Snyder’s Cut: la Justice League forse avrà un happy ending
Zack Snyder’s Justice League
«Hanno detto che l’età degli eroi non sarebbe più tornata».
Happy ending
Nella storia del cinema, soprattutto dei blockbuster, il finale smielato è quasi una priorità per i dirigenti degli studio. Mai e poi mai lo spettatore deve uscire dalla sala rattristato, o sconsolato. Queste emozioni non vendono biglietti. L’happy ending, ormai una costante nel mainstream, non è però facile da trovare dietro la macchina da presa. Nella storia del cinema sono innumerevoli gli esempi di film massacrati dai produttori: presi, rimontati e propinati a spettatori poco interessati a opere artificiali. Uno dei casi più celebri fu Blade Runner, uscito con una voce narrante fuori posto e poi finito nell’Olimpo del cinema una volta realizzata la visione di Ridley Scott. Oggi, però, parliamo di un caso diverso, di un vero unicum della storia della settima arte: Zack Snyder’s Justice League, la Snyder’s Cut.
Un passo indietro
Per parlare di uno degli eventi più strani avvenuti nella storia cinema mainstream, dobbiamo fare un passo indietro, di qualche anno. Il 2016 fu l’anno dell’uscita di uno dei cinecomic più discussi di sempre: Batman v Superman. Alla sua uscita, la creatura di Zack Snyder fu pesantemente demolita dalla critica specializzata, mentre il pubblico si spaccò a metà. Al di là dei giudizi sul film in sé, a saltare all’occhio nei mesi successivi fu la poca fiducia riposta da Warner Bros., proprietaria di DC Comics, nei confronti del regista. Infatti la versione vista da molti al cinema fu vittima di parecchi tagli da parte dello studio, il quale non vedeva di buon occhio le pellicole troppo lunghe.
Quello uscito in sala fu un film di 151 minuti. La visione di Zack Snyder, però, era di 182: ben mezz’ora di differenza. Questi minuti mancanti, per giunta, riuscirono a peggiorare una situazione già difettosa, con quel «salva Martha» a segnare per sempre una linea di dialogo pessima, ma comunque ricco di qualche idea azzeccata. Molti spunti di trama tagliati confusero il pubblico, che non riuscì a capire quale fosse davvero il piano del capelluto Lex Luthor. Una volta uscita l’Ultimate Edition, però, il danno era già fatto.
Il primo teaser
Pochissimo tempo dopo arrivò il primo teaser di Justice League, rilasciato l’estate di quell’anno durante il San Diego Comic-Con. Fu immediatamente evidente la strana presenza di battute e di sorrisi all’interno di un film firmato da un regista celebre per il suo prendersi fin troppo sul serio. Qualcosa bolliva in pentola. L’hype per il film era comunque molto alto, nonostante i numerosi fallimenti del DCEU, che ad Agosto avrebbe sfornato il suo abominio peggiore, Suicide Squad.
Il film di David Ayer, però, diede modo di capire quale fosse il modus operandi della sezione DC di Warner Bros. in quel periodo. Non contenta dei risultati al box-office di Man of Steel e Batman v Superman, lo studio decise d’imporre un cut decisamente diverso nei toni rispetto alla visione originale. Con l’uscita e il successo di Captain America: Civil War pochi mesi prima, Warner Bros., oltre a rigirare l’intero terzo atto della pellicola, assunse alcune aziende per rimontare e aggiungere le nuove parti di quello che sarà un vero e proprio mostro di Frankenstein. Il risultato fu ovviamente disastroso.
Clima di tensione
Questa lunga premessa serve a farvi capire in quale clima di tensione lavorerà Zack Snyder per il suo Justice League. Sin dagli albori della creazione del film sul gruppo di supereroi più celebre di sempre, poi spodestato dagli Avengers grazie all’incredibile successo dell’MCU, il regista subì forti pressioni su come portare avanti il progetto. Idee bocciate, come la storia d’amore fra Batman e Lois Lane e le richieste d’inserire battute comiche qua e là, misero subito Zack Snyder nella posizione di dover lottare per portare a termine la sua visione. L’allora CEO di Warner Bros., Kevin Tsujihara, mandò Geoff Johns, capo creativo di DC Comics, e Jon Berg, produttore dello studio, come veri e propri cani da guardia. Nonostante tutto, Zack Snyder continuò per la sua strada, cedendo alle richieste dello studio solo quando inevitabile, senza però rovinare irrimediabilmente la sua versione del film.
La tragedia
A Marzo 2017, però, accadde una tragedia: la figlia di Zack Snyder, Autumn, si tolse la vita. Questo episodio devastante spinse il regista a lasciare il progetto. Nonostante avesse provato a tornare sul set, la voglia di portare a termine il progetto svanì dopo le continue pressioni di Warner Bros., così lo studio sostituì Zack Snyder con Joss Whedon, ricordiamolo, regista fautore degli Avengers. La scelta piuttosto specifica fece storcere il naso ai fan di Zack Snyder, consapevoli delle differenze autoriali tra i due. Da Warner Bros., però, filtrarono messaggi rassicuranti: Joss Whedon avrebbe semplicemente portato a termine il progetto iniziato da Zack Snyder. Ovviamente non fu così.
Già dalle prime visioni fu lampante quanto Justice League fosse stato ritoccato, senza considerare la quantità di inquadrature imprecise e incoerenti, che palesarono i momenti temporali diversi delle riprese effettuate: il film fu conseguentemente devastato da critica e pubblico. I milioni spesi per cancellare malamente i baffi di Henry Cavill dal suo volto, il brutto re-design di Steppenwolf e un taglio netto alla durata del film di Zack Snyder, che da 4 ore passò a 2, presentarono al pubblico un film orrendo, che allo studio costò una perdita di milioni di dollari. Dopo la visione del film, Deborah Snyder, moglie del regista e produttrice del film, e Christopher Nolan invitarono Zack Snyder a non guardare Justice League, consci che gli avrebbe spezzato il cuore. A oggi, in effetti e almeno ufficialmente, non lo ha ancora fatto.
La campagna sul web
Furibondi per il torto subito, i fan del regista di 300 iniziarono una vera e propria campagna sul web in favore della versione originale di Justice League, utilizzando l’ormai celebre hashtag #releasethesnydercut. Questo movimento è tuttora al centro del dibattito della comunità cinematografica. Sin dagli albori, alcune voci del movimento hanno avuto comportamenti decisamente tossici nei confronti dei critici del regista, utilizzando insulti e minacce a chi negava l’esistenza della fantomatica Snyder’s Cut.
La loro convinzione si basava su alcuni trailer, le immagini dei quali non finirono nel cut cinematografico, e asserivano che un intero film fosse stato lasciato in qualche archivio di Warner Bros., in attesa d’essere liberato e nonostante l’impossibilità di tale convinzione, considerando la mole di lavoro e i costi di produzione per un film di quella portata. Eppure, la Snyder Cut continuava a essere oggetto di discussioni fra gli appassionati, con petizioni, siti web e thread che inneggiavano a una pellicola inesistente.
Un raw cut
La Snyder Cut, per stessa ammissione del regista, era un raw cut di scene senza effetti speciali, musica e colori, di 4 ore, e si trovava sul suo laptop. La tentazione di rilasciare su internet questa versione monca c’è stata, ma Zack Snyder ha preferito evitare, sperando di poter realizzare un giorno la sua visione completa. Ha iniziato a strizzare l’occhio ai fan, rilasciando foto, frame e concept art tratti dalla fantomatica Snyder’s Cut; anche grazie al suo aiuto, tante voci positive sono emerse dal movimento, realizzando campagne a sostegno di associazioni per la prevenzione al suicidio, trasformando la rabbia dei fan delusi in energia positiva e dando il via a bellissime iniziative. A essi, poi, si sono aggiunti i tweet e i messaggi del cast principale del film, con Jason Momoa, Ben Affleck e Ray Fisher a chiedere ripetutamente a Warner Bros. di rilasciare la versione del film. Anche voci esterne a DC Comics hanno supportato il regista: Dave Bautista, per esempio, per molto tempo ha sostenuto il suo amico, conosciuto sul set di Army of the Dead.
La pandemia
Con lo scoppio della pandemia e l’esordio di HBO MAX, Warner Bros. ha quindi deciso di rilasciare il film in streaming. All’inizio, lo studio ha pensato di non spendere neanche un dollaro sul progetto, dando mandato al regista di montare la versione incompleta e di rilasciarla sulla sua piattaforma. Zack Snyder s’è rifiutato, chiedendo circa 70 milioni di dollari per terminare l’opera e senza che nemmeno uno finisse nelle sue tasche, ottenendoli.
Io non sono un fan di Zack Snyder, anzi. Potreste anche darmi del detrattore, non avendolo mai considerato un grande artista. Nonostante la sua abilità nel framing delle immagini sia lampante, non ho mai pensato che questa ossessione nel ricreare sempre scene madre s’accompagni bene alla narrazione cinematografica. Inoltre non ho mai sopportato la sua versione di Watchmen, che sembra non abbia compreso minimamente l’opera originale. Lo stesso giudizio lo esprimo anche al suo remake de L’Alba dei Morti Viventi di Romero.
Un autore
Al netto del mio parere, però, Zack Snyder non è un mestierante: è un autore. Il suo stile distintivo lo rende tale. Per questo provo gioia nei confronti di un uomo cui è stato fatto un torto imperdonabile, soprattutto dopo una perdita così tragica. Nutro simpatia per un movimento che, nel bene o nel male, ha portato avanti una causa giusta, sostenendo il proprio mito in un momento così difficile. Sono estasiato perché per la prima volta nella storia uno studio corregge in modo così lampante i suoi errori, facendo un nobile passo indietro e rilasciando la versione originale di un film che, a differenza di Blade Runner, fino a pochi mesi prima, non esisteva.
Non importa se la Snyder Cut o, per meglio dire, la Zack Snyder’s Justice League si rivelerà mediocre o sarà quel capolavoro agognato dai suoi fan: conta che Zack Snyder potrà vedere realizzata la sua visione e dedicare questi anni di lotta alla figlia Autumn, che sarebbe stata certamente fiera di suo padre, trovando finalmente quell’happy ending che difficilmente si trova dietro la macchina da presa.