Stan Lee: il papà sorridente dei supereroi coi superproblemi
Stan Lee
«I think I’ve never stopped feeling like a kid».
Il sorridente
Fino a una ventina di anni fa il nome di Stan Lee era conosciuto solo a pochi appassionati di fumetti americani e, tuttavia, era già importante e identificava un uomo capace d’aver dato un nuovo corso al mondo dei comic, attuando una modernizzazione delle trame e dei personaggi e fissando, a conti fatti, le basi degli odierni fumetti supereroistici.
La caccia alle streghe
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, infatti, il mondo dei fumetti stava per entrare in una profonda crisi, poiché accusato di corrompere l’animo e la mente dei giovanissimi con la violenza e contenuti inappropriati. Gli editori cercarono di combattere questa caccia alle streghe scatenata contro di loro in primis dotandosi di un codice di autocensura, poi elaborando trame molto più naive, a volte al limite del ridicolo. Molti comic, però, si arresero e chiusero i battenti. Le corazzate rimaste erano della DC, con la famosa triade composta da Superman, Batman e Wonder Woman a formare pure la Justice League i cui albi da subito riscossero un discreto successo.
La nascita dei Fantastici 4
Tanto discreto che alla Marvel decisero di creare un super gruppo che potesse far loro concorrenza alla Lega: l’incarico fu affidato a un giovanissimo Stan Lee. L’idea presentata dal Sorridente Stan fu quello di un gruppo di supereroi anche imparentati tra loro, così da poter mescolare e intrecciare le dinamiche familiari alle più classiche storie degli eroi in calzamaglia. Nacquero i Fantastici 4, le cui vicende conquistarono da subito un nutrito stuolo di fan.
La formula sarebbe stata un marchio di fabbrica anche per i supereroi successivi e lo stesso Stan Lee la riassunse nella frase «supereroi con super problemi». Insomma, il protagonista tipico dei fumetti Marvel da quel momento lasciava basiti i lettori per la quantità di complicazioni derivanti dalla doppia identità, al contempo facilitando empatia e immedesimazione, elementi destinati a essere parte integrante del successo dei nuovi eroi Marvel, quali Spider-Man, Iron Man o Hulk.
Nuovi eroi per un nuovo modello produttivo
Siamo già negli anni ’60 e la Marvel come la conosciamo nasce praticamente con Stan Lee, messo nel ruolo di redattore dallo zio Martin Goodman, proprietario della casa editrice. Stan Lee non dà solo forma a un nuovo tipo di storie di supereroi ma anche, vista la mole di lavoro e le testate da seguire, a un nuovo tipo di modus operandi. In pratica si limita a scrivere un piccolo soggetto per ogni numero d’ogni testata da lui curata, lo passa ai disegnatori che ne fanno uno storyboard mettendoci anche del loro, per poi rivederlo e occuparsi del lettering.
Le dispute interne alla Marvel
Leggenda vuole, per esempio, che Jack Kirby avesse per le mani il soggetto per un nuovo numero dei Fantastici 4, che recitava più o meno: «I Fantastici 4 incontrano Dio». Ne uscì la storia in cui il quartetto si scontra con Galactus per la prima volta. È un processo che sicuramente pagò in termini di produzione, ma che darà non pochi grattacapi in futuro, quando disegnatori affermati si renderanno conto di poter essere considerati solo co-autori degli eroi più famosi. Jack Kirby e Steve Ditko furono tra i più agguerriti detrattori di Stan Lee, in quanto si consideravano, probabilmente a ragione, co-autore di tutto l’universo Marvel il primo e dell’Uomo Ragno in particolare il secondo.
La disputa proseguì molto a lungo e ancora oggi possiamo trovarne traccia nelle biblioteche fumettistiche più fornite. A ogni modo, sotto la guida di Stan Lee la Marvel sfornò serie su serie e tutte avevano il loro pubblico di affezionati. I personaggi, poi, andarono ben oltre la carta stampata, per approdare nel mondo dei videogiochi come anche nei film in live action e ben prima dell’MCU.
Il primo cammeo
Spider-Man, per esempio, è protagonista di 3 film della fine degli anni ’70, ricavati cucendo assieme episodi di una serie TV che non vedrà mai la luce. Di maggior successo è invece la serie televisiva dedicata all’Incredibile Hulk, che vide Lou Ferrigno nei panni del gigante verde, giustamente omaggiato con un cammeo nel film dell’MCU con Edward Norton.
Apprezzatissima e iconica, dalla serie derivarono anche 3 film per la TV e nel secondo di questi, Processo all’Incredibile Hulk, il buon Stan Lee fa un suo cammeo, il primo di una lunghissima serie. Sia chiaro, non fu il solo: Jack Kirby apparve nel 19° episodio della seconda stagione.
La via all’MCU
Stan Lee probabilmente aveva da sempre il pallino per i film, rafforzatosi dopo l’uscita del Superman di Richard Donner e ancor di più dopo il Batman di Tim Burton. Non era probabilmente il momento ancora e infatti Howard e il destino del mondo, uscito nel 1986, fu un flop colossale malgrado il nome di George Lucas come produttore esecutivo.
Timidamente la Marvel di Stan Lee fece un altro prova con Capitan America, uscito direttamente in home video nel 1990 e che aveva avuto anche un pessimo antenato nel 1979 e con i Fantastici 4 di Roger Corman, film truffa che nemmeno fu distribuito per quanta era la pochezza dell’opera. Maggior successo ebbe Blade, del quale fu realizzata una trilogia e di cui è previsto un ingresso imminente nell’MCU. Insomma, il pallino di Stan Lee per vedere i suoi eroi al cinema era antico quanto il nostro e iniziò davvero a dare frutti solo negli anni 2000 con gli X-Men e in successione con la trilogia di Spider-Man di Sam Raimi, fino ad arrivare ai giorni nostri con l’MCU e i suoi incassi da record e la sua Fase 5 in arrivo col prossimo Ant-Man.
Una firma d’autore
Stan Lee diventa una presenza costante in questi film; di più, i fan lo cercano e lo vogliono e si ha forte la sensazione che un film Marvel senza un suo cammeo perda una piccola parte del rapporto così esclusivo che il Sorridente aveva instaurato con tutti noi.
Le sue partecipazioni diventano una firma d’autore e Stan Lee si trasmuta così nel volto dell’MCU: anche chi non sapeva chi fosse impara a riconoscerlo e faceva un certo effetto sentire al cinema le esclamazioni soddisfatte quando appariva sullo schermo. Ancora più piacere faceva sentire chi si affrettava a spiegare chi fosse quell’uomo a quanti non lo sapevano, fossero stati figli molto piccoli o partner molto distratti. Era una bella cosa che metteva allegria.
A true believer
Stan Lee purtroppo ci ha lasciato nel 2018, pronto a fare altre apparizioni nelle produzioni Marvel. Sentiva l’affetto di un pubblico che, fin dai tempi della sua rubrica della posta o dei suoi editoriali sulle pagine dei suoi fumetti, non era mai venuto meno e, anzi, era cresciuto sempre più. In questi tempi di multiversi e confusioni, per esempio, avrebbe fatto piacere sentire cosa ne pensava lui che era il primo dei true believer e che lo sarà comunque per sempre. Excelsior Stan, excelsior forever!