The woman king | La guerra delle donne | Recensione
Il voto di Nerdface:
3.5 out of 5.0 stars
Titolo originale | The woman king |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Anno | 2022 |
Durata | 135 minuti |
Uscita | 1° Dicembre 2022 |
Genere | Drammatico Storico |
Regia | Gina Prince-Bythewood |
Sceneggiatura | Gina Prince-Bythewood Dana Stevens |
Fotografia | – |
Musiche | Terence Blanchard |
Produzione | Sony Pictures TriStar Pictures Welle Entertainment JuVee Productions Jack Blue Productions Entertainment One |
Distribuzione | Warner Bros. Entertainment Italia |
Cast | Viola Davis Thuso Mbedu Lashana Lynch Sheila Atim Hero Fiennes Tiffin John Boyega Adrienne Warren Angélique Kidjo |
Il voto di Nerdface:
3.5 out of 5.0 stars
«Devi uccidere le tue lacrime»
In sala dal 1° Dicembre 2022, The woman king ha colpito pubblico e critica già dalle prime immagini proposte nei teaser, mostrando subito la sua lettura inedita di un capitolo di storia tristemente noto. Siamo nel XIX in Africa, nei territori del Regno di Dahomey, dove si trova l’odierno Benin. Lo schiavismo europeo e americano è ormai norma nell’economia africana e non è raro trovare tribù che collaborano e si arricchiscono grazie alla tratta.
Le guerriere Agojie
Tuttavia, alcune eroine di questo regno dell’Africa Occidentale, le temibili guerriere Agojie, si oppongono a questa pratica crudele combattendo per il loro Re e la libertà del loro popolo. The woman king racconta la schiavitù, ma anche il ruolo di alcune donne nell’Africa dei secoli scorsi e il valore femminile; lo fa con un respiro epico, un buon occhio per l’azione e un perdonabile indugiare in scelte sentimentali.
Il senso di un cinema al femminile
Forse una delle critiche che il grande pubblico (e buona parte di critica) potrà riservare al film di Gina Prince-Bythewood è di studiare a tavolino una serie di ammiccamenti per il tanto temuto politicamente corretto. Tuttavia, basta scrollarsi di dosso i propri pregiudizi per apprezzare il valore di The woman king. Innanzitutto la regia ha buona esperienza sia nel cinema d’azione (è di Prince Bythewood il discreto The old guard, su Netflix), sia in quello più riflessivo. Inoltre, la scrittura di Dana Stevens (co-autrice insieme alla regista), per quanto non brilli particolarmente d’originalità, conduce con dignità un’operazione molto frequente a Hollywood.
Le sceneggiatrici, infatti, contestualizzano in fatti realmente accaduti un’epopea privata, epica e di grande ispirazione, che vede la generale Nanisca al centro della storia. Infine, il cast. Come quasi mai è accaduto nella storia del cinema, il cast è composto quasi interamente da donne nere, con ruoli sicuramente non stereotipati. Guidate dalla magistrale Viola Davis, Lashana Lynch, Sheila Atim, Thuso Mbedu ricoprono gli altri ruoli principali. Tutte insieme costituiscono un gruppo eterogeneo, affiatato e credibile, pur nei loro personaggi fuori dall’ordinario.
I ruoli di genere in The woman king
Due ore e un quarto sono una durata cui il cinema epico ed eroico (che sia super o meno) ci sta abituando, tuttavia The woman king non è esattamente scorrevole in tutte le sue parti. Nel complesso, però, si tratta di una pellicola molto interessante, specialmente per la stratificazione dei rapporti di genere che riesce a rendere sulla scena. I personaggi maschili sono pochi, ma decisivi. Su tutti, tre: il re Ghezo (John Boyega), il capotribù rivale Oba (Jimmy Odukoya) e il mercante di schiavi brasiliano Malik (Jordan Bolger).
Donne in una guerra di uomini
Sicuramente le Agojie si muovono in un mondo in cui le donne non vivono nella più assoluta libertà, dovendo comunque sottostare alle regole maschili. Inoltre, da guerriere la loro sconfitta è doppiamente umiliante: non solo private della libertà, ma anche del controllo del proprio corpo e della propria sessualità. Nanisca e le sue compagne d’armi di fatto combattono la guerra degli uomini, tra chi si vuole arricchire del commercio di esseri umani e chi vuole espandere il proprio dominio.
La vera svolta del film avverrà, infatti, quando le donne inizieranno a combattere la guerra delle donne, una lotta per la liberazione e la dignità del loro popolo. Tuttavia non tutti gli uomini di The woman king sono negativi o violenti, anzi. Nelle figure di Malik e anche del Re si denota l’importanza degli alleati, non centrali nel processo di liberazione, ma figure rilevanti nel supporto e nella facilitazione del progresso femminile.
Date un premio a Viola Davis!
Probabilmente l’elemento più strabiliante dell’intero film è proprio la sua protagonista. Aveva già dato, in praticamente tutte le sue performance, la prova di essere una delle più straordinarie interpreti attualmente presenti a Hollywood, ma qui riesce a dare vita a un’eroina d’azione anticonvenzionale e a tutto tondo. Nonostante, se vogliamo seguire i canoni ormai stantii del cinema mainstream, per età e fisicità sarebbe fuori dai parametri del personaggio, Viola Davis sbaraglia ogni preconcetto e incarna una condottiera terribile, spaventosa, che non teme confronti con nessuno e nessuna.
La sua espressività e la sua presenza fisica convincono al cento per cento e amplificano quelle dei personaggi secondari. Persino la giovanissima Nawi riesce così a sobbarcarsi sulle spalle un ruolo che rivitalizza lo stereotipo della principessa guerriera, tante volte visto nelle narrazioni di fantasia, dalla giovane Wonder Woman a diverse protagoniste Disney.
Un’estetica da riscoprire
Troppo a lungo siamo stati abituati a vedere al cinema una cultura africana banalizzata e maltrattata, resa a poco più di una macchietta. Per quanto sia vero che la sensibilità contemporanea stia facendo bei passi in avanti nella rappresentazione, è ancora raro veder raccontata la schiavitù se non dal punto di vista del bianco di buon cuore, che desidera un cambiamento.
La fine di alcuni stereotipi
In The woman king, invece, l’autodeterminazione non è solo femminile, ma di tutta la nazione. Nelle parole d’orgoglio e rivalsa del Re rivolte agli schiavisti, arrivati per l’ennesima compravendita, si percepisce una manovra politica e narrativa importante.
Basta rappresentare gli africani come schiavi per natura, che attendono d’essere salvati o redenti; basta invocare il rispetto e la protezione dei bianchi. Anche attraverso una società paritaria e per questo altamente evoluta, la popolazione potrà salvaguardarsi da sola, attingendo alle immense risorse del territorio. Un film, The woman king, che ha il sapore di manifesto programmatico e che, speriamo, porti a versioni sempre nuove e non eurocentriche della storia.
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Titolo originale | The woman king |
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Lingua originale | inglese |
Paese | USA |
Anno | 2022 |
Durata | 135 minuti |
Uscita | 1° Dicembre 2022 |
Genere | Drammatico Storico |
Regia | Gina Prince-Bythewood |
Sceneggiatura | Gina Prince-Bythewood Dana Stevens |
Fotografia | – |
Musiche | Terence Blanchard |
Produzione | Sony Pictures TriStar Pictures Welle Entertainment JuVee Productions Jack Blue Productions Entertainment One |
Distribuzione | Warner Bros. Entertainment Italia |
Cast | Viola Davis Thuso Mbedu Lashana Lynch Sheila Atim Hero Fiennes Tiffin John Boyega Adrienne Warren Angélique Kidjo |