedicata ai mutanti, primo capitolo di una trilogia poi cancellata, The New Mutants è tratta dalla serie a fumetti Nuovi Mutanti, creata da Chris Claremont e Bob McLeod, il cui esordio è nel 1982. Una giovane ragazza di una riserva Cherokee è l’unica superstite di un disastro di cui non ha memoria: si risveglia all’interno di una struttura dalla quale è impossibile fuggire, studiata e monitorata, insieme ad altri coetanei, dalla misteriosa Dottoressa Reyes. Quest’ultima è una mutante capace di creare campi di forza impenetrabili e svela alla giovane d’averla portata nel suo centro di studi perché ha sviluppato il gene mutante e la sua permanenza all’interno dell’istituto servirà a capire quali siano i poteri acquisiti, per imparare a padroneggiarli. Insieme a lei, altri adolescenti condividono le stesse giornate monotone, fatte di terapia di gruppo, allenamenti improvvisati e pulizie: costantemente sorvegliati, impiegheranno del tempo prima di capire come il centro sia altro da quanto prospettato loro e di come un pericolo mortale sia imminente, costringendoli a crescere e a fare squadra.

The New Mutants non è stato accolto favorevolmente. Complici le vicissitudini produttive e, probabilmente, una certa stanchezza legata allo sfruttamento dei personaggi degli X-Men, sta ricevendo giudizi piuttosto impietosi. Non siamo del tutto d’accordo. Pur essendo evidenti i limiti del film, caratterizzato da un linguaggio pensato per un pubblico giovane, alcune discrepanze che faranno storcere il naso agli amanti della serie a fumetti originale, The New Mutants ha dalla sua alcuni elementi positivi che andrebbero sottolineati. In primo luogo il registro narrativo, orientato su tinte horror: il successo dei due IT di Muschietti, infatti, convinse la produzione ad ascoltare Josh Boone, desideroso d’improntare il film in questo modo. Il tono cupo, in effetti, ben si presta a una vicenda claustrofobica, in cui i primi avversari da combattere sono la diversità, l’emarginazione e il senso di colpa. Caratteristica dei giovani protagonisti è, infatti, l’incapacità di controllare i propri poteri, la cui prima manifestazione ha spesso portato morti e distruzione.

Altro elemento di forza di The New Mutants è il cast. A primeggiare su tutti è Anja Taylor-Joy, chiamata a interpretare Magik, caratterizzata da uno spirito ribelle. La giovane attrice, ammirata in The Witch e destinata a una carriera luminosa, può contare anche su una Maisie Williams (Wolfsbane) ben calata nella parte e capace di far dimenticare il suo ruolo fondamentale per le sorti di Game of Thrones, così come su un bravo Charlie Heaton (Cannonball), anch’egli proveniente da un successo mondiale come quello di Stranger Things. Meno convincenti sono, invece, Henry Zaga (Sunspot) e soprattutto Blu Hunt (Moonstar), il personaggio principale dal quale muove la vicenda di The New Mutants. In ogni caso è sulle loro spalle a gravare tutto il peso di una vicenda racchiusa dalle mura del centro in cui sono trattenuti, altro elemento a spostare la pellicola anche verso i lidi dei prison movie. Apprezzabile, a nostro avviso, è pure lo sforzo di connotare il film, comunque inserito nel mondo degli X-Men, di uno sguardo più intimo e psicologico, lontano dalle tutine aderenti e le pose plastiche cui siamo stati abituati in passato.

A non funzionare in The New Mutants e probabilmente ad averlo esposto a critiche forse troppo aspre è la sensazione, crescente nel corso della proiezione, che siano mancati il coraggio e la visione di premere sull’acceleratore fino in fondo, per collocare il film realmente e senza compromessi in generi cinematografici differenti da quelli supereroistici e teen. Succede spesso, quando produzione e direzione artistica non condividono la stessa visione: il risultato è un ibrido, che gode anche di momenti intensi e significativi, ma che scontenterà entrambe le parti. Peccato, perché i semi gettati lasciavano intravedere sviluppi, legati a Sinistro o al Club Infernale.