Tim Robbins: il talento a tutto tondo di un artista
Tim Robbins
«American people are not evil: given information, they will do the right thing. But they’re not given the information».
Il talento di Mr. Robbins
Vi ricordate la scena post credit di Guardiani della Galassia? Mostrava il Collezionista tra quanto restava del suo museo devastato, mentre si leccava le ferite. Se non la ricordate, andate pure a cercarla su YouTube, perché oggi iniziamo dal protagonista di quella scena, che non è il personaggio interpretato da Benicio Del Toro, ma un certo papero che, nel 1986, salvò il mondo dall’invasione degli Occulti Super Sovrani. Il punto è che non lo fece da solo. Ad aiutarlo, infatti, c’era lo scienziato Phil Blumburtt, interpretato da Tim Robbins.
… e sono subito cult
Il film è Howard e il destino del mondo, datato 1986, sicuramente il primo film dell’attore meritevole di menzione sebbene, nello stesso anno, Tim Robbins faccia parte di un’altra pellicola destinata a diventare un cult generazionale, Top Gun.
Come vedete, in pochissime righe ho già infilato due titoloni e, per quanto non vada pazzo per le evoluzioni di Iceman e Maverick, devo ammettere che sono un ottimo biglietto da visita.
Tim Robbins, d’altra parte, non arriva per caso sul set e, anzi, fin da giovanissimo mostrò una certa passione per la recitazione, perseverando praticamente per tutta la vita e inseguendo il suo sogno, anche prima di diplomarsi ed entrare nel mondo degli adulti.
Il successo
Dotato di un viso dai lineamenti delicati, è impossibile non pensare a lui quando si cerca di dare a un film una certa sfumatura leggera. Infatti il successo vero arriva con la commedia Bull Dhuram: un gioco a tre mani, comunque sempre nel 1986. Ambientata nel mondo del baseball, la pellicola vede tra i protagonisti anche Kevin Costner e Susan Sarandon. Quest’ultima, che interpretava la compagna proprio del personaggio interpretato da Tim Robbins, diventerà poi la sua metà nella vita per i successivi ventitré anni.
L’Oscar con Dead man walking
Il connubio tra Tim Robbins e Susan Sarandon sarà anche artistico e darà anche vita a Dead man walking, nel 1995, film che varrà all’attore una nomination alla Miglior Regia e all’attrice la vittoria della statuetta dorata come Migliore Attrice Non Protagonista. Pellicola indimenticabile, vede nel cast anche Sean Penn, formidabile interprete di un dramma capace di reggere ancora bene il confronto con titoli più recenti basati sulle stesse tematiche.
A metà tra dramma e thriller, Dead man walking tratta il tema della pena di morte, seguendo la vicenda di un detenuto e della sua battaglia legale per ottenere la grazia.
Contro la pena di morte
L’obiettivo dichiarato di Tim Robbins e dello stesso cast non era tanto avvincere lo spettatore col dubbio sulla colpevolezza o meno dell’«uomo morto che cammina», espressione usata per indicare i condannati a morte condotti verso la loro esecuzione, quanto denunciare una pratica da loro fortemente osteggiata e considerata alla stregua della barbarie, a prescindere.
I tanti talenti
Dead man walking diede modo d’apprezzare il talento di Tim Robbins, autore di una regia attenta al mood generale e di una sceneggiatura precisa, seppur adattata dal romanzo autobiografico. Non cade nel tranello di snaturare l’opera originale e, anzi, riesce a coglierne l’essenza, al punto tale che, pur esistendo tra libro e film differenze enormi, entrambi restituiscono un messaggio di fondo universale.
Prima di Dead man walking, ovviamente, diversi film meritano d’essere ricordati: Erik il vichingo (1989), precursore di mode recenti; Allucinazione perversa (1990); Jungle fever (1991), di Spike Lee; il vincitore del Leone d’Oro America oggi (1993), di Robert Altman; Le ali della libertà (1994), tratto dal racconto di Stephen King e condiviso con Morgan Freeman; Mister hula hoop (1994), dei fratelli Cohen.
Sono tanti, però, i film da menzionare ancora. Innanzitutto, Tim Robbins diventa un hippie rivale in amore in Alta fedeltà (2000), tratto dal libro di Nick Hornby, commedia praticamente perfetta con John Cusack e Jack Black.
L’Oscar da attore
Ma è Mystic river (2003), tra i più significativi e amari lavori di Clint Eastwood, a segnare in positivo, ancora di più, la carriera di Tim Robbins. Il film gli varrà infatti il premio Oscar come Miglior Attore Non Protagonista, mentre quello come Miglior Attore Protagonista andrà a Sean Penn. Mystic river è giustamente considerato ancora oggi uno dei capolavori del cinema americano, se non mondiale.
Di ben altra caratura sono le altre pellicole di Tim Robbins da citare, come Mission to Mars (2000), il punto più basso nella carriera di Brian De Palma; La guerra dei mondi (2005), di Steven Spielberg; Zathura: un’avventura spaziale (2005), una specie di Jumanji in salsa spaziale; l’indimenticabile Tenacious D e il destino del Rock (2006); Lanterna Verde (2011), che considero comunque un film gradevole.
L’impegno politico
Negli ultimi anni Tim Robbins ha ridotto notevolmente le sue apparizioni cinematografiche e televisive, ma non il suo impegno politico e sociale, facendo sentire fortemente la sue voce contro la Presidenza Bush Jr., anche attraverso il film Embedded (2005). Recentemente è però tornato alle luci della ribalta con la serie Silo (2023), disponibile su Apple TV+.