Rowan Atkinson: l’uomo sorprendente dietro Mr. Bean
Rowan Atkinson
«Gli strumenti di cui hai bisogno per creare un personaggio comico credibile sono gli stessi che ti occorrono per dar vita a uno tragico».
I tanti volti di un comico
Compie gli anni il giorno della Befana un notissimo attore comico inglese, Rowan Atkinson, classe 1955, meglio conosciuto in tutto il mondo come Mr. Bean. Dietro le smorfie e il viso da roditore, si nasconde un cervello geniale: tralasciando la sua laurea in Ingegneria Elettrica, conseguita col massimo dei voti e con bacio accademico, infatti, non c’è dubbio alcuno che ci voglia una mente più che brillante per riportare in auge, con successo, una forma di comicità lasciata in disparte per più di mezzo secolo.
Mr. Bean, il cattivo
Se già Chaplin s’ostinava a restare al cinema muto, perché il suo vagabondo non poteva parlare, Rowan Atkinson, invece, sceglie d’eliminare totalmente la parola dal suo Mr. Bean e si concentra su una comicità fatta di situazioni e atteggiamenti. Mr. Bean è infantile, amorale, cattivo quasi: sebbene mostri d’avere cuore in alcuni episodi, non ci pensa molto a fare qualsiasi cosa pur di raggiungere il suo scopo, quale esso sia.
Lo vediamo, per esempio, rubare il numero a un uomo sulla sedia a rotelle pur di saltare la fila al pronto soccorso, oppure parcheggiare un bambino su una giostra a monete pur d’avere il tempo di giocare a bingo, senza noie.
Mr. Bean, il bambino
Atteggiamento e fisicità, dunque, non solo smorfie. Il modo in cui Mr. Bean siede, come affronta le piccole rogne della vita, tutto fa pensare a un bambino e ogni cosa è studiata nei minimi dettagli. Se dal dentista gli basta trapanarsi tutti i denti e ristuccarli per essere sicuro d’aver fatto bene, la notte non si addormenta se prima non ha dato la buonanotte al suo Teddy Bear; quando si trova con la dispensa vuota e gli ospiti in salotto, non disdegna di creare qualcosa che assomigli a del cibo, ma che cibo non è: rametti al posto dei salatini e aceto zuccherato al posto del vino. E lo serve ai commensali guardandosi bene dal mangiarlo, però.
Egoista ed egocentrico, Mr. Bean è capace di regalare una foto da pochi euro alla sua ragazza e ricevere in cambio un modellino di galeone, rimanendone tanto affascinato da ignorarla per tutto il resto della serata; può inoltre iniziare sfide con perfetti sconosciuti, per esempio mangiando più di un altro cliente al ristorante o mettendo sulla scrivania un numero maggiore di penne del suo vicino.
Mr. Bean, noi
Non sappiamo se si renda effettivamente conto di fare del male, quando lo fa. Sappiamo solo che è divertente vederlo perché, in qualche modo, capiamo che c’è in lui la stessa magia dei bambini quando giocano. Quella magia che avevamo anche noi, quando un fortino di cartoni traballante diventava il castello da difendere o quando, ancora più piccoli, facevamo polpette con la sabbia.
Mr. Bean, tutto il mondo
E un bambino molto piccolo non parla, o parla pochissimo: infatti, lo stesso Mr. Bean si limita e le uniche parole che gli sentiamo pronunciare sono il suo nome e poco altro. Il resto sono sbuffi di noia, perché i bambini nei contesti adulti si annoiano, o grugniti di rabbia: tutto funziona maledettamente bene, tanto da travalicare i limiti dell’Inghilterra e da guadagnarsi l’esportazione in più di 200 Paesi.
Arrivano, grazie alla fama, anche due film. Il primo è del 1997, Mr. Bean: l’ultima catastrofe, e narra le peripezie del personaggio e della famiglia che lo ospita in qualità di critico d’arte nell’assolata Los Angeles. La pellicola non è delle migliori, anche se non mancano gag divertenti. A rovinare un po’ l’effetto, però, è la scelta di dare la parola a Mr. Bean. Per il secondo film, uscito nel 2007, Mr. Bean’s holiday, il personaggio torna pressoché muto. Si ride un po’ di più, ma forse solo per nostalgia, più che per autentico divertimento. Non mancano, poi, la serie animata composta da 26 episodi e 1 videogame apparso su Nintendo DS, Nintendo Wii e perfino su PS2.
Mr. Bean, Rowan Atkinson
Carriera di tutto rispetto per un buffo ometto inglese, mandato però in pensione nel 2012, perché Rowan Atkinson stesso ha dichiarato che «l’infantilismo di un cinquantenne diventa un po’ triste». Ci mancherà, ma dobbiamo dargli atto d’avere avuto ragione, oltre a riconoscergli il coraggio d’aver messo da parte il personaggio capace d’averlo fatto conoscere in tutto il mondo.
Già, perché Rowan Atkinson non è solo Mr. Bean e la sua filmografia è abbastanza interessante. Eppure quanti ricordano della sua parte in Hot shots 2? O in Love actually? Quanti nello sfortunato film su Scooby Doo? Oppure la sia voce ne Il Re Leone? Noi, come sempre, ci auguriamo altri momenti di genuino divertimento. Mr. Bean ci manca e sicuramente le ultime fatiche cinematografiche di Rowan Atkinson non sembrano all’altezza del ricordo che abbiamo di lui. Per fortuna ci sono le repliche.