«Se spariscono i sogni, sparirà l’umanità»

Netflix spalanca le porte del Mondo dei Sogni: è finalmente disponibile The Sandman, l’ambizioso adattamento televisivo in co-produzione tra il colosso streaming e Warner Bros. Television della serie a fumetti di Neil Gaiman, una delle opere fumettistiche più autoriali e bizzarre dell’era moderna.

Morpheus

Morpheus, l’Eterno, il sovrano del Regno dei Sogni, è evocato sulla Terra grazie a un rituale magico, privato dei suoi potenti artefatti, imprigionato e costretto a un secolo di reclusione, lontano dal suo dominio. Forze cosmiche, divine e demoniache hanno tramato per anni alle sue spalle, tentando di spogliarlo della sua aura mitologica e d’umiliarlo. Infine, finalmente libero dalla sua prigionia, si mette sulle tracce di chi ha attentato alla sua libertà, portandoci in un viaggio tra sogni e incubi, inferni e paradisi, divinità e creature magiche.

Un dedalo intricato

La storia di The Sandman è un dedalo intricato e complesso, un intreccio di sottotrame diverse che nel fumetto originario assumono la forma di un’antologia cosmica. Con lo spirito del materiale di partenza, la serie TV tenta di seguirne fedelmente il canovaccio, prendendosi qualche libertà ma senza tradire mai lo spirito dell’opera prima.

Nel processo d’adattamento, infatti, l’opera di Netflix deve scendere inevitabilmente a compromessi con una narrazione non troppo lineare, fatta di personaggi ed eventi che si susseguono con poche spiegazioni, catapultando lo spettatore in un immaginario ricchissimo, affascinante e variegato. Nel passaggio dalla tavola allo schermo, The Sandman acquista comunque un rigore narrativo che nel fumetto manca, intessendo una sceneggiatura meno caotica e più funzionale all’arco narrativo preso in esame in questa prima stagione.

Un viaggio

Il risultato è, nell’arco di 10 episodi di durata compresa tra i 40 e i 55 minuti, una prima metà di stagione ben più convincente della seconda: un vero e proprio viaggio in cui, tuttavia, è principalmente il ritmo a risentirne, compassato e bisognoso di prendersi i propri tempi; un compromesso che, forse, potrebbe non incontrare il favore di un pubblico più ampio di quello cui si rivolge principalmente la serie, ma che risulta coerente con l’anima dell’opera originale.

Meglio la prima parte

Nella seconda parte di stagione, purtroppo, la storia inciampa in uno schema narrativo un po’ prevedibile e a tratti confusionario, per esempio nella necessità di spiegare il background di alcuni personaggi utilizzando il canonico stratagemma di intere puntate flashback, unita alla costruzione di un ordito che, nei toni e nello stile, cambia totalmente registro rispetto ai primi episodi. Un difetto che influisce sulla qualità generale di un racconto che rimane, per qualità e livello di scrittura, comunque piacevole grazie soprattutto alla penna raffinata e all’estro creativo di Neil Gaiman.

A non convincere totalmente, però, è la resa visiva, nonostante gli evidenti sforzi: la cornice in cui si muovono i personaggi è troppo pulita e ovattata rispetto ai temi trattati e alle stesse tavole di Neil Gaiman; un’operazione che funziona per i frequenti inserti puramente fantasy, ma che appiattisce la forza di un racconto basato anche sulle asperità e sulle sfumature. Sebbene la resa complessiva sia ben superiore a quella di altri adattamenti controversi, come quello di Death note, la strada che separa The Sandman dalle legittime ambizioni di show di punta di Netflix al pari di Stranger things, per intenderci, è ancora lunga e tutta da scrivere.

Una serie imponente

The Sandman rimane comunque una serie imponente sotto diversi aspetti, non ultimo quello del casting. Il lavoro di Neil Gaiman sui volti dei suoi protagonisti s’è rivelato tanto sopraffino quanto oculato, ora nella scelta delle interpreti, ora nelle singole performance: da Tom Sturridge, la magnetica e glaciale maschera di Sogno, al perfido Corinthian di Boyd Holbrook, dal maligno Lucifer di Gwendoline Christie all’ambiguo Desiderio di Mason Alexander Park. Un insieme di attori convincente, sia per quanto concerne i protagonisti sia i numerosi comprimari che popolano la seconda metà di stagione.

Aspettando la seconda stagione

La potenza dell’universo di Neil Gaiman riesce così a resistere a qualche pigrizia di troppo nell’adattamento fra media diversi e alla standardizzazione visiva comune a molte produzioni Netflix. The Sandman potrebbe quindi trovare nella seconda stagione (comunque auspicabile) il terreno fertile per uno sviluppo più vitale e meno succube del materiale originale.