Rocky Joe: la lezione durissima di uno spokon imperdibile
Rocky Joe
«Non c’è nessuno più solo del pugile».
Titolo originale | あしたのジョ |
---|---|
Lingua originale | giapponese |
Paese | Giappone |
Anni | 1968-1973 |
Tankobon | 20 |
Genere | Spokon |
Disegni | Tetsuya Chiba |
Testi | Asao Takamori |
Editore | Kōdansha |
Uscita italiana | 19 Ottobre 2002 |
Il sorriso di Joe
È interessante notare come alcuni manga di fine anni ’60 mostrino la condizione di alcune parti della popolazione giapponese prima della ripresa economica. Lo fa, per esempio, L’Uomo Tigre, il cui protagonista Naoto Date lotta su ring patinatissimi per aiutare il piccolo orfanotrofio da cui proviene. Naoto è ricco, al contrario di chi si occupa e protegge, e non fatichiamo a percepire la loro fatica per portare a tavola due pasti al giorno.
Un’ambientazione ai margini
Stessa ambientazione ai margini della società è in Rocky Joe, che però racconta un protagonista tutt’altro che ricco e addirittura all’inizio perfettamente integrato nel tipico tessuto sociale da bassifondi fatto di Yakuza e piccoli furti, di gente onesta ma poverissima e di chi s’approfitta di essa. Joe Yabuky è un ragazzo irruento, un’orfano la cui vita sembra destinata a consumarsi nel disagio della periferia. Anche quando fa l’incontro destinato a cambiargli la vita, quello col vecchio pugile suonato Danpei, mostra un certo cinismo arrogante.
Joe e Danpei
Pure Danpei vive ai margini, è disilluso e spesso è ubriaco. Vede però qualcosa in Joe e decide d’offrirgli una possibilità, allenandolo come pugile. Joe accetta, ma solo per avere vitto e alloggio gratis. Ecco l’ingresso nel mondo della boxe di Joe, dunque. Non è volontario perché il ragazzo vuole solo sbarcare il lunario in qualche modo, non esitando ad approfittarsi del vecchio Danpei che, però, nonostante tutto nutrirà per lui un affetto paterno che non cessa nemmeno quando scoprirà che il ragazzo continua una vita ai margini della legge.
Al contrario di quanto spesso accade, in Rocky Joe è il maestro Danpei a rimettersi in gioco quando incontra l’allievo Joe. Smette di bere, lavora e si sente di nuovo in grado di fare qualcosa contro la miseria nella quale vive.
Non solo: è lui a far arrestare Joe quando si rende conto che la prima lezione da insegnarli è la possibilità di una via diversa, possibile da percorrere e necessaria perché il ragazzo non sprechi il suo talento. Proprio in carcere Joe maturerà il suo carattere e darà il via alla sua nuova vita.
Una metafora di vita
Rocky Joe, Ashita no Joe in originale, racconta dunque proprio questo: la vita di un ragazzo di periferia apparentemente perduto sulla cattiva strada, ma in grado d’uscirne. Il pugilato diventa la metafora della lotta quotidiana non solo per sopravvivere, ma anche per mantenere una proprio integrità. Dal fumetto sono state tratte due serie arrivate da noi nel lontano 1982, da subito divenute di successo.
Uno spokon speciale
Pur trattando temi piuttosto complessi, Rocky Joe non dimentica alcuni cliché delle serie spokon, cioè di manga e anime dedicati agli sport. Qui il pugilato è arricchito della sua dose di colpi personali e tecniche speciali, ma senza esagerare: è soprattutto un linguaggio per mostrare altro. La scalata di Joe verso le vette dei Pesi Gallo non sarà facile e il suo percorso lo farà crescere non nella forza, ma in maturità.
Se nei primi incontri il ragazzo si limita a picchiare come un fabbro, presto inizia a capire che è meglio fermarsi a riflettere, a osservare e capire quale tecnica utilizzare contro il proprio avversario. Non è una fattore da poco, perché sul ring Joe combatte anche contro se stesso e la boxe diviene un elemento fortemente simbolico, nel manga come nell’anime. Il finale sarà ancora più bello e commovente proprio per questo.
Lottare e ancora lottare
Joe, Dampei e quasi tutti i personaggi della storia lottano di continuo e senza uno scopo preciso, se non con l’obiettivo vano di migliorare la propria condizione, di avere un futuro migliore. Sanno bene che svolta non arriverà mai, ma continuano a lottare. Quando l’ultimo incontro di Rocky Joe arriverà alla fine, l’espressione del pugile sarà serena, in quanto consapevole d’aver fatto tutto il possibile.
Una lezione durissima
È una lezione durissima, specialmente per un bambino degli anni ’80 che s’imbatte nel finale originale e non in quello edulcorato dalle edizioni successive. È un messaggio chiaro e importante: bisogna metterci impegno per creare un futuro migliore, è necessario lottare per costruire, non per distruggere. Lottare e non vincere, se necessario. E se tutto sarà stato fatto nel modo corretto, alla fine potremo sederci all’angolo serenamente, come Joe.
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Titolo originale | あしたのジョ |
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Lingua originale | giapponese |
Paese | Giappone |
Anni | 1968-1973 |
Tankobon | 20 |
Genere | Spokon |
Disegni | Tetsuya Chiba |
Testi | Asao Takamori |
Editore | Kōdansha |
Uscita italiana | 19 Ottobre 2002 |