Star Trek: la serie che ci portò dove nessuno era giunto prima
Star Trek
«Spazio, ultima frontiera».
Titolo originale | Star Trek |
---|---|
Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Anni | 1966-1969 |
Stagioni | 3 |
Episodi | 79 |
Durata | 48 minuti/episodio |
Genere | Fantascienza Star Trek |
Primo episodio | 6 Settembre 1966 |
Uscita italiana | 1° Maggio 1979 |
Nessuna frontiera
Sono passati più di cinquant’anni dalla prima apparizione di una delle serie TV che più ha rivoluzionato la storia della televisione e della Fantascienza sul piccolo schermo. È il 1966 quando, dalla geniale mente di Gene Roddenberry, nel mondo fanno la loro comparsa l’Enterprise e il suo equipaggio, impegnati nella leggendaria missione quinquennale diretta all’esplorazione di strani e nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là, dove nessun uomo è mai giunto prima.
Da bambini ad adulti appassionati
Come molti di voi, probabilmente, la serie TV di Star Trek l’ho vista almeno vent’anni dopo la sua nascita e da bambino mi gasavo semplicemente per il fatto che, a ogni puntata, Kirk e soci si trovavano di fronte un nuovo pianeta o una nuova forma di vita. Una volta cresciuto, sarei diventato appassionato di xenobiologia (quella vera), forse per una sorta d’imprinting, come penso molti altri ragazzini dell’epoca siano diventati astrofisici o scienziati.
L’impatto sociale di Star Trek
Inutile non ammetterlo: Star Trek ha avuto un fortissimo impatto sociale e a moltissimi livelli. Sullo sfondo del successo c’è un’utopia raggiunta nel mondo del futuro, nel quale i popoli vivono in armonia e possono dunque dedicarsi all’esplorazione. Non è un caso che si parli di «ultima frontiera» nell’incipit d’ogni episodio, proprio perché Star Trek s’ispira tantissimo all’epica dei pionieri del Nuovo Mondo. E questa componente esplorativa bastava a renderla una serie TV affascinante, senza dover scomodare altri elementi, più importanti forse, che avrei notato solo da adulto.
Il primo è l’integrazione razziale. L’equipaggio dell’Enterprise è multietnico e una delle sue icone è addirittura un non umano (o umano a metà). Spock, interpretato dal compianto Leonard Nimoy, è il razionale vulcaniano e, da solo, il suo personaggio riusciva a rafforzare l’appeal di tutta la serie.
L’equipaggio multietnico
Bones, lo spigoloso medico di bordo, e James Tiberius Kirk, l’intrepido capitano, completano il terzetto di protagonisti perfetto, ma anche il pilota Sulu (giapponese) e l’ufficiale alle comunicazioni Uhura (afroamericana) così come Chekov e Scotty, rispettivamente guardiamarina e capo ingegnere (russo il primo, in piena Guerra Fredda, e scozzese l’altro) entrano presto a far parte dell’immaginario collettivo. Il primo equipaggio della serie classica è ormai leggenda e nelle successive si faticherà non poco, all’inizio, per trovare nella nuova generazione figure altrettanto carismatiche.
Una tecnologia che sarà d’ispirazione
Altro aspetto affascinante era la tecnologia enormemente avanzata della di Star Trek. L’Enterprise solcava gli Spazi grazie a motori a curvatura, trovava buchi neri, aveva scudi protettivi, phaser per difendersi dagli aggressori e su strumenti diagnostici che permettevano analisi scientifiche e mediche in pochi secondi.
Lo stesso equipaggio poteva contare su comunicatori molto simili agli attuali smartphone: come dimenticare i primi Startac, con i quali molti di noi hanno replicato la famosa frase «ci porti su, Scotty», per simulare il teletrasporto? Il teletrasporto, tra l’altro, nacque dall’esigenza di non dover girare sequenze d’atterraggio e decollo a ogni episodio; il ponte ologrammi debutta, invece, in una puntata della serie animata, che però non è considerata canone.
L’enorme influenza culturale
Con poche, piccole (ma grandi) cose, Star Trek esce pian piano dallo schermo televisivo e irrompe nella realtà quotidiana. Enterprise è il nome che la NASA dà al primo shuttle; Martin Luther King convince l’attrice Nichelle Nichols a non lasciare la serie per l’impatto che il suo personaggio aveva sulla comunità afroamericana degli USA: basti pensare il bacio della sua Uhura con il capitano Kirk fu il primo a carattere multietnico nella storia della televisione. Questi sono solo alcuni esempi dell’enorme influenza che Star Trek ebbe a suo tempo.
Parlare d’altro, di quanto la Fisica di Star Trek sia possibile o meno e nonostante diversi saggi abbiano sviscerato l’argomento riservando alcune interessanti sorprese, o se siano meglio Kirk o Picard, come Janeway o Archer; passare ore a discutere se i recenti film di Abrams siano belli (e a me piacciono parecchio) in confronto a quelli precedenti (e ci sono Buste incredibili, credetemi) è inutile.
Il messaggio della serie
Perché Star Trek ha un messaggio più facile da cogliere e coincide con la vera eredità lasciata da Gene Roddenberry: continuate a sognare. Ecco cos’ha fatto Star Trek: ha nutrito la nostra immaginazione e ci ha offerto la possibilità d’andare molto lontano, insieme al suo equipaggio.
In Futurama diventa una religione e Fry dice esplicitamente che il principale motivo per il quale guardava lo show era quello di dimenticare la sua squallida vita. In The Big Bang Theory è Sheldon bambino a sognare d’essere reclutato dalla Flotta Stellare, tanto da scriverci un dramma teatrale.
Una società migliore
Entrambi i personaggi sono accomunati da questo immenso desiderio di far parte di una società diversa e migliore. Anche molti di noi vorrebbero andare a toccare con mano cosa c’è là fuori, salvo se ci fosse data una tutina rossa attillata, nel qual caso forse declineremmo l’invito, oppure no, perché ne varrebbe comunque la pena.
Gene Roddenberry era un ottimista, col quale era difficile lavorare. Ne riparleremo. Ma questo slancio positivo l’ha trasmesso in toto col suo capolavoro. Il dramma è sempre presente, perché l’Universo non è un luogo pacifico ma noi, piccoli esseri dispersi in esso, possiamo andare oltre le rispettive differenze e conquistarlo. È passato metà secolo dall’inizio di tutto questo, eppure siamo ancora qui, affascinati come bambini dal messaggio universale celato dietro qualche roccia posticcia e sotto le protesi facciali in lattice.
Lunga vita e prosperità
Ancora sogniamo d’esplorare gli stessi strani e nuovi mondi, di viaggiare dove nessun uomo, pardon, dove nessuno è mai giunto prima e le stelle, quelle sono ogni giorno più vicine. Quando davvero ci arriveremo (perché anche noi siamo ottimisti), non potremo che ripensare alla storia di tutta la nostra specie e, forse, allora saremo in grado di replicare l’utopia di Star Trek. «Lunga vita e prosperità» non sarà un augurio, ma una constatazione. Possa quel tempo venire presto.
La sigla completa della serie classica di Star Trek
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Titolo originale | Star Trek |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Anni | 1966-1969 |
Stagioni | 3 |
Episodi | 79 |
Durata | 48 minuti/episodio |
Genere | Fantascienza Star Trek |
Primo episodio | 6 Settembre 1966 |
Uscita italiana | 1° Maggio 1979 |