The Blues Brothers: la mitica missione per conto di Dio
The Blues Brothers
«Sono 126 miglia per Chicago. Abbiamo il serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è buio e portiamo tutt’e due gli occhiali da sole».
Titolo originale | The Blues Brothers |
---|---|
Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Data d’uscita | 20 Giugno 1980 |
Durata | 132 minuti |
Genere | Commedia Musical |
Regia | John Landis |
Cast | John Belushi Dan Aykroyd James Brown Cab Calloway Ray Charles Aretha Franklin Matt Murphy Steve Cropper Donald Dunn Murphy Dunne Willie Hall Tom Malone Lou Marini Alan Rubin Carrie Fisher Henry Gibson Eugene J. Anthony John Candy Kathleen Freeman Steve Lawrence Twiggy Jeff Morris Charles Napier John Lee Hooker Frank Oz John Landis Steven Spielberg Joe Walsh Paul Reubens Carolyn Franklin Armand Cerami Steven Williams |
Uscita italiana | 13 Novembre 1980 |
In missione per conto di Dio
Quanti possono dire d’essere in «missione per conto di Dio»? Pochissimi vantano una simile esperienza sul curriculum e spesso, sentendoli parlare, si tende ad arretrare di due passi, ritenendo d’essere in presenza di squilibrati. Ma non è sempre così: a volte si tratta di eroi mitici. Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, lo shobwiz americano usava come propellente ironia, musica e cocaina.
Una coppia mitica
Sul primo palco del Saturday Night Live, la trasmissione d’intrattenimento più leggendaria di tutti i tempi, s’era da tempo accesa la stella di un duo irresistibile, capace di portare a inaspettati vertici i picchi d’ascolto di un programma che avrebbe poi visto nascere molte altre star. La coppia formata da Dan Aykroyd e John Belushi era già un magnete per metalli preziosi e, quando il geniale Howard Shore, impegnato in quegli anni nel dar musica agli incubi cinematografici di David Cronenberg, li battezzò col nome di Blues Brothers, ebbe inizio la magia.
La scelta del regista
Le loro performance erano così potenti e i riscontri di pubblico talmente solidi che, quando si decise di produrre una pellicola sui due becchini del Blues, le major fecero a gara per accaparrarsi i diritti del progetto. A spuntarla fu Universal che, consapevole delle difficoltà di gestione di John Belushi, affidò la regia a John Landis. Era già riuscito a tenerlo (più o meno) sotto controllo durante le riprese di Animal house, ma il successo crescente non faceva che minare sempre più in profondità l’equilibrio dell’attore.
Oggi The Blues Brothers è universalmente riconosciuto come un super cult, presente nel Guinness dei Primati per il record di automobili distrutte durante le riprese, sul cui petto spicca la medaglia di Miglior Colonna Sonora di tutti i tempi conferita nel 2004, dopo sanguinosi spareggi, dalla BBC.
I problemi della produzione
Eppure, nessuno avrebbe mai immaginato quanti problemi sarebbe stato necessario superare per completare quella missione per conto di Dio. Le firme sui contratti arrivarono ben prima della stesura del copione; c’erano i soldi, il cast stellare, i tecnici… Ma la storia? Alla gargantuesca prima scrittura si dedicò Dan Aykroyd, che però non era uno sceneggiatore, e finì per esagerare. John Landis impiegò ben dieci giorni per ricavare un copione dall’enciclopedia di appunti che gli era stata consegnata e, quando iniziarono le riprese, i problemi si moltiplicarono esponenzialmente, quasi ci fosse il diavolo stesso a creare scompiglio.
Una storia che è leggenda
La storia è leggenda. Jake Joliet Blues, scontati cinque anni di prigione per rapina, rincontra suo fratello Elwood alla guida di una ex auto della polizia, la nuova Bluesmobile. Venuti a conoscenza dei problemi fiscali dell’orfanotrofio in cui sono cresciuti, i fratelli decidono di rispondere a una vera chiamata dall’alto e di riunire la loro blues band per raggranellare i danari necessari a salvare la struttura e i suoi ospiti.
Oltre alle difficoltà da superare per rimettere insieme l’ensemble, a ostacolare i Blues Brothers s’aggiunge una variegata accozzaglia di villain: sbirri poco amichevoli, ex fidanzate piantate in asso sull’altare, bifolchi musicisti country, fottuti nazisti dell’Illinois e via dicendo. Ma con Dio come nume tutelare non esistono problemi insuperabili. E così, alla fine i due fanno il pienone necessario, pagano le tasse e, be’, il resto lo sapete.
Il boicottaggio
Bizzarro il destino di The Blues Brothers: dopo avere follemente sforato il budget, ancora prima d’uscire fu catalogato come un flop. Tra i molti problemi, come quello dell’estrema lunghezza del film, che costrinse John Landis ad accorciarlo di venti minuti per non perdere le finestre degli ultimi spettacoli, spicca il boicottaggio in fase di distribuzione da parte degli esercenti.
Questi, temendo d’attirare un pubblico troppo di colore per i tempi, visto il cast musicale composto soprattutto da grandi star della musica nera come Aretha Franklyn, Cab Calloway, Ray Charles e James Brown, scelsero di non accogliere la pellicola nelle loro sale, ingolositi anche dall’uscita del ben più rassicurante L’Impero colpisce ancora.
Il successo all’estero
A nulla servì lo sgomento di John Landis di fronte a cotanto razzismo. Così, negli USA il film fece mangiare le mani ai produttori, che si rifecero però ampiamente con gli incassi all’estero, dove The Blues Brothers fu velocemente riconosciuto come un’opera straordinaria, per poi ricevere, dopo qualche tempo, il giusto tributo anche in casa.
Tra le ragioni che lo rendono epocale, spicca ovviamente la presenza di John Belushi, prematuramente scomparso a causa della vita dissennata, alla base anche di molti problemi sorti durante le riprese. Sempre devastato da alcolici e droghe, perennemente in ritardo, costretto a indossare gli occhiali scuri per nascondere le condizioni con le quali recitava, resta comunque il cardine intorno al quale ruota tutta la baracca, l’unico elemento a salvarsi nelle terrificanti recensioni iniziali.
Incontenibile John
Malgrado i suoi incontenibili eccessi, infatti, era soprattutto la sua presenza a dare fascino al film. Letteralmente consumato dai suoi problemi, l’attore rifiutava ogni genere di aiuto e, per terminare le riprese, fu necessario controllarlo a vista, anche se non sempre con risultati positivi. Carrie Fisher prima e Smokey Wendell poi si incaricarono di tenerlo il più possibile lontano dalla droga.
Il miglior musical della storia del cinema
Ma John Belushi a Chicago giocava in casa e non aveva nessuna intenzione di cambiare stile di vita. Durante un colloquio con Wendell, spiegò che solo la droga permetteva al suo animo artistico di restare concentrato sulle performance, senza non avrebbe potuto dare al suo pubblico quanto voleva.
Così, nascosto dietro gli occhiali da sole, recitava e cantava, consumandosi nel profondo, al punto da morire, due anni dopo l’uscita di The Blues Brothers, appena trentatreenne. Grazie a questa pellicola mitologica, però, la sua leggenda rimarrà impressa per sempre nella storia, oltre che nei nostri cuori, come più bel musical della storia del cinema. One, two, one two, three, four…
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Titolo originale | The Blues Brothers |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Data d’uscita | 20 Giugno 1980 |
Durata | 132 minuti |
Genere | Commedia Musical |
Regia | John Landis |
Cast | John Belushi Dan Aykroyd James Brown Cab Calloway Ray Charles Aretha Franklin Matt Murphy Steve Cropper Donald Dunn Murphy Dunne Willie Hall Tom Malone Lou Marini Alan Rubin Carrie Fisher Henry Gibson Eugene J. Anthony John Candy Kathleen Freeman Steve Lawrence Twiggy Jeff Morris Charles Napier John Lee Hooker Frank Oz John Landis Steven Spielberg Joe Walsh Paul Reubens Carolyn Franklin Armand Cerami Steven Williams |
Uscita italiana | 13 Novembre 1980 |