«È questo che facciamo: spacchiamo!»

Cosa resta di She Hulk: attorney at law dopo la sua conclusione? Molto, specialmente se guardiamo alle reazioni suscitate dalla serie proposta da Disney+, accolta sin dal suo annuncio con un certo scetticismo, detonato poi in aperte campagne d’odio da parte dei soliti portatori di puerili e tanto maschili commenti sui social.

Un terreno che si pensava chiuso

Questa circostanza ha costretto molti portali a scendere su un terreno che si pensava ormai abbandonato da tempo, quello delle scuole secondarie, quando indicare chi fosse più forte tra Hulk o la Cosa poteva mettere la parola fine a un’amicizia.

Hulk vs She-Hulk

Così, invece di sottolineare la solidità di una serie tra le più fedeli al materiale originale, tra caratterizzazione dei personaggi, situazioni e superamenti della quarta parete, in molti si sono ritrovati a dover prendere posizione in merito a questioni fondamentali, come: Hulk non può avere paura di She-Hulk! She-Hulk non può lanciare un sasso più lontano di Hulk! E via discorrendo.

She Hulk: attorney at law è stato probabilmente lo show Marvel più esposto a quella fanbase tossica sempre pronta a vomitare commenti razzisti, sessisti od omofobi berciando di non essere razzista, sessista od omofoba. Un equilibrismo dialettico che non è sfuggito agli sceneggiatori della serie.

Quel furbone di Kevin

E così, puntata dopo puntata, mentre si moltiplicavano le polemiche, quel furbone di Kevin Feige probabilmente si godeva lo spettacolo allestito, in attesa dell’ultimo episodio che avrebbe svelato il gioco. She Hulk: attorney at law, infatti, descriveva e canzonava proprio quei leoni da tastiera, che prontamente avevano abboccato alle esche gettate nel corso delle puntate.

L’ultimo episodio

Quell’ultimo episodio, per alcuni versi geniale e molto autoironico, ha mostrato ancora una volta l’arretratezza di una buona fetta di pubblico, anche dei prodotti Marvel, allergico a personaggi femminili forti ed emancipati, come indubbiamente è stata questa She-Hulk.

Tatiana Maslany, perfettamente calata nel ruolo, ha infatti interpretato una donna libera in amore e sul lavoro, capace di parlare senza perifrasi di femminicidio, revenge porn e discriminazione. Temi impensabili in casa Marvel, da tempo giustamente accusata di una certa superficialità nella caratterizzazione dei suoi personaggi dell’MCU.

Un grande merito

Questo il grande merito di She-Hulk: attorney at law, una serie in verità non sempre in grado d’aver tenuto lo stesso livello di scrittura, nonostante la presenza di Tim Roth tornato a essere Abominio e soprattutto di Daredevil e del suo nuovo costume, in un team up che prepara il terreno alla sua quarta stagione in stand alone. She-Hulk: attorney at law conferma, infine, come nel suo complesso la Fase 4 dell’MCU abbia saputo sperimentare molto e meglio nel suo versante televisivo, preparando il terreno a quello cinematografico. Speriamo se ne faccia tesoro per l’imminente Fase 5, che inaugurerà con Ant-Man and the Wasp: Quantumania.