Tom Berenger: a Hollywood c’è una mente raffinata
Tom Berenger
«I don’t care about being a star, I can do a supporting role, I don’t have to be a lead».
Il cattivo sergente
Tom Berenger è forse uno dei nomi meno conosciuti, sebbene il suo lavoro sia stato di grande importanza. Nato Thomas Michael Moore, dovette cambiare nome proprio in occasione del suo ingresso nel mondo dello spettacolo, per non creare omonimia con un altro Tom Moore. Gli inizi della sua carriera sono sul piccolo schermo dove recita, agli inizi degli anni ’70, nella soap opera Una vita da vivere, un piccolo ruolo che è solo l’inizio. Infatti, già qualche anno dopo Tom Berenger può segnare il suo debutto nel film indipendente Rush it e, nel 1977, arriva la parte che lo fa conoscere al grande pubblico.
Il primo successo
Il film è In cerca di Mr. Goodbar, liberamente tratto dal libro omonimo e ispirato a fatti realmente accaduti. La pellicola piace a tutti, conquistando pubblico e critica in egual misura. Merito del successo è anche la splendida interpretazione di Diane Keaton. Il ruolo di Tom Berenger è quello dell’antagonista e lo ricopre alla perfezione. Infine, dobbiamo segnalare che In cerca di Mr. Goodbar segna anche il trampolino di lancio per un altro attore che avrà ben maggiore fortuna: Richard Gere.
Il cult generazionale
Non che la carriera di Tom Berenger sarà parca di successi, però. Difatti l’attore lavora senza sosta e nel 1983 partecipa a un altro cult, interpretando Sam Weber ne Il grande freddo. Al suo fianco molti volti che vi suoneranno familiari, come Glenn Close o William Hurt o Kevin Kline, oltre ovviamente ai polsi di Kevin Costner, ma questa è un’altra storia. Il film culto c’è, la carriera è ben avviata e in crescendo: manca solo l’interpretazione della vita. E non tarda ad arrivare.
Nel 1986 Oliver Stone spiazza il mondo del cinema con Platoon, anch’esso un cult che sbanca i botteghini e fa razzie agli Oscar. Una nomination, purtroppo non trasformata in statuetta dorata è proprio per Tom Berenger, che interpreta il Sergente Barnes, uno dei personaggi più rappresentativi del grande schermo. Per uno scherzo del destino di quelli piuttosto frequenti, l’attore non era la prima scelta per il ruolo e gli fu preferito Kevin Costner (quei polsi dovevano essere piaciuti parecchio), che però dovette rifiutare perché occupato dalla post produzione de Gli intoccabili.
L’ingresso in Scientology
Forse per causa di questo grande successo, l’anno successivo all’uscita di Platoon, Berenger viene avvicinato dai loschi figuri della chiesa di Scientology ed entra a farne parte: «il secondo Tom più famoso di Scientology», lo definiranno, mettendolo a paragone con Tom Cruise. In Scientology, però, Tom Berenger rimane solo un paio di anni e, quando ne esce, si porta dietro il classico stuolo di critiche, soprattutto dalla sua seconda ex moglie, che invece rimane seguace di Hubbard.
Se ci seguite da abbastanza tempo, sapete perfettamente cosa pensiamo di Scientology. L’affiliazione di un personaggio come Tom Berenger la spieghiamo in un solo modo.
Una mente curiosa
Ton Berenger, infatti, non è una mente pigra. Appassionato di storia, l’attore parla correntemente tre lingue, una delle quali è l’italiano; molto conosciuta è la sua passione per la lettura e la cultura. Non a caso, l’Università del Missouri riceve da lui ogni anno, da circa vent’anni, un milioncino di dollari in donazioni. Questa sua vivacità intellettiva, poi, è possibile riscontrarla anche nel suo lavoro.
Se sul grande schermo come attore non ha praticamente mai smesso di recitare, finendo anche in pellicole conosciutissime come Inception, Tom Berenger ha unito una carriera parallela sul piccolo schermo, sia come attore e maggiormente come produttore, con alcune serie non molto conosciute ma decisamente ben fatte.
Il piccolo schermo
È il caso di Peacemakers: un detective nel West o di Rough riders, miniserie di stampo storico abbastanza accurata nella rappresentazione della guerra ispano-americana a Cuba. Anche come produttore di pellicole sul grande schermo Tom Berenger ha portato a casa qualche bel risultato, come Affari di famiglia, con Willem Dafoe, o Un uomo un eroe, premiato con una nomination al Sundance Festival nel 1999. Anche se non sempre alla luce dei riflettori più potenti, Tom Berenger è di fatto tra le figure più importanti del patinato mondo di Hollywood e, senza esporsi, troppo è comunque riuscito a ritagliarsi il suo posto, forse nell’ombra, forse solo nel tranquillo raccoglimento che è proprio delle menti molto attive e attente.