Tutti contro Daeny: perché la Regina dei Draghi è così odiata?
Game of Thrones
«They can live in my new world, or they can die in their old one».
Tutti contro Daeny
Pazza, capricciosa, lagnosa, despota, sanguinaria, persino puttana: Daenerys nell’ultima stagione è diventata il bersaglio preferito di gran parte dei fan di Game of Thrones. Eppure, dal principio, s’era distinta fra le figure (e si contano sulle dita) più oneste e leali della serie.
Un reame libero
Mentre nei Sette Regni si mozzavano teste per futili capricci e giochi di potere, erano commessi incesti, tramati matrimoni d’interesse e atroci vendette; mentre fanciulle non ancora adolescenti compiacevano coi propri servigi nobili signori, la piccola Daenerys Targaryen sembrava l’unica spinta da ideali nobili, nel desiderare di un Reame libero da schiavitù e ingiustizie.
Spoiler alert!
Ma cominciamo dall’inizio, perché un breve ripasso è opportuno soprattutto per chi, perso negli intrighi della trama, sembra aver dimenticato la storia. Con un’avvertenza: andando avanti nella lettura, ci sono diversi spoiler!
Figlia di Aerys II Targaryen, il Re Folle (sciagura non da poco, ce la fa piacere subito!) e sorella dei principi Rhaegar e Viserys, Daenerys nasce a Roccia del Drago durante una violenta tempesta: sarà un caso, o il suo destino è già segnato?. Da qui il soprannome Stormborn, Nata dalla Tempesta. La madre, Rhaella, muore di parto e la piccola è costretta all’esilio ancora in fasce, insieme al viscido fratello Viserys. Trascorre l’infanzia oltre il Mare Stretto e, appena ragazza, Viserys la vende, dandola in sposa al troglodita gigante e capo Dothraki, Khal Drogo, con brame di rivalsa e allo scopo d’ottenere un esercito per riprendersi il Trono.
Un destino accettato con coraggio
È quindi stuprata, ma decide d’accettare il suo destino con coraggio e determinazione. Continuamente umiliata e sottostimata dal fratello, persevera nell’amarlo e cerca fino alla fine di proteggerlo, mettendolo in guardia più volte finché, all’ennesima bassezza di lui, riesce a liberarsi dal suo controllo: chi non ha provato almeno un po’ di piacere vedendolo incoronare con la colata d’oro bollente, mente a se stesso. Dimostra lealtà per il suo nuovo popolo e i sudditi cominciano a stimarla, diventando così la loro Khaleesi.
Nozze di fuoco
Inaspettatamente s’innamora di suo marito Drogo, ma anche stavolta le cose vanno male e, a causa della maledizione della strega Mirri Maz Duur, perde prima il figlio e poi l’amato coniuge. È proprio durante il loro funerale che accade qualcosa di straordinario e provvidenziale, che convince lei, il suo popolo e tutti noi che una forza misteriosa la vuole e la sta chiamando a riprendersi il suo legittimo Trono: le tre uova di drago pietrificate ricevute in regalo il giorno delle nozze si schiudono tra le fiamme del fuoco, tra le quali lei stessa si getta, uscendone illesa.
Siamo tutti con lei (negatelo!) quando diventa la Non Bruciata e, al contempo, la Madre dei Draghi. Insieme a Drogon, Rhaegal e Viserion la accompagniamo nel lungo viaggio per la conquista del Trono di Spade. Ne siamo certi, adesso: le appartiene di diritto. Diventa adulta durante questo lungo cammino, è ora una donna e una leader.
La Baia degli Schiavisti
Conquista la fiducia di un esercito di Immacolati e libera tutti gli schiavi della Baia degli Schiavisti; segue alla volta di Yunkai, Astapor e Meereen; riunisce sotto il suo comando l’intero popolo Dothraki. Contestualmente, diventa Madre e Distruttrice di Catene. Da ragazzina accondiscendente e amorevole, si trasforma in vera regina guerriera, risoluta e spietata, una leader autorevole e autoritaria, a seconda delle situazioni; una donna compassionevole, giudiziosa e leale (non dimentichiamo neanche come nasce e matura l’amicizia con Missandei, con Verme Grigio e con Ser Jorah Mormont, perché la amino e le siano fedeli tutti, a pensarci, non a caso, i più puri e onesti fra i personaggi).
Una ragione morale superiore
Ogni sentenza che emette, a differenza di qualsiasi altro reggente o signore, infatti, è per uno scopo funzionale all’obiettivo e giustificato da una ragione morale superiore. Come quando trasforma in torcia umana il Signore degli Schiavisti, un misogino che la insultava e la derideva, beffandosi di lei. E ricordiamolo: la sua umanità, mista alla determinazione e agli alti ideali di un governo migliore, senza despoti e ingiustizie, conquista anche il buon Tyrion Lannister, puttaniere e ubriacone, che le chiede asilo e che lei decide di nominare suo Primo Cavaliere.
È tutto giusto, tutto ha un senso, siamo tutti con lei. Finché Melisandre non la convince a incontrare Jon Snow. S’innamora, lo appoggia nel combattere gli Estranei, perde un amato drago per sostenere la causa di lui e salvarlo. E, poco prima della vittoria, poco prima che tutto sia finito, poco prima che il suo destino si compia, eccoci già tutti divisi. Veniamo quasi felicemente a sapere che è Jon, non lei, l’erede legittimo al Trono di Spade: ma perché la cosa ci dà tanto piacere?..
Una storia di perdite
Insieme perdono consensi: qualcuno li vuole sul trono (pochi), altri ritengono banale questo finale (tanti), altri ancora le preferirebbero la malvagia megera incestuosa Cersei (qualcuno) e c’è chi sul Trono ci vedrebbe bene il di lei fratello (quello alto e bello), che sembra essersi redento, ma già sappiamo tutti come va a finire… Molti auspicano il saggio Tyrion, qualcuno si schiera con Sansa, un cospicuo fan club vuole la combattiva guerriera Arya, anche contro la sua stessa volontà.
Daenerys, intanto, insieme ai consensi del pubblico, perde prima l’amico Jorah, poi è tradita dallo stesso Jon, che la ama (certo!) e non vuole il Trono (davvero!): lo deve proprio dire a tutti che lui è Aegon Targaryen!.. Il web si scatena: arrivista, esaltata, capricciosa e puttana. È sempre più sola. Successivamente, le decapitano l’amica e vediamo il suo bel viso deformarsi dalla rabbia (finalmente…) ed è dalle labbra di Missandei che riceve il disperato grido: Dracarys! Tutto è finto, il sogno di una regno migliore è morto. Lo sa Varys. Lo sa Jon, che non fa nulla, neanche ci prova, neanche l’abbraccia, ma la ama non vuole il Trono (no no!).
L’abbandono e la rabbia
Lo sa Verme Grigio, lo sappiamo tutti noi che l’abbiamo abbandonata e sappiamo che cosa farà adesso la despota, la capricciosa, la folle figlia di suo padre. E certo che la colpa sarà tutta sua! Non di Cersei, non di Jon o di Tyrion, non di quelle genti superficiali e corrotte pronte a servire chi più li compiaccia. Che non le sente le campane? Tutte quelle povere innocenti vittime! Lo sa anche Arya cosa si deve fare ora…
La condanna è emessa: addio, Daeny. La giustizia non appartiene a questo mondo, né al tuo, né al mio. Poi siamo donne: sai quanto agli uomini spaventi quando abbiamo il ciclo, che poi prendiamo e, senza ragione, bruciamo tutti. Senza ragione, sì, perché siamo matte. Un uomo non farebbe così.. Jon non lo farebbe. Ma una cosa te la voglio dire: al suono delle campane, a cavalcare quel drago, con te c’ero pure io!